Quando la brezza ti passa accanto-Persia pittorica di Amir e Vishka Sabet Azar
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Quando la brezza ti passa accanto-Persia pittorica di Amir e Vishka Sabet Azar
Comunicato
Domenica 12 maggio alle ore 18,30, negli spazi della Galleria Idearte di Potenza, al n. 75 di Via Londra, sarà inaugurata la mostra : QUANDO LA BREZZA TI PASSA ACCANTO – Persia pittorica di Amir e Vishka Sabet Azar.
Il vernissage, alla presenza degli artisti, prevede l'intervento del critico d'arte Rino Cardone, che ha curato il testo di presentazione in catalogo dei due giovani fratelli formatisi artisticamente in Iran.
Da qualche anno in Italia, Amir e Vishka al momento vivono in una residenza d’artista dell'amministrazione comunale di Buonalbergo, piccolo paese del beneventano.
A gennaio l'ultima importante esposizione presso il Museo ARCOS di Benevento con la mostra “Donne”.
Lo scorso anno hanno esposto alla Fondazione Mazzullo, nella prestigiosa sede del Palazzo dei Duchi di Santo Stefano a Taormina, per la mostra “I Grandi di Persia”, con la presentazione critica di Vittorio Sgarbi, e ancor prima a Padova nelle sale del Palazzo della Ragione, nell’ambito del festival Babele a Nord-Est, sempre a cura di Vittorio Sgarbi, per l’evento “La condizione della donna in Iran e altrove”.
Continua nella mostra potentina il tema del dialogo tra la civiltà occidentale e quella iraniana all’insegna del rispetto delle rispettive identità culturali e della difesa dei diritti della donna.
La mostra, a cura di Rino Cardone e di Grazia Lo Re,sarà visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00/13.00 – 17.30/20.30 fino al 12 giugno prossimo.
“QUANDO LA BREZZA TI PASSA ACCANTO”.
Persia pittorica di Amir e Vishka Sabet Azar.
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Rino Cardone –
Come affermava il poeta Ugo Foscolo c’è una «specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani». Questa particolare “forma del percettibile” appartiene alla «proporzione cosmica». Secondo il teosofo austriaco, Rudolf Steiner essa corrisponde con l’«euritmia del movimento». Essa costituisce le basi fondanti dello “spazio intersemiotico” che lega le arti visive (pittura, scultura, disegno e fotografia) alle “forme archetipali” della poesia. In generale la «proporzione cosmica» è quella che regola la bellezza dei dipinti e delle sculture. Mente l’«euritmia del movimento» è quella che si ritrova, oltre che nelle arti plastiche e ornate, anche nella poesia: che in Iran, terra di origine dei due giovani artisti Amir e Vishka Sabet Azar, trova espressioni molto elevate nella poetica di Hāfez, ʿUmar Khayyām, Jalāl al-Dīn Rūmī, Farīd al-Dīn ʿAṭṭār e Qurratu'l-`Ayn (altrimenti nota come Táhirih). Quest’ultima poetessa fu la prima donna dell’Ottocento a togliersi, in pubblico, il chador (il velo) che le copriva il viso. E per questo patì il martirio. Suo è il verso “quando la brezza ti passa accanto” che dà il titolo a questa mostra di Amir e Vishka Sabet Azar, che si tiene alla Galleria Idearte di Potenza, diretta da Grazia Lo Re, quale omaggio alla donna e invito al raggiungimento della parità di genere.
Gli echi della dimensione mistica che appartiene ai poeti persiani, pocanzi citati, li ritroviamo amplificati nella “dimensione iconica” della pittura di Amir e Vishka Sabet Azar: che sono fratello e sorella tra loro, originari di Mashhad, città a nord dell’Iran. Questi due artisti, iraniani, sono soliti rappresentare la realtà con il metodo della “verosimiglianza” ornata. Attraverso questo tipo di procedimento estetico, questi due giovani artisti iraniani, di buona formazione accademica, d’impostazione neofigurativa, “fermano” nella ricchezza delle tinte e dei toni, e nella leggiadria delle forme e delle figure, la “raffigurazione storica” e la “rappresentazione sincronica” del “vero”. È in questa maniera che i loro pensieri, le loro idee, le loro stesse coscienze e i loro spiriti prendono, a mano a mano, corpo e volume nello spazioso perimetro dell’immaginazione creativa, liberata da ogni pregiudizio di costume, o orpello creativo, in una dimensione diacronica fuori dal tempo. Anche nel caso di Amir e Vishka Sabet Azar si potrebbe sfruttare la bella dizione estetica adottata da Giulio Carlo Argan a proposito dell’opera dell’artista, Achille Pace; quando per spiegare la poetica del segno, lo storico dell’arte, affermò “che la poetica è costruita sulla poesia, come controllo, istante per istante, del suo farsi”. E la poetica, la poesia visiva, che si libera dai quadri di questi due giovani artisti è quella della Persia mistica di poeti, celebri (alcuni citati in questo testo) o meno celebri che “hanno cantato” - come ha scritto Virginia Del Re McWeeny dell’Associazione Casa della Donna, di Pisa – “il desiderio e l’amore mistico in versi raffinati e affascinanti” rivolti al Divino e all’Assoluto.
