LOBODILATTICE

Liliana Santandrea. Dimensione verticale. Dipinti e incisioni

Inaugura

Sabato, 27 Maggio, 2023 - 17:00

Presso

Galleria Arianna Sartori
Via Cappello 17, Mantova

A cura di

Arianna Sartori

Partecipa

Liliana Santandrea

Fino a

Giovedì, 15 Giugno, 2023 - 19:30

Liliana Santandrea. Dimensione verticale. Dipinti e incisioni

Comunicato

La Galleria Arianna Sartori di Mantova (via Cappello, 17) presenta la personale dell’artista Liliana Santandrea intitolata “Dimensione Verticale”.
La mostra sarà inaugurata Sabato 27 maggio alle ore 17 alla presenza dell’Artista, saranno esposti dipinti e incisioni e resterà aperta al pubblico fino al 15 giugno 2023.
Per informazioni: tel. 0376.324260 - info@ariannasartori.eu

“Da un’orizzontalità che piega il pensiero ai ritmi del tempo e della storia scaturisce il prestigio di un momento in cui lo spirito si eleva alla verticalità dell’ascesa intellettiva. “Dimensione verticale”, titolo accordato al più recente corpus di opere di Liliana Santandrea, immette nel nucleo pittorico di dipinti che evolvono, con sublime maestria tecnica e compositiva, dalla fisicità magmatica della terra agli insondabili orizzonti cosmici. Il pensiero astratto dell’elevazione interiore si concretizza nell’anima di una materia intensamente cromatica, densa e duttile, capace di addurre, nel vibrare percettivo di figurazione e astrazione, il suggerimento di un faro-torre o di strati litici che, sulla linea liminare dell’orizzonte, abdicano ad arcane profondità atmosferiche.
Quando la verticalità è vigorosamente risolta nel bianco e nel nero, essa può essere dichiarata nell’oggettività di un’imponente ciminiera-altoforno, con passaggi che dal crogiuolo del fuoco endogeno attraversano la fascia della combustione e corrosione per giungere alla struttura morfologica di ondulate ipotesi paesaggistiche. Il processo alchemico si conchiude e si schiude nell’incendio interiore di un divenire ciclico di vita-morte-rinascita che è costante palingenesi di energia cosmica. La pittura di Liliana Santandrea che, nonostante la sottesa matrice espressionista, unita a echi munchiani, non ammette confronti o assonanze, induce un’identificazione in grado di sintetizzare sogno e idealità con ragione e concretezza.
Evocando l’anima della terra e del cosmo, e quindi dell’uomo, l’artista afferma, attraverso parallele emergenze di archeologia industriale, un’individualità espressiva che si avvale di un assoluto “titanismo” del pensiero creante. Le opere, che nel fluire orizzontale seguono una dinamica filmica con differenti punti d’osservazione, ascendono, invero, alla misura verticale in una risoluzione cromatica e luministica che allude a un universo in evoluzione, permeato da un costante tormento di rinascita. La verità di un mondo in continua trasformazione vale anche per l’essere umano, per la sua psiche e per il suo corpo-anfora. Liliana Santandrea indaga, infatti, sulla realtà dell’uomo e del suo mistero esistenziale mediante meditate incisioni che, con deformazioni somatiche, sollecitano il pensiero alla ricerca della dimensione metamorfica. Così, ancora una volta, il “panta rei” eracliteo emerge sulle soglie filosofiche e culturali del terzo millennio”.
Enzo Dall’Ara

“Chi vive in quel lembo di territorio ricompreso fra l’Alto Adriatico e le preziose chiese bizantine di Ravenna ha introitato da anni all’orizzonte una presenza sconvolgente, che dalle terre piane solleva verso il cielo grandi linee biconvesse, ridisegnando l’orizzonte, la luce della notte e i rapporti fra gli uomini.
Chi vive intorno a questi luoghi aveva una memoria terrigna, ma in un tempo breve è stato strappato al torpore rurale da immense fabbriche, sempre più grandi delle proprie possibilità. Dopo averle accettate, discusse e odiate, oggi le osserva e le sorvola ogni volta che cerca a occidente il mare aperto.
Chi vive in questi spazi sa che dalle grandi bocche ovali, come da narici di un cuore magmatico, escono ceneri del nostro passato, combuste da un tempo veloce, che non è più nostro e ci smarrisce.
Chi dipinge un’idea di paesaggio che incalza il nostro abitare teme che dietro a quelle forme ricurve nessuno possa più immaginare necessaria la presenza dell’uomo.
La costruzione ha divorato il costruttore e bruciando ininterrotta ha cancellato il giorno e la notte.
Chi dipinge le torri moltiplicate di quel nuovo silicio non ha più bisogno del colore. Sono già cadute la rabbia e la speranza; tutt’intorno muovono solo macchine e quantità, in uno scorrere livellato di acque e di flussi che non raggiunge più nessuno.
Chi dipinge questa città senza cittadini osserva di sicuro i suoi aliti salire lentamente verso l’alto, ma vorrebbe immaginarvi altri spazi e altre vite liberate.
Chi raccoglie questi silenzi è una donna e il suo vestito è di colore vermiglio”.
Giuseppe Masetti

Liliana Santandrea vive e lavora a Bagnacavallo dove dal 1981 al 2018 ha ricoperto il ruolo di Direttrice didattica presso la locale Scuola Comunale d’Arte “Bartolomeo Ramenghi, attualmente fa parte della Associazione Incisori ALI di Bologna, Gadarte che ha sede a Firenze e BiART a Bagnacavallo.
Nel 1972 si diploma al Liceo Artistico di Ravenna sotto la guida, tra gli altri, dei maestri Giulio Ruffini e Anselmo Bucci; nel 1976 si abilita all’insegnamento della Educazione Artistica.
Tra il 1983 e 1988, ha studiato a Urbino e a Venezia per perfezionare la tecnica incisoria, in particolare con il grande sperimentatore Riccardo Licata: sono stati anni assai significativi per l’attività di ricerca che l’artista ha svolto successivamente e che tuttora sta portando avanti. Fra le esperienze da ricordare inoltre la lunga collaborazione per l’incisione con il suo maestro Giulio Ruffini, a cui deve l’acquisizione dei valori primari e fondamentali dell’arte, quella seppur breve con Tonino Guerra dal quale ha appreso che, dietro le apparenze, si celano valori profondi, universali e poetici. Infine la collaborazione con Jürgen Czaschka l’insigne maestro del bulino e artista di grande rigore.
Il percorso artistico di Liliana Santandrea è riassumibile in diversi cicli di opere. Da Esodi del 1994, che le è valso un invito alla Biennale del Cairo, poi La Montagna e l’Uomo, Fuga dalla geografia, Habitat, Imperfect islands e Dimensione verticale. Cicli dove rimane costante la sua attenzione per il rapporto inscindibile fra natura, uomo e mondo industriale, trasformazione e condizionamenti umani.
Sue opere sono presenti in musei e collezioni private in Italia, Austria, Germania, Francia, Egitto, Kuwait, Cina, Inghilterra.

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