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TRICKSTER E BUFFONE!

TRICKSTER E BUFFONE!

Non mi sono mai preso troppo sul serio come artista, ho ben presente che per essere seriamente sciamannino serve ingannare e simulare, mi visualizzo da sempre come un bricconcello, un trickster, quello che i nativi americani chiamavano heyokah.
Uno che insegna agli umani a sapere ridere di sé e delle piccole questioni umane, stimolando la meraviglia in relazione alle banalità che si dicono e fanno.
Il trickster è quello che spinge a pensare in autonomia, a non appoggiarsi su affermazioni altrui e a parlate per citazioni non metabolizzate, quando leggo un libro, me ne libero subito, non voglio citare frasi e pensieri altrui, voglio dialogare con un altro mai messo a fuoco in relazione a un pensiero che strutturo filtrando, intermediando, discutendo e criticando il pensiero dell'altro.
Pensare diverte, apre lo spazio alla risata, e la risata condivisa nata da un pensiero è sacra, mi piace pensare d'essere il buffone di corte, perché il buffone esplica quanto e come la vita vada goduta, e in questo l'artista sa offrire in offerta sé a se stesso.
Il buffone sa confrontarsi con la totalità universale, sa essere cosmico nel suo essere immanifesto quando si manifesta, il buffone non è davanti a te, è in nessun luogo, e segna una linea di separazione con il caos del quotidiano.
In fondo un artista è un buffone che porta con se segreti che non rivela a tutti, uno che sussurra verità che non si comprendo fino in fondo perché paiono dissacranti, comprenderlo necessita d'esperienza pratica che vada oltre la risata.
L'artista letto come un buffone, usa segni e gesti come vasi e contenitori-convogliatori d'energia, attua un canale che è in potenza nell'altro, questa è la sua vera natura.
La verità è che il segno di un buffone è un gesto d'amore e un dono prezioso per l’umanità.