Riteniamo che Amir e Vishka Sabet Azar siano due artisti talentuosi. Si sono trasferiti in Italia giacché attratti dall’arte e dalla tradizione umanista di questo Paese. Nei loro quadri c’è una doppia impostazione estetica: “trasversale” se valutata in senso storico e filosofico e “intersecante” se considerata, invece, in senso stilistico. Si percepiscono, cioè, gli “afflati mistici” della Grande Persia e si riconoscono, pure, le “unità pittoriche” caratterizzanti del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento, italiano ed europeo. Tutto questo a partire, innanzitutto, dagli “schemi asimmetrici” dei piani prospettici, quelli che gli artisti dell’Occidente iniziarono ad adottare in epoca illuminista. E poi ci sono, anche, delle “espressioni segniche” che sono proprie della “pittura realistica” del secolo romantico, italiano e francese. Prova ne è l’agilità disegnativa e la freschezza del contorno, adottate da ambedue gli artisti. Gli “impianti formali” (intesi come “processo di contenuto”) dei dipinti di Amir e Vishka Sabet Azar sono, invece, di marca tipicamente novecentesca. Appaiono, cioè, di una struttura a tratti esistenzialista, tipicamente mitteleuropea e aperta alla denuncia sociale, quando l’artista lo ritenga opportuno e necessario.
Nella pittura di Amir e Vishka Sabet Azar ci sono, anche, richiami all’antico, inteso in senso filosofico; laddove i due artisti percorrono (in senso pittorico) la via degli “archetipi della forma” che rispondono alle “leggi cosmiche” indicate da Ermete Trimegisto, maestro di sapienza antica. Esse coincidono: con il principio dell’assolutezza dello spirito, che governa i processi artistici; con la legge di causa ed effetto, che si allunga sulle conoscenze scientifiche; con il concetto di corrispondenza e analogia del disegno; con i principi di risonanza, oscillazione e polarità della luce; con le regole estetiche dell’armonia, dell’equilibrio e del ritmo, cui si aggiunge, in ultimo, (sempre secondo Ermete Trimegisto) la sessualità, intesa non come dimensione erotica, ma come realtà di un umano che palpita, nel maschile e nel femminile. E a questo secondo tipo di bellezza, quella declinata al femminile, si rivolge l’attenzione, in questa mostra, di Amir e Vishka Sabet Azar che presentano: corpi di donna, morbidi e flessuosi, e corpi d’uomo, energici e nerboruti. Lo fanno con grande ricchezza di dettaglio, specie quando la loro pittura si fa atto di denuncia sociale, verso ogni forma di violenza usata dall’uomo contro la donna. In questi dipinti, in particolare, c’è la dimensione dell’«attimo sospeso» e dell’«attimo perfetto» capace di fissare le “modalità del contingente” nella “dimensione dell’assoluto” e dell’eterno. Henri Cartier-Bresson - che notoriamente si occupava di fotografia - avrebbe definito questo processo come la normale attitudine dell’artista di «fissare l'eternità in un attimo». È vero tutto questo. Ma c’è qualcosa di più in questi dipinti. Il valore aggiunto della pittura di Amir e Vishka Sabet Azar sta nel non tenere separata la “forma-pensiero”, dalla “forma-immagine”. E quanto ne deriva è un genere di arte carica di passione, d’intimità, calore e sentimento. È una pittura, la loro, introspettiva. In grado di spalancare le diverse finestre emotive che si aprono sul subconscio umano, dal quale affiorano le parti nascoste dell’”intimo se”. Ovvero: segni, simboli, figure, allegorie e immagini di “tutto quello che si muove, dentro e fuori di noi” tra fede e materia, scienza e coscienza.
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