LOBODILATTICE

// Focus on artist // Tra polemòs e rinascita: l’ “universo poietico” atemporale di Silvia Recchia

La fragilità esistenziale che si unisce, con prorompente delicatezza, alla solidità della forza interiore. La rinascita della psychè, il superamento dei propri limiti, la lotta, dunque il polemòs eracliteo come archè del mondo fenomenico. E’ questo l’architrave tematico che caratterizza l’ “universo poietico” di Silvia Recchia, giovane pittrice pugliese che ha riscosso notevole successo fin dal suo debutto - nel 2017, alla Galleria Scaramuzza di Lecce - con la personale “Fight”, curata da Marinilde Giannandrea. La “rivoluzione gentile” di Silvia, praticata attraverso sfumature di acrilici - adoperati come acquerelli ed in contrasto con la vivacità delle cromìe senza forma né tempo - conducono il fruitore verso un percorso di rigenerazione dello Spirito.

Lobodilattice ha intervistato, per la rubrica “Focus on artist”, l’artista pugliese per approfondirne il percorso creativo.

 

Com’ è nata, nel tuo percorso esistenziale, la scintilla creativa che ti ha portato all’espressione artistica attraverso il linguaggio pittorico?

 

Fin da bambina ho sempre avuto una particolare abilità e passione per l’espressione artistica, accompagnata da una spiccata sensibilità ed un carattere tendenzialmente introverso e riflessivo.

Tuttavia, durante il mio percorso esistenziale, ci sono stati momenti in cui ho messo, oppure ho dovuto mettere un po’ da parte questa passione. Non sono mai stata una ragazza dotata di una rilevante determinazione, anzi, spesso ho dimostrato insicurezza e fragilità lasciandomi trascinare dalla vita in esperienze che non mi appartenevano. Nonostante ciò, ho sempre sentito dentro di me il desiderio quasi impellente di esprimermi artisticamente.

E adesso sono convinta che queste esperienze  possano essere parte integrante di un percorso artistico poiché mi hanno aiutata ad avere un punto di vista più personale e consapevole di cosa sia l’arte.

Quindi è stato tutto molto naturale: la pittura è il mezzo di riflessione su me stessa, sul mio modo di sentire e pensare e spesso riflette le mie ricerche sulle tecniche ed i materiali. E’ il mezzo per la riflessione sul potere alchemico del colore e del fare artistico, sull'uomo, sul suo essere fragile, su i suoi simboli, le sue origini, sul mistero che impregna lo spazio in cui vive, sul processo creativo e di individuazione personale, sulla sessualità femminile, sull'archetipo della dea madre, o Venere. Un tema, quest'ultimo, per me molto legato anche all’essere artista, al lungo travaglio mediante il quale l’artista crea, produce, restituisce al mondo il suo personale modo di vedere.

 

Quali sono stati - se ci sono stati - nell’ambito della tua formazione, gli artisti o i maestri che hanno ispirato la tua ricerca?

 

Quando ero ancora una studentessa all'Accademia di Belle Arti ero molto affascinata dal lavoro di Anselm Kiefer, sul quale ho anche basato la mia tesi di biennio. In particolare, ciò che mi interessa del suo percorso artistico è l’interesse, oltre che per la Storia, anche per i temi fondamentali di cui si è sempre interrogata l’umanità, come le proprie origini, l’ambiguità dell’esistenza ed i miti e le leggende con i quali ha cercato di darsi delle risposte.

Per quanto riguarda il mio approccio alla pittura mi ispiro molto all’arte orientale. Poi, tra gli artisti pugliesi adoro Romano Sambati. E, infine, qualche anno fa a Berlino mi è capitato di avere la fortuna di vedere una mostra dedicata interamente alla pittura rupestre preistorica dal titolo “Kunz der Vorzeit”. Qui vi erano esposte delle fedeli riproduzioni in scala naturale di 100 tra le più importanti pitture rupestri. Ne sono rimasta abbagliata, e soprattutto mi hanno colpito la spontaneità e naturalezza che emanavano, una spontaneità che difficilmente ero riuscita a rilevare nelle mostre  contemporanee che avevo avuto modo di visitare negli stessi giorni.

 

Come nasce, in te, l’ispirazione che avvia il processo poietico?

