Il tempo del silenzio vissuto
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Il tempo del silenzio vissuto
Comunicato
Massimo Bicciato - Il tempo del silenzio vissuto
a cura di Livia Ruberti
Galleria della Chiusa
via della Chiusa 3 Milano
dal 17 al 20 dicembre 2025
Opening: 17 dicembre dalle ore 16 alle 20
La ricerca fotografica di Massimo Bicciato si sviluppa intorno a una dimensione sospesa, in bilico tra silenzio e presenza, dove il paesaggio e la luce diventano strumenti di indagine sull’essenza del tempo e sul rapporto dell’uomo con il mondo. Le sue immagini non intendono descrivere, ma evocare. Ogni fotografia è una soglia tra realtà e interiorità, uno spazio in cui la luce modella le distanze e il silenzio assume un valore narrativo. La figura umana, quando compare, è una presenza discreta: un’ombra, un gesto, un passaggio che non domina la scena ma la attraversa, lasciando tracce minime e significative di esistenza. Il suo “rumore” – come lo definisce l’artista – è sotterraneo, residuo di un’esistenza che permane anche quando tutto tace.
La mostra presenta una selezione di opere realizzate prevalentemente in Africa e Medio Oriente, luoghi in cui la luce e la terra instaurano un dialogo essenziale e primordiale. Dai deserti algerini al Nilo egiziano, dai villaggi nubiani ai vicoli blu di Chefchaouen, Bicciato costruisce un racconto visivo che invita a rallentare lo sguardo e a sostare in una dimensione di tempo dilatato.
In un ritratto, una giovane sposa Rashaida mostra con fierezza i propri gioielli, esprimendo la forza che si nasconde nella fragilità del gesto. In un’altra immagine, un uomo si copre l’orecchio per sottrarsi al raglio del suo asino mentre guarda il cellulare: una scena ironica che restituisce la tensione tra tradizione e modernità.
Altrove, il ritmo si fa più contemplativo: due donne attraversano un muro assolato, una porta socchiusa lascia filtrare un fascio di luce, le ombre di due uomini si sfiorano su una parete. Sono frammenti di quotidianità che assumono un valore simbolico, raccontando la sottile relazione tra presenza, assenza e ascolto.
Il percorso si estende poi verso le isole nubiane del Nilo e i paesaggi del deserto, dove il vento trasforma la sabbia in materia viva. Le carovane di dromedari, le feluche immerse nella nebbia, il bambino che corre scalzo nella Dancalia: immagini che restituiscono la vita nella sua forma più essenziale, sospesa tra quiete e movimento.
In queste opere, il silenzio non è vuoto ma spazio di ascolto. È la condizione che permette ai luoghi di rivelarsi e alle immagini di restituire la presenza umana nella sua dimensione più autentica.
Il tempo del silenzio vissuto si configura come un percorso che attraversa paesaggi reali e interiori, e che restituisce, al di là del rumore, la traccia silenziosa dell’uomo e il ritmo profondo della terra.
La mostra è ospitata negli spazi di Galleria della Chiusa, un progetto fortemente desiderato e promosso da Marianna Manfrino, che prosegue il suo impegno nella valorizzazione delle arti visive. Lo spazio, nato con l’intento di essere un’estensione e un luogo di dialogo per le gallerie collaboratrici, si propone come punto d’incontro tra artisti, galleristi, collezionisti e appassionati. Ogni esposizione diventa così un’occasione di confronto e di scoperta, in una dimensione che unisce ricerca, relazione e apertura.
In collaborazione con La Via del Tè di Firenze, sponsor dell’evento, il pubblico potrà vivere l’esperienza della mostra in un contesto che favorisce l’ascolto e la quiete, cuore del progetto dell’artista. Durante la visita sarà possibile degustare alcune varianti di tè selezionate, per accompagnare il percorso visivo in un dialogo sensoriale tra immagine, silenzio e aroma.
Biografia
Massimo Bicciato è nato ad Asmara, in Eritrea. Ha trascorso la propria infanzia tra Paesi africani e Medio Oriente, luoghi che hanno profondamente influenzato la sua sensibilità e la sua percezione del mondo. Solo in seguito ha conosciuto l’Italia, portando con sé un bagaglio culturale fatto di luce, spazi e silenzi che ancora oggi attraversano la sua ricerca fotografica.
La fotografia di gioiello è stata la sua professione, mentre la fotografia di reportage ha rappresentato la sua autentica passione. Dal 1996 al 2006 ha collaborato con le principali testate del gruppo Vogue e ha firmato immagini di still life per Pomellato. Quando ha percepito che quel tipo di fotografia stava modificando il suo sguardo e il suo carattere, ha scelto di cambiare rotta, orientandosi verso un percorso più intimo e personale.
Oggi Bicciato fotografa custodendo i preziosi insegnamenti del professionismo, ma con la libertà di chi segue storie di vita quotidiana, con uno sguardo partecipe e poetico. Considera il viaggio come una necessità, a volte come un’ossessione felice: il desiderio costante di attraversare confini che esistono solo per convenzione. Trascorre gran parte del suo tempo viaggiando, raccontando attraverso la fotografia e la scrittura frammenti di vita e di umanità. Torna spesso negli stessi luoghi, spinto dalla sensazione che ogni incontro e ogni paesaggio meritino di essere compresi ancora, e ancora.
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