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Il selfie che uccide il simbolo!

Il selfie che uccide il simbolo!

I simboli da sempre accompagnano la nostra storia e la nostra memoria evolutiva, intercettano la nostra diffusa natura inconscia, e per questo non sono internazionali o globali, ma universali.

Un simbolo iconico è naturalmente universale, è sempre connesso a una psicologia collettiva, la psiche è quella cosa che ci aggrega all'altro attraverso il linguaggio dell'arte come media, in fondo la nostra coscienza originaria è da sempre il frutto della percezione che ha l'altro di noi. Il linguaggio dell'arte determina archetipi che ci muovono su traiettorie e percorsi culturali comuni, portandoci oltre la nostre stessa natura.

La nostra rappresentazione sociale e culturale, dovunque avvenga è oggi più che mai una questione di forma.

Esempio: come immaginiamo la categoria dei professori?

Come una categoria omologata: quanto è rischioso che un Professore si comporti come un libro di testo?

Questo capita anche agli artisti: quanto è pericoloso per un artista divenire la sua biografia?

Nel mondo delle immagini media integrate, è grande la tentazione di volere essere come s'appare nei selfie. Pensateci, un mondo dove il simbolo si riduce al selfie di sé nell'ambito della rappresentanza politica per auto accreditarsi: sarebbe un mortificare, negare e offendere tutto il nostro universo simbolico e onirico comune,