LOBODILATTICE

Processo alla Natura

Inaugura

Venerdì, 13 Aprile, 2018 - 18:00

Presso

Spazio Maria Calderara
Via Lazzaretto, 15, Milano

Partecipa

Jota Castro, Alberto Di Fabio, Eugenio Espinoza, Luca Francesconi, Francesca Grilli, Satoshi Hirose, Mark Hosking, Francesco Jodice, Pedro Neves Marques, Marco Raparelli, André Romão, Eugenio Tibaldi, vedovamazzei, Sergio Vega Selezione di libri d'artista dalla Collezione Maria Calderara e Novelio Furin a cura di Nicoletta Daldanise: Paul Armand Gette, Douwe Jan Bakker, Joseph Beuys, Christo, Jan Dibbets, Hans Peter Feldman, Hamish Fulton, Dan Graham, Herman Hebler, Richard Long, Maurizio Nannucci, Bruce Nauman, Denis Oppenheim, Giuseppe Penone, Gerard Richter, Henriech Riebeshel, Richard Serra, Robert Smithson, David Tremlett, Cristopher Williams English version Jota Castro, Alberto Di Fabio, Eugenio Espinoza, Luca Francesconi, Francesca Grilli, Satoshi Hirose, Mark Hosking, Francesco Jodice, Pedro Neves Marques, Marco Raparelli, André Romão, Eugenio Tibaldi, vedovamazzei, Sergio Vega Artist's books selection from the Maria Calderara and Novelio Furin Collection curated by Nicoletta Daldanise: Paul Armand Gette, Douwe Jan Bakker, Joseph Beuys, Christo, Jan Dibbets, Hans Peter Feldman, Hamish Fulton, Dan Graham, Herman Hebler, Richard Long, Maurizio Nannucci, Bruce Nauman, Denis Oppenheim, Giuseppe Penone, Gerard Richter, Henriech Riebeshel, Richard Serra, Robert Smithson, David Tremlett, Cristopher Williams

Fino a

Domenica, 13 Maggio, 2018 - 18:00

Processo alla Natura

Comunicato

La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, venerdì 13 aprile 2018, presso lo Spazio Maria Calderara a Milano, la seconda tappa della collaborazione avviata lo scorso anno con Maria Calderara e Novelio Furin, dal titolo Processo alla natura.

In questa occasione, l'incontro tra una selezione dalla loro collezione di libri d'artista e gli artisti della galleria produce una ricca riflessione corale sull'idea contemporanea di paesaggio, declinata attraverso una mostra collettiva e l'allestimento di un vero e proprio cabinet, un luogo d'incontro immaginario tra le differenti linee di ricerca che si sono intrecciate durante la preparazione dell'esposizione.

Partendo dall'analisi di quanto il concetto di paesaggio sia mutato nel corso della storia, come categoria mentale dell'uomo creata allo scopo di misurare la propria azione sulla natura e la propria relazione con il mondo, si arriva ad indagarne una dimensione naturale, antropologica, sociale.

La mostra si focalizza sul momento della registrazione, della trasmissione e della rappresentazione del paesaggio, collezionando una nuova simbologia e intercettando i cambiamenti semantici che rendono i singoli elementi naturali testimoni eloquenti della storia umana.

Al variare delle condizioni climatiche e geologiche, dei movimenti migratori, delle dinamiche economiche, del punto di vista culturale, nello spazio espositivo si svolge un'opera di riclassificazione contemporanea dei naturalia e degli artificialia, confondendo continuamente i piani d'interpretazione e rimandando ad un'idea di natura intesa come ibridazione tra paesaggio e architettura, tra finzione rappresentativa e inarrestabile spinta vitale.

La sala principale diventa quasi un nuovo habitat, in cui trovano forme di coesistenza le sospese atmosfere di viaggio di Satoshi Hirose e le immersioni cognitive di Alberto Di Fabio, accanto allo sguardo penetrante di Fancesco Jodice e alle denunce sociali di Jota Castro ed Eugenio Tibaldi. La riflessione poetica di Luca Francesconi sulle leggi della natura e le cosmogonie di Francesca Grilli si scontrano contro la griglia modernista di Eugenio Espinoza, cui fa eco la riflessione di Sergio Vega sulle contraddizioni dell'antropizzazione del paesaggio. Il falso idillio della veduta di Vedovamazzei, cui corrispondono in due modi diversi l'ironia delle note a margine di Marco Raparelli e i ready-made di Mark Hosking, si pone in dialogo con le mirabilia di André Romão e le modificazioni botaniche di Pedro Neves Marques.

