I vitraux Tiffany di Carlo Bensi. L'infinita tenerezza della fragilità

L’ottocentesca tecnica Tiffany rinasce con il lavoro del piacentino Carlo Bensi, artistaartigiano che riesce a risvegliare tutto il fascino di una complessa procedura artistica che da un lato guarda alla tradizione delle vetrate medioevali, ma nel contempo anticipa gli esiti Art Nouveau di inizio Novecento. Una procedura meticolosa che combina la manualità sottile con la capacità di cavare, dalla traccia della sinopia, volumi, piani prospettici, scale cromatiche, e tutto questo “manovrando”  piccoli frammenti di vetro, molati e rifiniti con amorosa precisione e saldati l’uno all’altro con un sottile filetto di rame. Nascono dei veri e propri tableaux vitrei, fragili eppure potenti, in cui Bensi non si limita  all’esito puramente decorativo, ma entra nelle insidie del paesaggio (Alba sul mare, Alba sul ponte, Neve d’autunno), costeggia la natura morta (Cronaca di un sabato sera), sfiora le tragedie del nostro tempo (Bombe nella notte): un fare di gesti lenti e delicati che riportano a un tempo remoto, di cui non possiamo non avere nostalgia.