LOBODILATTICE

L'immobile stato dell'arte Cagliaritano!

L'immobile stato dell'arte Cagliaritano!

Quando ragioniamo sui linguaggi delle arti maggiori, ragioniamo d'opinioni critiche che convergono su un focus, non c'è mai nulla di definitivo, il punto d'osservazione è mobile nello spazio e nel tempo, questione di legittima interpretazione, che non sarà mai verità assoluta o imposta (questa volgarità lasciamola agli influencer, al populismo delle condivisioni social fatto di "mi piace" e "non mi piace").
L'arte si nutre della capacità connettiva d'integrare il diverso, relazionando dialetticamente i tanti aspetti di noi sapiens, è il principale hub evolutivo della nostra specie, abita un tempo fuori dal tempo, quello che oggi definiamo arte contemporanea è punto di vista antropocentrico dell'antropocene.
Le arti maggiori ci hanno portato qui con l'effetto motorio evolutivo che li ha determinati, è il linguaggio dell'arte a farci sentire membri di una comunità evolutiva ben più grande di quella che percepiamo dietro i nostri desktop.
Il linguaggio dell'arte ci rende membri interattivi di una comunità e ci dimensiona:

un artista visivo non può non sapere che il suo linguaggio visivo è solo una sintesi individuale di una memoria connettiva nell'etere culturale di quello che determiniamo in questo pianeta con le nostre relazioni.
Le arti maggiori consentono di coltivare il silenzio, dovrebbero essere presenti nel privato come nel pubblico di ciascuno di noi, sono lo strumento che ci consente di rallentare e di coltivare virtuosamente il rallentamento.
Invece di un personal computer o uno smartphone, tutti dovrebbero avere in casa una collezione d'arte o uno stimolo artistico contemporaneo, intorno al quale innescare riflessioni, esercitandosi liberamente quotidianamente in attività di mobilità creativa neuropsichica.
Ovviamente le arti maggiori richiedono artisti maggiori, che abbiamo la capacità di non evadere (nel nome dei follower, degli hater, delle condivisioni e dei mi piace) dalla propria realtà storica, politica, sociale, economica e sanitaria, sapendo creare dentro i suoi limiti.
Arte e artisti maggiori sono sempre uno strumento terapeutico, un imprevisto contenuto informativo, uno schiaffo dato a fin di bene.
Si parla tanto di disagio in questo momento storico: pittura e scultura aiutano a prevenire attacchi d'ansia e di panico, possono recuperare soggetti depressi stimolandone la creatività.
L'arte non è mai stata questione per pochi eletti, quello è il mercato dell'arte (che gonfia i costi e depriva i contenuti), al limite l'eletto è l'artista, che non è mai proprietario di quanto determina e sintetizza, se non in forma di lavoro svolto, in quanto linguaggio l'arte necessita di traiettorie libere liberamente coltivabili.

Arrivo al microcosmo Cagliaritano, il momento storico è non florido: dispersione scolastica ed emigrazione giovanile più alta d'Europa, una comunità a dimensione anziano che rasenta l'ospizio a cielo aperto, depressione e alcolismo giovanile galoppante post lockdown e covid rigenerate dal conflitto Russia-Nato, inflazione in picchiata cosmologica, attitudine sempre crescente a servire (anche in forma turistico balneare) il privato proveniente dall'altrove per tirare a campare e chi più ne ha ne aggiunga, le sfide di questo tempo sono immense per gli artisti locali.

Cagliari a tutto ciò, aggiunge l'anomalia, d'essere l'unica città metropolitana e capoluogo di Regione in Occidente, a non avere mai avuto pubblica Alta Formazione Artistica.
Per un poco c'abbiamo ragionato, ma i tre anni di Governo Regionale Sardista d'Azione a trazione Lega e la larga maggioranza pre elettorale a sostegno di Draghi, paiono avere cestinato l'istanza.

Chi arriva a Cagliari dall'altrove, non si spiegherà mai come una città come Cagliari non abbia mai voluto conoscere le Belle Arti, e non voglia approfondire l'esperienza artistica come elemento nodale per manifestare un giudizio critico.
Il pubblico globalizzato dell'arte non è mai stato così ampio e così facilmente raggiungibile, lo storico Liceo Artistico e Musicale cittadino, il Foiso Fois, d'anno in anno esplode di richieste di studio, formazione e tensione creativo-critica verso il bello e la sua funzionalità nel nostro quotidiano, ma cosa sarà di questo capitale se non si gettano le basi dell'Alta Formazione Artistica Cagliaritana?

Sul serio c'è qualche Storico dell'Arte che possa pensare all'arte come un casuale frammento d'individualità e talento?

Quante volte è stata promessa quest'Accademia a Cagliari che nessuno pare volere sul serio?
A chi giova quest'immobilismo?

L'arte è nel contemporaneo attività creativa multidisciplinare, le Accademie sono il suo principale hub d'alfabetizzazione e diffusione comunitaria, non si può continuare a lasciare tutto questo esclusivamente agli affari o interessi privati.
L'immobilismo politico Cagliaritano, con tutti che parlano di ripartenza necessaria, riguardo l'Alta Formazione Artistica m'inquieta nell'intimo, sul tema si è restati in ritardo tutto il millennio scorso, resteremo immobili anche in questo?