 

In realtà è un processo che varia continuamente. A volte le migliori intuizioni nascono in me mentre lavoro, facendo tante prove. Spesso una semplice macchia di colore o un segno casuale tracciato su un foglio mi ispirano a generare nuovi lavori. Spesso mi succede di immaginare delle nuove forme da dipingere mentre leggo un libro che fa riaffiorare in me memorie perdute, immagini cariche di significati simbolici; altre volte ancora trovo ispirazione guardando le opere di altri artisti o alcune immagini di archivio.

In ogni caso, per ogni nuova serie di lavori, ho bisogno prima di un momento di raccoglimento, di isolamento dal mondo esterno per riflettere su ciò che realmente mi appartiene e restituirlo nella maniera più pura ed incontaminata.

 

Hai concluso da pochi mesi, alla Galleria Scaramuzza di Lecce, la tua prima personale, intitolata “Fight” e curata della giornalista e critica d’arte Marinilde Giannandrea. Ci puoi descrivere come hai vissuto quest’esperienza?

 

Era da anni che programmavo di fare una mia mostra. Da tempo, inoltre, Enzo Scarmuzza, che ha sempre seguito il mio lavoro, mi proponeva di realizzarla nella sua galleria. Poi, qualche anno fa ho conosciuto Marinilde: tra noi è nata stata subito una certa sintonia ed è stata proprio lei a dirmi: “se farai una mostra vorrei curartela io!”. Così abbiamo avviato un percorso insieme in cui periodicamente ci vedevamo nel mio studio. Le mostravo i miei ultimi lavori e li commentavamo insieme: spesso lei era durissima con me, e a volte, quando lei andava via, io ero quasi in lacrime. Più di una volta non mi sono fatta sentire da lei per mesi perché avevo bisogno di metabolizzare le sue critiche negative.  Spesso ho pensato che prima o poi avrebbe rinunciato a curare la mia mostra ed invece, nonostante tutto, lei è stata sempre disponibile e fiduciosa della mia riuscita e per questo le devo tantissimo.

I periodi in cui non la contattavo, in realtà, mi sono serviti per raccogliermi in me stessa ed imparare ad ascoltarmi, per capire quali fossero i linguaggi che più mi appartenevano e tirare fuori qualcosa di veramente autentico e libero. Penso che la cosa più demoralizzante per un’artista sia quella di realizzare qualcosa in cui non ci si sente rispecchiati pienamente e durante questa mostra ho scoperto con piacere che quanto più il nostro lavoro è sincero e libero tanto più l’opera arriva all’osservatore senza filtri, senza necessità di alcuna spiegazione.

 

Com’è scaturita l’idea di rappresentare artisticamente la lotta interiore? Quali processi e meccanismi esistenziali ti hanno portato alla realizzazione di “Fight”?

 

“Fight” è stata la mia prima mostra personale: ho impiegato quasi due anni per prepararla, e ci sono stati momenti in cui pensavo che non ce l’avrei mai fatta.

Per me è stata una sfida soprattutto con me stessa: da ciò deriva anche il titolo “Fight”. A volte, per realizzare qualcosa di realmente forte, è indispensabile scavare nella propria interiorità, lottare contro i propri limiti e superarli.

 

Dipingi soprattutto utilizzando l’acquerello: puoi descrivere la tecnica che utilizzi?

 

Più che acquerello, io uso degli acrilici molto diluiti: matite, carboncini e gessetti colorati. Fino a qualche anno fa lavoravo prevalentemente su carta, mentre da alcuni  anni ho iniziato a lavorare su delle tele grezze preparate da me artigianalmente con gesso, colla e malta per ottenere una superficie un po’ più rustica e porosa rispetto alle tele in commercio e molto più adatta ad una pittura giocata sulle trasparenze come la mia.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

Partire, fare un qualche esperienza all’estero o comunque fuori dalla Puglia, affrontare nuove lotte interiori e superarle.

 

A tuo avviso l’arte è rivoluzionaria?

 

Penso di si, penso che l’arte dovrebbe essere sempre finalizzata a ribaltare le mode, i preconcetti, le maschere intellettuali ed il nostro intero modo di pensare. Purtroppo non sempre è così e capita spesso che molti artisti, pur non volendolo, finiscano per rimanere ingabbiati nel sistema dell’arte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Biografia:

 

Nata a Castellana Grotte, in provincia di Bari, il 10 febbraio 1985, Silvia Recchia vive e lavora a Lecce.

Lavora essenzialmente con la pittura e si concentra su meccanismi apparentemente fragili ma che denotano tensioni e passioni sottese.

Nel 2004 ha conseguito il diploma in arte applicata Progetto Michelangelo “arte e restauro del tessuto e del ricamo” all'Istituto Statale D'Arte Luigi Russo di Monopoli.

