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Al via a Uggiano la Chiesa in provincia di Lecce, "Itaca", la doppia personale di Lorenzo D'Alba e Cristina De Paola

E' in programma dal 14 agosto 2023 a Uggiano La Chiesa, in provincia di Lecce, "Itaca", la doppia personale di Lorenzo D'Alba e Cristina De Paola, a cura di Angelica Lucia Raho.

Comunicato stampa: 

Il Comune di Uggiano la Chiesa presenta la mostra “Itaca” degli artisti Lorenzo D’Alba e Cristina De Paola, a cura di Angelica Lucia Raho. L’inaugurazione della doppia personale è prevista per il 14 agosto dalle ore 18 a Corte Via Roma, abitazione privata e storica nel cuore del paese in provincia di Lecce. “Itaca” è un’occasione per tornare in un luogo e ripercorrere delle narrazioni lasciate sospese nel tempo, nascoste nelle idee sotterranee generate da un continuo spostamento tanto fisico quanto mentale.

Cristina De Paola introduce la mostra con il cortometraggio, in collaborazione con Giacomo Infantino, What hath God wrought?, che ragiona sul linguaggio del codice Morse in un senso magico, spirituale e religioso. La sua ricerca indaga lo stretto rapporto tra l’essere umano e la Madre Terra, rappresenta luoghi utopici generati dalla commistione di molteplici realtà naturali e paesaggistiche, partendo dal mezzo fotografico per uscire poi dagli schemi bidimensionali della stampa.

Tra le opere in mostra Lorenzo D’Alba presenta l’installazione Caùra (dal dialetto salentino: “granchio”) composta da dieci sculture ispirate al carapace della granseola, come residuo di un ricordo familiare. Le opere dell’artista portano nello spazio un frammento percettibile frutto di un racconto alimentato dalla narrativa vernacolare, che assume varie forme: dalla scultura, al disegno, alla performance.

La mostra sarà visitabile fino al 20 agosto 2023. Visite su appuntamento, infotel: 327.0896930

 

Testo Critico di Angelica Lucia Raho: 

La grotta e il carapace

Avere un legame intimo con il luogo in cui si nasce – da cui poi ci si allontana – è un privilegio, mantenere saldo il rapporto è una scelta. Ci siamo ritrovati in un nuovo luogo dove abbiamo costruito una nuova familia- rità, una nuova routine e dei riferimenti. Abbiamo scelto di non nascondere l’accento. In questi anni è rimasta perenne la tensione del viaggio, fino al crearsi di una spessa linea tracciata tra due punti sulla mappa.

Andare e tornare. Alla fine è sempre “tornare”, due di- rezioni che dopo tanto tempo perdono il vettore e l’o- rientamento. Ogni anno si rinnova ed evolve il rapporto con quegli ambienti che periodicamente ritroviamo, che hanno fatto parte della quotidianità per un lungo periodo e che cambiano leggermente ogni volta che li incontriamo di nuovo, fino a fare fatica a riconoscerli. Si è creato un “su” e “giù” che spesso si confonde.

Cristina De Paola trova una grotta nel nord d’Italia, installa una luminaria dalla forma radiale, scatta una foto e la intitola Il Mare di Enea (2021). La grotta è uno spazio magico e ancestrale, un ambiente in cui avviene una proiezione utopica e trans-geografica. La luce della luminaria abbaglia come una segnaletica che ci ingan- na: riconosciamo il simbolo e lo collochiamo geografi- camente in un luogo specifico, ma non riconosciamo la grotta in cui è situato e chi chiediamo “dove siamo?”. La caverna è un archetipo dello spazio talmente forte da rappresentare un simbolo comune a molte culture che la considerano come un ingresso agli inferi, il ven- tre della Madre Terra e come fonte del mito. Lo scrit- tore, antropologo e filosofo francese George Bataille racconta con enorme stupore la strabiliante potenza evocativa delle grotte di Lascaux in Francia, immagi- na i nostri antenati che percorrono stretti corridoi, con l’eco delle gocce umide che scendono dalle pareti e le raffigurazioni di una cosmogonia sacra all’uomo. La luce che De Paola pone nel buio della caverna è come quella del mito di Amaterasu, dea giapponese del Sole, che dopo essere stata oltraggiata dagli dei si rifugia in una grotta facendo piombare le tenebre sul mondo.

Lorenzo D’Alba ricorda di quando era bambino e suo padre con suo fratello andavano a pescare caùre (“granchi” in salentino; dal greco kάβουρας, kávouras). Le immaginava come granchi enormi, creature marine selvagge e spaventose. Quando finalmente partecipa alla spedizione familiare vede per la prima volta il pic- colo crostaceo dimenarsi tra le dita del padre. Quella sensazione costituisce le fondamenta della creazione di Caùra (2022), una serie di sculture che risentono dell’immaginazione che arricchisce il mondo reale gra- zie al racconto.

Il movimento all’indietro o di fianco dei granchi ricorda, in alcuni miti orientali, l’andamento mutevole della Luna, una regressione verso l’oscurità dell’inconscio che porta ad una rinascita psichica, manifestata anche nella carta della Luna nei Tarocchi. Allo stesso tempo il carapace è rifugio, protezione e conforto.

Le opere di De Paola e D’Alba – pur avendo avuto la stessa fonte – hanno tracciato dei sentieri alternativi sia nei mezzi scelti per la loro pratica, sia nella ricerca della soluzione dell’idea: che sia una questione antropologi- ca o il punto in cui la cultura informa ricordo.

“Andare” e “tornare” sono come il nido e il guscio di cui parla Gaston Bachelard, filosofo e poeta francese, in La poetica dello spazio (1957): il primo è una casa a cui siamo profondamente legati, la dimora perfetta che ci avvolge quando siamo nudi e indifesi; il guscio sembra essere simile al nido ma riserva la possibilità di schiu- dersi, aprirsi ed essere abbandonato da chi lo abitato. Il carapace che è stato luogo prediletto di una creatura ora è vuoto, così come la grotta non è più abitata.

 

Biografia artisti:

Lorenzo D’Alba (1998, Uggiano la Chiesa). Si laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Nel 2021 realizza la mostra personale Siamo venuti per guardare, presso Dimora Artica, Milano. Nel 2022 partecipa alle mostre collettive: Wish you were here, curata da Alberto Ceresoli, presso Casa del Commiato, Bergamo; Colostro, a cura di Giulia Mariachiara Galiano e Riccardo Vailati, presso Torre Massimiliana, Isola di Sant’Erasmo, Venezia e Petricore, curata da Giulia Mariachiara Galiano, Riccardo Vailati e Lorenzo Valota, nel Castello di Pagazzano, Bergamo. Nel 2023 vince la proposta di scultura pubblica nata dalla residenza Ville Verte, Aosta.

 

Cristina De Paola (1995, Uggiano la Chiesa). Si laurea in Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 2020 realizza la mostra personale Finis Terrae, a cura di Emma Zanella, presso il Museo MA*GA,Gallarate. Nel 2021 partecipa alla rassegna di cinema e video PROGETTO SPAZIO VOLTA OPEN CINEMA, presso Spazio Volta, Bergamo. Nel 2022 espone a ReA! Art Fair, alla Fabbrica del Vapore, Milano. Nel 2023 espone nelle mostre collettive: Combat Prize al Museo Civico Fattori di Livorno; Parla del Tuo Villaggio #3, a KORA Contemporary Arts Center, Castrignano de' Greci e ImageNation Paris / Just Women Collective, alla Galerie Joseph Le Palais, Parigi.