LOBODILATTICE

Il "corpo" di Vassallo!

Nell’isola che vanta il primato Occidentale, dell’unica città metropolitana e capoluogo di Regione, priva di pubblica Alta Formazione Artistica, vive un artista che come strumento comunicativo e attivistico, utilizza la fotografia come pochi in Europa (chiaramente la sua Alta Formazione Artistica radicata ora nell’isola, non è passata per Cagliari, luogo metropolitano, dove però cresce e si sviluppa, connettendosi con l’altrove):

parlo di Gianluca Vassallo, artista che come me muove da una città metropolitana mediterranea, dove l’Alta Formazione è qualcosa che pregna ogni aspetto della quotidianità, con Gianluca ho anche in comune un’affinità elettiva con le Lucido Sottile, che come nessun altro, hanno svecchiato negli ultimi vent’anni, lo stantio panorama scenico Cagliaritano.

Gianluca che ha curato il progetto “Corpo” all’interno del Festival Cagliaritiamo, (www.cagliaritiamo.it), chiaramente chi non sa di cosa sto scrivendo, per ignoranza “taccia o se ne vada”.

Gianluca, in questo momento, sta esponendo per le strade di Cagliari, in una location pubblica e condivisa.

La sua è una Mostra, che se avesse voluto avrebbe potuto fare (visto il suo pedigree artistico), in qualsiasi Museo d’arte contemporanea su questo pianeta, ma ha deciso (con l’aiuto delle Lucido Sottile, nella scena Cagliaritana le mie esperte di riferimento) d’affiggerla negli spazi che fino al 25 Settembre ospitavano i manifesti elettorali 70/100.

COSA HA FATTO GIANLUCA VASSALLO?

Lascio che lo racconti lui (come artista è più di una spanna sopra di me):

“Rivendico l’alleanza tra corpi, lo sguardo inflitto ai gesti distratti, la vita che si fa manifesta sui muri ancora caldi d’estate, tra il profumo del sugo, quello della varichina, che minacciano gli idrocarburi.
Rivendico d’essere stato presuntuoso, con la pancia piena, la testa sazia, a dare un volto alle periferie, me lo dico da solo che non ne avevo diritto, da solo mi dico che ne avevo facoltà: perché se i sazi, i benedetti, gli intellettuali, chi stampa denaro e chi lo conserva, ha un modo per non essere carnefice è rischiare d’essere travisato, ignorato, detestato per aver cercato, nel mondo che sta fuori dal centro, un centro nuovo, da cui discutere tutto, persino l’idea d’essere sazio.
Rivendico di aver fallito, d’essere stato romantico, d’aver guardato ai quei corpi con la certezza di averne chiari i bisogni, per arrivare agli occhi dell’ultima vita raccolta, sicuro di non sapere di nessun’altra che me, di nient’altro che della mia fortuna che mi ha concesso il tempo, la presunzione di immaginare i bisogni altrui.
Rivendico, in fine, l’opera che, nella sua imperfezione, rende visibile l’alleanza dei corpi possibile, tra chi vuole smettere d’essere carnefice e chi sa da sempre che il Centro è un’invenzione del Centro.”

Non esiste un centro di un qualsiasi universo, e da qualsiasi periferia del pianeta, un corpo sa essere il centro del suo universo: this is!