Nel 2011 ha conseguito il diploma di laurea di I livello sezione pittura con votazione 110/110 e lode all'Accademia  di Belle Arti di Lecce. Nel 2013 ha conseguito il diploma di laurea di II livello con votazione 110/110 e lode presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.

Attualmente è iscritta ad un Master di Arti Terapie presso la Scuola Artedo di Lecce al quale le manca solo l'esame finale per terminare gli studi e frequenta il percorso formativo FIT presso l'Accademia di Belli Arti di Lecce per il conseguimento dei 24 CFU/CFA.

Dal 2015 collabora con il Centro Culturale Scaramuzza Arte Contemporanea nell'organizzazione e allestimento delle mostre, ufficio stampa, e nella progettazione grafica.

 

 

Mostre personali e collettive:

 

2017

- “Fight”, mostra personale a cura di Marinilde Giannandrea, presso il Centro Culturale Scaramuzza Arte Contemporanea, Lecce

2016

- mostra in occasione del Concorso Emilio Notte presso Ceglie Messapica

2015

- Selezionata per la mostra collettiva "Amarcord" presso il castello Carlo V di Monopoli in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Istituto Statale D'Arte Luigi Russo di Monopoli.

- Mostra collettiva "Con/Divisione" a cura di Carmelo Cipriani, presso la galleria Scaramuzza Arte Contemporanea.

2014

- Mostra collettiva “Ausmerzen - Giornata della Memoria” a cura di Rosanna Gesualdo presso Fabbrica H24 a Lecce.

- Mostra Bipersonale “Ad Astra Per Aspera” con Giancarlo Nunziato, al casello Km97, presentata da Jessica Niglio

2013

- mostra in occasione del Concorso Emilio Notte presso Ceglie Messapica

2010
-“T.R.A.M”, mostra collettiva a cura degli studenti dell’Accademia, all’Accademia di Belle Arti di Lecce

 

 

Concorsi:

 

2017

- segnalata tra gli artisti partecipanti al Premio Casciaro di Ortelle.

2016 – 2017

- selezionata per il catalogo della VI edizione del  Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.

2014 – 2015

La fragilità esistenziale che si unisce, con prorompente delicatezza, alla solidità della forza interiore. La rinascita della psychè, il superamento dei propri limiti, la lotta, dunque il polemòs eracliteo come archè del mondo fenomenico. E’ questo l’architrave tematico che caratterizza l’ “universo poietico” di Silvia Recchia, giovane pittrice pugliese che ha riscosso notevole successo fin dal suo debutto - nel 2017, alla Galleria Scaramuzza di Lecce - con la personale “Fight”, curata da Marinilde Giannandrea. La “rivoluzione gentile” di Silvia, praticata attraverso sfumature di acrilici - adoperati come acquerelli ed in contrasto con la vivacità delle cromìe senza forma né tempo - conducono il fruitore verso un percorso di rigenerazione dello Spirito.

Lobodilattice ha intervistato, per la rubrica “Focus on artist”, l’artista pugliese per approfondirne il percorso creativo.

 

Com’ è nata, nel tuo percorso esistenziale, la scintilla creativa che ti ha portato all’espressione artistica attraverso il linguaggio pittorico?

 

Fin da bambina ho sempre avuto una particolare abilità e passione per l’espressione artistica, accompagnata da una spiccata sensibilità ed un carattere tendenzialmente introverso e riflessivo.

Tuttavia, durante il mio percorso esistenziale, ci sono stati momenti in cui ho messo, oppure ho dovuto mettere un po’ da parte questa passione. Non sono mai stata una ragazza dotata di una rilevante determinazione, anzi, spesso ho dimostrato insicurezza e fragilità lasciandomi trascinare dalla vita in esperienze che non mi appartenevano. Nonostante ciò, ho sempre sentito dentro di me il desiderio quasi impellente di esprimermi artisticamente.

E adesso sono convinta che queste esperienze  possano essere parte integrante di un percorso artistico poiché mi hanno aiutata ad avere un punto di vista più personale e consapevole di cosa sia l’arte.

Quindi è stato tutto molto naturale: la pittura è il mezzo di riflessione su me stessa, sul mio modo di sentire e pensare e spesso riflette le mie ricerche sulle tecniche ed i materiali. E’ il mezzo per la riflessione sul potere alchemico del colore e del fare artistico, sull'uomo, sul suo essere fragile, su i suoi simboli, le sue origini, sul mistero che impregna lo spazio in cui vive, sul processo creativo e di individuazione personale, sulla sessualità femminile, sull'archetipo della dea madre, o Venere. Un tema, quest'ultimo, per me molto legato anche all’essere artista, al lungo travaglio mediante il quale l’artista crea, produce, restituisce al mondo il suo personale modo di vedere.

