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L’artista è il popolo!

L’artista è il popolo!

Il linguaggio dell'arte è fonte d'apprendimento, nulla a che vedere con la verità, soltanto ipotesi verosimile, qualcosa che potrebbe accadere, la realtà profonda che ci consente di riflettere sulla natura delle cose e su quello che potrebbe accadere.
La vita, la propria vita, la mia vita e la nostra vita, è qualcosa di limitato e recintato in relazione al confronto con l'infinitezza della conoscenza, il postulato è semplice: quello che è finito non può conoscere l'infinito.
Capite perché sostengo che bellezza e linguaggio, non sono altro che memoria circolare e lineare interconnessa?
Per questo, se penso a cosa sia (o debba essere) un artista, penso a qualcosa di simile a un sacerdote, a un'esperienza sensibile dell'umanità, a un'idea di se stessi che sa essere comune, non esiste un popolo e una comunità, che a monte non abbiano una visualizzazione epica, e chi la determina se non un artista?
Senza visualizzazione epica (e in quanto comune etica), gli individui non possono scoprirsi popolo in una comunità, è l'artista che visualizza e determina il popolo, non è proprio nel nome della ricerca individuale di un artista, che il sistema dell'arte tradotto in mercato privato si rappresenta nella sua alfabetizzazione artistica a fini di lucro, depredando la comunità?
L'artista che mette in movimento il suo linguaggio artistico (in quanto processo e non come prodotto), sa di stare compiendo un lungo viaggio, che lo porta a vedere oltre il conosciuto, sa che la lingua dell'arte gli serve per apprendere e il linguaggio dell'arte gli serve per comunicare.