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Non c'è Babilonia nel nome dell'arte visiva!

 

Non c'è Babilonia nel nome dell'arte visiva!

Chi ha la pazienza di leggere i miei scritti, dovrebbe avere chiaro che ragiono nei termini delle arti visive (o se preferite maggiori dal momento che raccontano tanti nostri mestieri biologici e paiono essere innate), d'altronde l'unica lingua che utilizzo in modalità fluida e corrente e che mi consente di comunicare con tutta la specie valicando confini identitari e linguistici di genere (con l'Italiano, il napoletano, il sardo o l'inglese la video dura).

Per questo tento di comprendere, da praticante della arti visive nel mio quotidiano, la storia del nostro linguaggio, e allora ipotizzo che in origine tutti comunicassimo con il linguaggio dell'arte, almeno fino alla comparsa della lingua scritta.

Uno storico e sacerdote Babilonese, Beroso, nel III sec.a.C. scrisse una storia del genere umano (altro che i limitanti testi di Storia dell'Arte o le riviste specializzate di mercato), affermando:

 

"Gli Dei introdussero lingue diverse tra gli uomini, che fino a quel momento avevano parlato la stessa lingua".

Anche lo storico greco Esteo, racconta che:

"Genti sfuggite al diluvio, arrivarono a Senarr, nei pressi di Babilonia, ma se ne andarono a causa delle diversità delle lingue".

Lo storico Alessandro Polistore (siamo nel primo secolo dopo Cristo), scrisse che: "originariamente tutti gli uomini parlassero la stessa lingua".

 

Adesso: quale era questa stessa lingua se non l'unica lingua che ci è dato di sapere che ancora c'accomuna biologicamente, ossia il linguaggio dell'arte?