 

Quali sono stati - se ci sono stati - nell’ambito della tua formazione, gli artisti o i maestri che hanno ispirato la tua ricerca?

 

Quando ero ancora una studentessa all'Accademia di Belle Arti ero molto affascinata dal lavoro di Anselm Kiefer, sul quale ho anche basato la mia tesi di biennio. In particolare, ciò che mi interessa del suo percorso artistico è l’interesse, oltre che per la Storia, anche per i temi fondamentali di cui si è sempre interrogata l’umanità, come le proprie origini, l’ambiguità dell’esistenza ed i miti e le leggende con i quali ha cercato di darsi delle risposte.

Per quanto riguarda il mio approccio alla pittura mi ispiro molto all’arte orientale. Poi, tra gli artisti pugliesi adoro Romano Sambati. E, infine, qualche anno fa a Berlino mi è capitato di avere la fortuna di vedere una mostra dedicata interamente alla pittura rupestre preistorica dal titolo “Kunz der Vorzeit”. Qui vi erano esposte delle fedeli riproduzioni in scala naturale di 100 tra le più importanti pitture rupestri. Ne sono rimasta abbagliata, e soprattutto mi hanno colpito la spontaneità e naturalezza che emanavano, una spontaneità che difficilmente ero riuscita a rilevare nelle mostre  contemporanee che avevo avuto modo di visitare negli stessi giorni.

 

Come nasce, in te, l’ispirazione che avvia il processo poietico?

 

In realtà è un processo che varia continuamente. A volte le migliori intuizioni nascono in me mentre lavoro, facendo tante prove. Spesso una semplice macchia di colore o un segno casuale tracciato su un foglio mi ispirano a generare nuovi lavori. Spesso mi succede di immaginare delle nuove forme da dipingere mentre leggo un libro che fa riaffiorare in me memorie perdute, immagini cariche di significati simbolici; altre volte ancora trovo ispirazione guardando le opere di altri artisti o alcune immagini di archivio.

In ogni caso, per ogni nuova serie di lavori, ho bisogno prima di un momento di raccoglimento, di isolamento dal mondo esterno per riflettere su ciò che realmente mi appartiene e restituirlo nella maniera più pura ed incontaminata.

 

Hai concluso da pochi mesi, alla Galleria Scaramuzza di Lecce, la tua prima personale, intitolata “Fight” e curata della giornalista e critica d’arte Marinilde Giannandrea. Ci puoi descrivere come hai vissuto quest’esperienza?

 

Era da anni che programmavo di fare una mia mostra. Da tempo, inoltre, Enzo Scarmuzza, che ha sempre seguito il mio lavoro, mi proponeva di realizzarla nella sua galleria. Poi, qualche anno fa ho conosciuto Marinilde: tra noi è nata stata subito una certa sintonia ed è stata proprio lei a dirmi: “se farai una mostra vorrei curartela io!”. Così abbiamo avviato un percorso insieme in cui periodicamente ci vedevamo nel mio studio. Le mostravo i miei ultimi lavori e li commentavamo insieme: spesso lei era durissima con me, e a volte, quando lei andava via, io ero quasi in lacrime. Più di una volta non mi sono fatta sentire da lei per mesi perché avevo bisogno di metabolizzare le sue critiche negative.  Spesso ho pensato che prima o poi avrebbe rinunciato a curare la mia mostra ed invece, nonostante tutto, lei è stata sempre disponibile e fiduciosa della mia riuscita e per questo le devo tantissimo.

I periodi in cui non la contattavo, in realtà, mi sono serviti per raccogliermi in me stessa ed imparare ad ascoltarmi, per capire quali fossero i linguaggi che più mi appartenevano e tirare fuori qualcosa di veramente autentico e libero. Penso che la cosa più demoralizzante per un’artista sia quella di realizzare qualcosa in cui non ci si sente rispecchiati pienamente e durante questa mostra ho scoperto con piacere che quanto più il nostro lavoro è sincero e libero tanto più l’opera arriva all’osservatore senza filtri, senza necessità di alcuna spiegazione.

 

Com’è scaturita l’idea di rappresentare artisticamente la lotta interiore? Quali processi e meccanismi esistenziali ti hanno portato alla realizzazione di “Fight”?

