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IDEM Studio, AIR, Come il sole la sfera

Inaugura

Venerdì, 20 Maggio, 2022 - 18:00

Presso

Davide Paludetto Arte contemporanea
via degli Artisti, 10, 10123, Torino

A cura di

Fabio Vito Lacertosa

Partecipa

IDEM Studio

Fino a

Giovedì, 30 Giugno, 2022 - 19:00

IDEM Studio, AIR, Come il sole la sfera

Comunicato

Il 20 maggio 2022, dalle ore 18.00 in Via degli Artisti 10, Torino, presso la galleria davidepaludetto|artecontemporanea, si inaugura la mostra di IDEM Studio AIR, Come il sole la sfera, a cura di Fabio Vito Lacertosa.

Cominciamo dal principio. Quando Baragliu, Pigliapochi e Spatola fondano IDEM Studio, nel 2017, sanno benissimo di mettere in gioco tre bagagli visivi molto diversi, e che ogni idea elaborata in comune avrebbe sempre comportato un salto sostanziale, emozionante e faticoso dalla propria identità individuale. Ogni volta una nuova stagione di ricerca. E ad ogni giro, una rinascita e uno scoprirsi più lontani dalla celebrazione di qualsivoglia eroica solitudine da “corsa all’oro”. La serie di collettive “autonome” in via Lancia 4, più che una (anti) epopea dell’abbandono, più che una saga di allontanamento dalle miniere aurifere dell’Io, è forse la chiave per preservarsi dalla noia del tumulto e del saccheggio, dall’ansia di dover seguire il corso-degli-eventi, del saper essere, del saper subire e del saper sperare nelle benevolenze dei circoli che contano. Altri minerali, altri aromi, altre sorgenti erano pronte ad essere visitate. Altre solitudini e persino altre grandezze.
E così, da principio, dalle matrici visive ancora facilmente rintracciabili come episodi singoli intrecciati, alle elaborazioni direttamente pensate come fuse, le influenze reciproche hanno dato la stura ad una disgregazione segnica che oggi reca solo eco e traccia delle precedenti sedimentazioni. Più si va avanti, più i gesti pittorici sembrano entità che dialogano tra una condizione minuscola e una macroscopica. Queste attitudini si rivelano compiutamente nei due capitoli finora espressi dalla serie AIR. Una è quella di Pittura Ambiente I (Castello di Rivara Museo d'Arte Contemporanea, 2021), dove la principale espressione è stata dare forma al racconto della caduta e dell’accumulo. L’altra è quella di AIR - Come il sole la sfera che avete sotto gli occhi in questo momento (o nella recente memoria), la cui principale forma è quella della generazione dall’interno.
Un'imponente opera di ricostruzione scenica nell’area espositiva in via Artisti 10 ricrea una sorta di paesaggio au reverse, una solenne foresta di frammenti di pittura, dove spalti, quinte e palco sono sospesi e senza ruolo, in un presente continuo che non rivela alcun moto apparente, ma la stanzialità del pachiderma. Il desiderio istintivo di comprendere la sorgente da cui questo tutto pare irradiarsi pone lo spettatore di fronte al senso proprio del titolo della mostra e ad una rappresentazione dello spazio che non può essere facilmente misurata. Sfera senza inizio e senza fine, oggetto che “non può cadere”, senza capo né peso, ridefinizione acefala e polimorfa del significato di corpo celeste come motore di inferenze. “Nel moto che va dalla frammentazione al corpus si rivelano le differenze tra le superfici che chiarificano e gli accumuli che - per definizione - nascondono, coprono e generano” (Pittura Ambiente I, 2021). Nella dialettica costante tra pubblico e privato, colossale ed intimo, che attraversa tutti i lavori di Idem Studio, e in particolare quelli della serie air, AIR-Come il sole la sfera si assume il compito di parlare al singolo individuo con un linguaggio che si confronta apertamente con la dimensione del monumento e diventa oggetto politico senza desiderarlo apertamente.
Si richiede allo spettatore un’esperienza allo stesso tempo ravvicinata e lontana, singolare e strettamente personale. Un’intimità in qualche modo negata e accesa con una certa malinconica velatura dal vetro si confronta con una possente forza generatrice interna, spinge i frammenti dei suoi raggi lontano a sedimentare dune, fughe, frammenti - “coriandoli”. Come espressioni di superfici sempre differenti e visioni periferiche intricate, magnetiche e limitate alla comprensione come rumori di banda in lontananza l’opera è catalogo confidenziale di sottotesti, rinunce e variazioni sul tema. Campo aperto dove i segni ambiscono a non significare nulla, in una tensione allo scrollare-da-sè il più lontano possibile le catene analogiche, ovviamente senza successo.
"La percezione è vincolata anche dal potere risolutivo dei nostri sensi (il mondo ci apparirebbe molto diverso se il nostro sistema visivo potesse percepire direttamente i microbi). [...]
Noi percepiamo attraverso i nostri organi sensoriali, certo, ma in misura non minore attraverso i nostri concetti; in altre parole non percepiamo solo fisiologicamente ma anche intellettualmente. C'è pertanto un legame indissolubile tra percepire e concepire." (cit. 2015 Hofstadter-Sander, Superfici ed essenze, Codice Ed., Torino)
In questo caso i germogli colorati (fatti di pittura aperta e gestuale) coprono l'oggetto reale del nostro ansioso formulario visivo alla ricerca di un senso strutturale unificante. E come in un museo paleontologico, la vetrina si trasforma in teca, e la cosa si presenta. Ma l'oggetto è inclassificabile, inqualificabile, come un relitto ricoperto di scaglie sottomarine. Nave e balena spiaggiata in interni. Ogggettto multiforme e dimensionale già estinto.
Dal serpente warburghiano che distrugge la mediazione tra emittente e destinatario, alla sindone sineddoche che copre e avvolge tutto il corpo, passando per l’anfibio immaginario che si muove tra percezione e concezione.
Come accade per l’incedere lento e solenne della gondola, che si impone stupefacente alla nostra vista mentre porta a spasso sconosciuti di cui poco o nulla sapremo mai, così il pachiderma fatto di soffici scaglie è altrettanto solenne, silenzioso e ricolmo di contenuti inconoscibili che ne determinano il viaggio. E così il nostro animale promesso, come gallina preistorica, è un pachiderma che non sa di detenere nel becco un segreto. Il dinosauro nascosto ricoperto di piume è un idem di qualcosa che non conosce.

Fabio Vito Lacertosa

 

IDEM Studio è un progetto artistico di Ruggero Baragliu (Nuoro, 1987), Samuele Pigliapochi (Jesi, 1987) e Angelo Spatola (Torino, 1987). I tre artisti lavorano sulla fusione dei propri linguaggi individuali dal 2017 nel loro studio in via Lancia 4 a Torino. La mostra, curata da Fabio Vito Lacertosa, con il quale il gruppo collabora dal 2017, sarà visitabile fino al 30 giugno 2022.

La mostra sarà visitabile dal 20/05/2022 al 30/06/2022
orario: dal martedì al sabato ore 15.00 – 19.00

contatti:
info@davidepaludetto.com
www.davidepaludetto.com

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