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Storie di oggi

Inaugura

Lunedì, 27 Maggio, 2024 - 18:00

Presso

Chiesa di San Teonisto
Via San Nicolò, 31, Treviso

Fino a

Lunedì, 27 Maggio, 2024 - 20:00

Storie di oggi

Comunicato

Lunedì 27 maggio 2024, ore 18

Chiesa di San Teonisto, Treviso

"Storie di oggi", con Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l'Italia, e Giles Duley, fotografo e attivista inglese

Ingresso libero, prenotazione tramite Evenbrite

Fondazione Imago Mundi è lieta di annunciare che l’esposizione “Out of Place. Arte e storie dai campi rifugiati nel mondo” ha ottenuto il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Due iniziative suggellano quest’importante riconoscimento: l’incontro pubblico “Storie di oggi”, lunedì 27 maggio alle ore 18 presso la chiesa di San Teonisto (ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili, prenotazione tramite Eventbrite); l’inclusione nella mostra in corso di cento nuove opere, provenienti da campi per rifugiati non ancora mappati.

L’appuntamento del 27 maggio vedrà impegnata Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, Santa Sede e San Marino, e Giles Duley, fotografo, scrittore e attivista inglese, fondatore dell’ONG Legacy of War, che parlerà della sua straordinaria esperienza professionale e umana nelle zone di conflitto più aspre e nei campi per rifugiati.

Giles Duley ha iniziato la sua carriera come fotografo nell’ambito della musica, immortalando Lenny Kravitz, Mariah Carey, Oasis e altri. Ha poi orientato il suo interesse verso il lavoro documentario e da anni collabora con ONG nazionali e internazionali. Nel 2011, mentre documentava in Afghanistan le attività dell’esercito americano, è rimasto vittima di un grave incidente, a seguito del quale ha perso entrambe le gambe e un braccio. Il suo lavoro lo ha condotto in moltissimi Paesi, tra cui Sudan, Angola, Ucraina e Bangladesh. È il primo Global Advocate delle Nazioni Unite per le Persone con Disabilità nelle Situazioni di Conflitto e di Ricostruzione della Pace e consulente per l’impatto aziendale per Atelier Jolie, il nuovo progetto di Angelina Jolie.

A Treviso, Duley concentrerà il suo intervento sull’importanza della creatività anche in condizioni di isolamento e sul potere terapeutico dell’arte e dell’immaginazione. In particolare, Duley metterà in relazione il proprio vissuto personale con le vicende di famiglie di rifugiati che ha conosciuto e documentato negli ultimi dieci anni, con un focus sul Libano, Paese dove ha portato avanti un progetto creativo, distribuendo macchine fotografiche usa e getta ai componenti della comunità di rifugiati presso cui si trovava.

"Ho sempre odiato l’espressione ‘dare voce alle persone’. Le persone hanno una voce – il nostro compito è di amplificarla. Non c’è modo più potente di raccontare la storia di qualcuno che farlo attraverso l’arte”, afferma Giles Duley.

Chiara Cardoletti lavora nel settore umanitario da oltre 15 anni, occupandosi di questioni relative alla protezione dei rifugiati in tutto il mondo e fornendo consulenza su questioni relative ai diritti umani internazionali e al diritto umanitario. In particolare, ha lavorato a lungo sulla protezione dei rifugiati, sugli sfollamenti interni e sulle questioni legate all'apolidia nelle operazioni sul campo dell'UNHCR. Tra i temi che tratterà durante il suo intervento: chi si intende quando si parla di “rifugiati”? E chi sono, da dove vengono, perché lo diventano? La condizione di rifugiato è temporanea o permanente? Come possono i paesi di accoglienza fare squadra per gestire un fenomeno di così grande portata, a vantaggio e sostegno sia di chi accoglie sia di chi cerca rifugio?

“Siamo lieti di aver concesso il patrocinio a questa importante iniziativa della Fondazione Imago Mundi, che riconosce e celebra il valore dell’espressione individuale delle persone rifugiate – commenta Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.  L’arte, attraverso il suo linguaggio e i suoi segni, ha un’enorme efficacia da un lato perché ha il potere di accendere i riflettori sulla condizione oggi vissuta da 114 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case a causa di guerre, persecuzioni e violenze. Dall’altro, l’arte permette ai rifugiati di esprimere il loro talento. In media un rifugiato trascorre 20 anni lontano da casa, il patrimonio di creatività che porta con sé nella fuga va valorizzato in quanto arricchisce l’intera umanità”.

Questo appuntamento segna inoltre uno sviluppo importante dell’esposizione “Out of Place. Arte e storie dai campi rifugiati nel mondo”: la mostra si arricchisce infatti di 110 opere in formato 10x12cm, realizzate da 102 artisti rifugiati che provengono da aree geografiche o hanno trovato accoglienza in Paesi che non erano stati toccati nella prima parte della ricerca: in Africa, il Ruanda, con il campo di Nyabiheke, il Malawi, con quello di Dzaleka, e l’Algeria, con il campo di Smara, che ospita rifugiati Saharawi; da lì  lo sguardo si sposta sul Mar Mediterraneo e le sue rotte dirette verso i confini meridionali dell’Europa, in particolare verso Spagna, Italia, Grecia, Malta; restando in Europa, una sezione è dedicata ai rifugiati ucraini, che nel febbraio 2022 sono stati costretti a lasciare le loro case;  si attraversa infine l’Atlantico, per percorrere i corridoi di migrazione dell’America Centrale e meridionale, in particolare lungo i confini tra Colombia, Panama, Venezuela e lungo le frontiere che separano il Messico da Guatemala e Stati Uniti. 

Conosciamo così ad esempio le storie di Adad Ammi, nato e cresciuto a Smara, che, in contrasto con le immagini stereotipate dei rifugiati, impiega la fotografia per documentare la normalità della vita nei campi e nella sua opera ritrae un momento di gioco di due bambini mentre corrono cercando riparo dalla pioggia imminente; Brahim Shagaf, che concentra la sua attenzione sul ruolo delle donne nella comunità Saharawi; l’ucraina Olena Pronkina rappresenta l'esperienza di abbandonare la casa e di adattarsi a un ambiente nuovo e sconosciuto attraverso lo sguardo sperduto dei suoi personaggi, la loro apparente impotenza e la solitudine; Mario Antonio Rivas, nato in Guatemala e ora rifugiato in Messico, ha realizzato un piccolo diario e invita il visitatore a sfogliarlo, per accompagnare l’artista nelle complicate tappe della sua vita nomade, segnata dall’insicurezza.

“Con questa integrazione la mostra offre uno sguardo globale sulla situazione dei rifugiati”, commenta Enrico Bossan, direttore artistico di Fondazione Imago Mundi, “e quello che ne scaturisce è che la condizione di rifugiato non esaurisce l’esperienza umana di queste persone, ma ne costituisce solo un aspetto. Ognuno di questi artisti, attraverso il suo lavoro, ci ha permesso di conoscere la sua storia individuale, senza intermediazioni. Penso che la potenza di questa mostra stia proprio nella coralità di voci di cui si compone, in cui ognuna trova il suo spazio di espressione.”

 

L'esposizione “Out of Place. Arte e storie dai campi rifugiati nel mondo”, nella sua versione completa, con 284 opere 10x12cm realizzate da 264 artisti rifugiati di tutto il mondo, sarà aperta dal 31 maggio al 30 giugno alle Gallerie delle Prigioni.

Per informazioni: 0422 512200 / info@fondazioneimagomundi.org

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