 

“Fight” è stata la mia prima mostra personale: ho impiegato quasi due anni per prepararla, e ci sono stati momenti in cui pensavo che non ce l’avrei mai fatta.

Per me è stata una sfida soprattutto con me stessa: da ciò deriva anche il titolo “Fight”. A volte, per realizzare qualcosa di realmente forte, è indispensabile scavare nella propria interiorità, lottare contro i propri limiti e superarli.

 

Dipingi soprattutto utilizzando l’acquerello: puoi descrivere la tecnica che utilizzi?

 

Più che acquerello, io uso degli acrilici molto diluiti: matite, carboncini e gessetti colorati. Fino a qualche anno fa lavoravo prevalentemente su carta, mentre da alcuni  anni ho iniziato a lavorare su delle tele grezze preparate da me artigianalmente con gesso, colla e malta per ottenere una superficie un po’ più rustica e porosa rispetto alle tele in commercio e molto più adatta ad una pittura giocata sulle trasparenze come la mia.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

Partire, fare un qualche esperienza all’estero o comunque fuori dalla Puglia, affrontare nuove lotte interiori e superarle.

 

A tuo avviso l’arte è rivoluzionaria?

 

Penso di si, penso che l’arte dovrebbe essere sempre finalizzata a ribaltare le mode, i preconcetti, le maschere intellettuali ed il nostro intero modo di pensare. Purtroppo non sempre è così e capita spesso che molti artisti, pur non volendolo, finiscano per rimanere ingabbiati nel sistema dell’arte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Biografia:

 

Nata a Castellana Grotte, in provincia di Bari, il 10 febbraio 1985, Silvia Recchia vive e lavora a Lecce.

Lavora essenzialmente con la pittura e si concentra su meccanismi apparentemente fragili ma che denotano tensioni e passioni sottese.

Nel 2004 ha conseguito il diploma in arte applicata Progetto Michelangelo “arte e restauro del tessuto e del ricamo” all'Istituto Statale D'Arte Luigi Russo di Monopoli.

Nel 2011 ha conseguito il diploma di laurea di I livello sezione pittura con votazione 110/110 e lode all'Accademia  di Belle Arti di Lecce. Nel 2013 ha conseguito il diploma di laurea di II livello con votazione 110/110 e lode presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.

Attualmente è iscritta ad un Master di Arti Terapie presso la Scuola Artedo di Lecce al quale le manca solo l'esame finale per terminare gli studi e frequenta il percorso formativo FIT presso l'Accademia di Belli Arti di Lecce per il conseguimento dei 24 CFU/CFA.

Dal 2015 collabora con il Centro Culturale Scaramuzza Arte Contemporanea nell'organizzazione e allestimento delle mostre, ufficio stampa, e nella progettazione grafica.

 

 

Mostre personali e collettive:

 

2017

- “Fight”, mostra personale a cura di Marinilde Giannandrea, presso il Centro Culturale Scaramuzza Arte Contemporanea, Lecce

2016

- mostra in occasione del Concorso Emilio Notte presso Ceglie Messapica

2015

- Selezionata per la mostra collettiva "Amarcord" presso il castello Carlo V di Monopoli in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Istituto Statale D'Arte Luigi Russo di Monopoli.

- Mostra collettiva "Con/Divisione" a cura di Carmelo Cipriani, presso la galleria Scaramuzza Arte Contemporanea.

2014

- Mostra collettiva “Ausmerzen - Giornata della Memoria” a cura di Rosanna Gesualdo presso Fabbrica H24 a Lecce.

- Mostra Bipersonale “Ad Astra Per Aspera” con Giancarlo Nunziato, al casello Km97, presentata da Jessica Niglio

2013

- mostra in occasione del Concorso Emilio Notte presso Ceglie Messapica

2010
-“T.R.A.M”, mostra collettiva a cura degli studenti dell’Accademia, all’Accademia di Belle Arti di Lecce

 

 

Concorsi:

 

2017

- segnalata tra gli artisti partecipanti al Premio Casciaro di Ortelle.

2016 – 2017

- selezionata per il catalogo della VI edizione del  Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.

2014 – 2015

- selezionata per il catalogo della IV edizione del  Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.

2011 – 2012

- selezionata per il catalogo della I edizione del Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.

 

- selezionata per il catalogo della IV edizione del  Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.

2011 – 2012

- selezionata per il catalogo della I edizione del Concorso Emilio Notte a Ceglie Messapica.