L'esigenza del distacco, ideale e fisico, dalla realtà fenomenica e dalle sterili logiche di mercato, in contrasto con l'autenticità della creazione artistica, è alla base della fondazione di Cava #01, spazio espositivo realizzato nel 2022 a Parabita da Giovanni Lamorgese. L'artista e designer barese, attivo nel Salento anche come operatore culturale, vive e lavora nel suo "luogo d'arte", ospitando mostre d'arte contemporanea estremamente ricercate e concepite in stretta connessione con la cultura del territorio. Dopo aver dato spazio, negli ultimi anni, a diversi artisti italiani e stranieri, Lamorgese esporrà, in home-gallery, opere appartenenti alla sua produzione più recente nella mostra "Studio Visit/Ceramiche sonore". L'esposizione, a cura di Isabella Battista, inaugura il 28 novembre alle 19 e si snoda in una serie di lavori in ceramica, nello specifico in maiolica smaltata, ma anche in terraglia e terracotta, che formano una sequenza di frammenti bianchi e arcuati, simili a denti di animali primordiali, disposti in una successione visiva ritmica e armonica, campeggiano piccoli fischietti in terracotta, simbolo, nell'antichità, di buon auspicio e fertilità.
Non mancano, in queste “ceramiche sonore”, diverse crepe, fratture e imperfezioni, lasciate intatte dall’artista intenzionalmente, per evidenziare la drammaticità del gesto creativo teso a modellare e a scolpire la materia. La forma arcuata delle opere di Lamorgese esprime, dunque, il movimento di un respiro e di un suono. E’ un anelito vita, di libertà e di trasformazione, che si ribella al piattume omologante della società contemporanea. Non manca, in mostra, una piccola riproduzione del Cenacolo di Da Vinci rielaborato in chiave erotica, emblema dell’ironia dissacrante, del paradosso e della dimensione ludica che permeano l’intera poetica di Lamorgese e la sua riflessione sul tema del sacro, reso, in questo modo, meno imperscrutabile. Ecco, dunque, i santi con i nasi lunghi di Pinocchio, i colli di camicia, i falli, le sculture modulari. Tutte opere che testimoniano la profondità di una ricerca poliedrica, espressione del connubio tra statuaria antica e tradizione ceramica, in dialogo con l’eredità dell’arte concettuale. Non a caso uno dei modelli di riferimento di Lamorgese - che spazia dalla scultura alla fotografia, fino ad arrivare al design, alla scenografia e ai costumi per spettacoli di lirica o cinematografici - rimane Duchamp, oltre a Vettor Pisani e Felice Levini.
La mostra, a ingresso libero, è visitabile fino al 15 gennaio 2026. Info: tel.349.5616790; mail: info@giovannilamorgese.com
Cecilia Pavone

