LOBODILATTICE

Visto da qui_Donatella Spaziani-Autoscatti

Inaugura

Giovedì, 27 Ottobre, 2022 - 18:00

Presso

Galleria Umberto Di Marino
VIA ALABARDIERI , 1

Partecipa

Donatella Spaziani

Fino a

Lunedì, 28 Novembre, 2022 - 19:00

Visto da qui_Donatella Spaziani-Autoscatti

Comunicato

Visto da qui è stata una precoce occasione per riflettere sulla struttura della galleria stessa e del fare mostre, con l’obiettivo di eliminare quel surplus generato da una sempre più evidente sovrapproduzione di contenuti e riportando l’attenzione esclusivamente sulle opere. Dopo quindici episodi che hanno permesso il confronto con oltre cinquanta opere, Visto da qui ripartirà con la sua struttura poliedrica e a più livelli del progetto, cercando di indagare ancora le questioni e le problematiche sollevate, adattandosi alle nuove modalità di fruizione e condivisione della galleria. L’apertura della nuova sede, Casa Di Marino, in Via Monte di Dio 9, infatti, impone una rimodulazione e diversificazione della programmazione; ragion per cui lo spazio di Via Alabardieri riprende la via di una trasformazione già anticipata. I nuovi progetti espositivi, ospitati nella sede storica della galleria, tra cui Visto da qui, saranno, infatti, realizzati con opere e artisti che abbiano già incrociato il loro percorso con la galleria. Occasione di riscoperta, analisi, studio e ridiscussione dell’attività della galleria, attraverso la lente della contemporaneità. La prossima fase del progetto, inizia con Donatella Spaziani e il suo ciclo di opere Autoscatti presentato nel 2004 alla mostra “Forse Italia” a cura di Eva Wittocx, presso S.M.A.K., Ghent, Belgio. Le opere, realizzate agli inizi degli anni 2000, durante la permanenza in diversi luoghi chiusi, come camere d’albergo o spazi abbandonati, indagano il rapporto fra corpo e spazio, inteso nell’accezione di luogo, abitato ed abitante che diventa esso stesso personaggio e protagonista. I livelli di percezione seguono due direttive, quella concettuale e progettuale, figlia dell’osservazione del luogo, senza la diluizione del contatto con l’esterno, e quella del corpo che entra in relazione con lo spazio e con gli oggetti che lo abitano. La dimensione del corpo si lega alla casualità del movimento che avviene nel tempo dell’autoscatto, che diventa strumento conoscitivo attraverso cui l’artista percepisce lo spazio fisico del luogo chiuso, e della città, che vede solo attraverso il filtro della finestra e, quindi, della propria immaginazione. Il rapporto fra il corpo, lo spazio e il tempo in cui quest’ultimo viene abitato, diventa linguaggio e strumento narrativo. La chiusura in luoghi diversi, volontaria e ricercata, oppure obbligata e forzata, diventa protagonista dell’esplorazione formale e personale dell’Io e del rapporto con il mondo e con i luoghi. Gli ambienti e gli oggetti si piegano alle esigenze dell’artista, astraendosi dal luogo fisico e diventando così mezzo e strumento di ricerca interiore. Così come il nostro rinnovato rapporto con gli ambienti interni e domestici, e con il tempo, che in questi luoghi sembra mutare e adottare una connotazione quasi a-temporale. “Intuisco che sto cercando una forma ma mi accorgo di lavorare con il tempo”, riporta la Spaziani. Il tempo, l’altro grande protagonista della ricerca, per l’artista è diviso in 3 sezioni, il tempo del viaggio per il raggiungimento del luogo designato, il tempo della permanenza nella stanza e il tempo, ancor più limitato dell’autoscatto che dà finalmente spazio all’improvvisazione e all’istinto. Quest’ultimo tempo, di cui vediamo il risultato più tangibile, altro non è che la forza di un istante, la volontà, a volte di ribellione, a volte di stasi, che genera l’immagine risultante del processo.

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