“Abitare il Salento nel tempo significa abitare la pietra”. Parola dell’archeologa Annalucia Tempesta che, per le Giornate europee del patrimonio presenta, sabato 26 e domenica 27 settembre, al Museo Castromediano, l’incontro “Paesaggi di pietra. Spazi per i vivi, architetture per i morti”. Insieme agli altri archeologi, studiosi ed esperti che compongono lo staff del Museo Castromediano, punta di diamante del Polo biblio-museale di Lecce diretto da Luigi De Luca, l’archeologa illustrerà la storia della celebre pietra leccese dalle diverse tipologie, che ha caratterizzato il paesaggio salentino fin dalla Preistoria, determinandone, nel corso dei millenni, le modalità dell’abitare, sia per le comunità dei vivi che per il regno dei defunti. In particolare, l’archeologa preistorica Giorgia Aprile illustrerà il periodo che intercorre tra la Preistoria ed il tardo Neolitico, mentre l’archeologa classica Annalucia Tempesta spiegherà la storia degli spazi abitativi e funerari dell’Età Classica. Dopo l’analisi di alcuni reperti archeologici legati alla pietra, che rimandano alla storia delle Veneri di Parabita, o del frammento della colonnina di Patù, o a quella di alcune epigrafi funerarie, l’incontro si concluderà con il focus sul recente intervento di ricerca, restauro e valorizzazione delle Porte dipinte dell’Ipogeo ellenistico di Rudiae, scoperto nel 1959.
Annalucia Tempesta, come mai avete scelto la tematica dell’abitare e della pietra del Salento per le GEP 2025?
“In realtà non scegliamo noi il tema, che cambia ogni anno, lo fa il Ministero. Per l’edizione 2025 delle GEP la tematica proposta è stata quella dell’architettura, una disciplina che contribuisce a definire l’identità del nostro territorio. E questa scelta ha coinciso con una delle attività fondamentali svolte quest’anno dal Museo Castromediano: l’intervento di ricerca, restauro e valorizzazione delle porte dipinte dell’ipogeo, ribattezzato, appunto, l’ipogeo delle porte dipinte di Rudiae. Parlare solo di restauro, a questo proposito, è riduttivo perché abbiamo svolto un grande lavoro di ricerca documentale (e non) negli archivi, nei depositi, nei laboratori di restauro, per recuperare tutta la documentazione legata al rinvenimento, dunque anche allo scavo archeologico dell’ipogeo e alla ricostruzione della storia delle porte dal ’59 in poi. Si tratta comunque di un lavoro corale: è il lavoro di tutto il team di professionisti del Museo. Ecco perché a mio avviso non si può parlare di un semplice restauro”.
Che funzione avevano queste porte?
Le due porte, formate da quattro ante, costituivano la chiusura di due camere sepolcrali dell’ipogeo di Rudiae, una tomba di famiglia. C’è anche il nome della famiglia sullo stipite, scolpito in alto. La tomba è nel parco archeologico di Rudiae e si può tranquillamente vedere. Per il nuovo allestimento, ripensato completamente nel 2019, abbiamo fortemente voluto che le porte riacquistassero il loro valore simbolico di apertura verso il mondo ultraterreno, di passaggio obbligato tra il paesaggio dei vivi e quello dei morti.
E la pietra del Salento?
“Riteniamo che la pietra del Salento costituisca una componente identitaria di questo territorio, alla quale tutti noi dobbiamo qualcosa. Non solo la civiltà messapica, ma i diversi gruppi umani delle tappe storiche, come il Neolitico, e anche quelle successive. Senza la pietra del Salento, o meglio, senza le pietre del Salento, non ci sarebbe stato neanche un Barocco. La pietra è la nostra storia: senza la pietra non saremmo noi. Ci sono tante varietà di pietra leccese, e il nostro intento è proprio quello di restituire loro valore. Ogni tipologia di pietra serviva a qualcosa e la conoscenza dei i saperi legati alla pietra, da parte degli scalpellini, era davvero elevata e raffinata. Sapevano perfettamente con quale tipo di pietra realizzare un determinato oggetto artigianale. Per questo le mura messapiche presentano un particolare taglio della pietra, mentre le porte dipinte un altro. E’ incredibile anche la cura e la maestria impiegate, ancora oggi, nella scelta della chiave di volta di un soffitto a stella. Sono know out che vorremmo non si perdessero e in questo rispondiamo al nostro imperativo: l’antico è contemporaneo. Per questo continuiamo a conservare, conoscere e ricercare il passato, ravvivando, attraverso la conoscenza, il presente e anche il futuro”.
Orari degli incontri: 17- 18.30. Prenotazione obbligatoria: tel. 0832.373572 o mail: museocastromediano.lecce@regione.puglia.it
Cecilia Pavone