I libri d'artista selezionati dalla collezione di Maria Calderara e Novelio Furin avviano l'innesco per tutto il processo, sintetizzando nelle teche quattro filoni tematici che offrono spunti fecondi rispetto a come l'uomo attraversi il paesaggio e se ne appropri nell'atto di conservarne traccia, per poi rielaborare tutto in simboli e archetipi culturali. I percorsi storici dei grandi maestri, come Richard Long, Paul Armand Gette o Hamish Fulton, che si sono costantemente confrontati con questo grande tema, s'incrociano con riflessioni più occasionali, ma altrettanto feconde, che hanno attraversato la poetica di molti artisti contemporanei con un'interpretazione più personale, come nel caso dei volumi di David Tremlett e Bruce Nauman.

L'ultima parte del percorso, infine, dà conto di come la passione e la cura dei collezionisti nel costruire questo importante fondo trovi una vicinanza con la continuità delle linee di ricerca che hanno guidato la programmazione della galleria fin dai suoi esordi nella periferia di Napoli. Le ultime teche e la quadreria all'interno dello studio, infatti, costruite attraverso un dialogo più esplicito, invitano a cercare corrispondenze inattese o analogie evidenti tra i libri e le opere esposte.

English version

Galleria Umberto Di Marino is pleased to present the second stage of the collaboration that began last year with Maria Calderara and Novelio Furin, entitled Processo alla natura (Inquiry into nature) at the Spazio Calderara in Milan on Friday 13 April 2018.

On this occasion, the encounter between a section of their collection of artist’s books and the gallery’s artists has led to a fruitful, joint reflection on the contemporary notion of landscape, through a collective exhibition and the creation of a cabinet, an imaginary meeting place between different strands of research which became intertwined during the preparation of the exhibition.

Beginning with an analysis of the extent to which the concept of landscape has changed over the course of history, as a mental category of human beings created to measure their impact on nature and their own relationship with the world, an investigation is carried out of the natural, anthropological and social nature of landscape.

The exhibition focuses on the moment of recording, broadcasting and representing the landscape, creating a new symbolism and grasping the semantic changes that make individual natural elements eloquent witnesses of human history.

With the variation of climatic and geological conditions, migratory movements, economic dynamics and the cultural perspective, the exhibition space is used to carry out a contemporary reclassification of naturalia and artificialia, continuously confusing the planes of interpretation and alluding to an idea of nature as the hybridisation between landscape and architecture, between representative fiction and the unstoppable life force.

The main room almost becomes a new habitat, in which Satoshi Hirose’s suspended atmospheres of journeys and Alberto Di Fabio’s cognitive immersions, together with the penetrating gaze of Francesco Jodice and the social commentaries of Jota Castro and Eugenio Tibaldi all manage to coexist. Luca Francesconi’s poetic reflection on the laws of nature and Francesca Grilli’s cosmogonies clash with the modernist outlook of Eugenio Espinoza, echoed by Sergio Vega’s reflection on the contradictions of the anthropisation of the landscape. The false idyll of Vedovamazzei’s veduta (landscape painting), which is matched in two different ways by the ironic footnotes of Marco Raparelli and Mark Hosking’s ready-mades, creates a dialogue with André Romão’s mirabilia and the botanical modifications of Pedro Neves Marques.

The artist’s books selected from the collection of Maria Calderara and Novelio Furin trigger the whole process, providing a synthesis of four strands of research in the display cases. These strands offer interesting insights into the way humans pass through the landscape and appropriate it through the act of keeping a trace of it, before reformulating everything into cultural symbols and archetypes. The historic work of leading artists such as Richard Long, Paul Armand Gette or Hamish Fulton, who constantly addressed this great theme, is combined with more sporadic, but equally stimulating reflections which have marked the poetics of many contemporary artists with a more personal interpretation, as in the case of the volumes by David Tremlett and Bruce Nauman.

The last part of the exhibition takes account of the way the passion and care shown by collectors in constructing this precious archive finds a parallel with the strands of research that have guided the programming of the gallery since its beginnings in the outskirts of Naples. The last cases and the gallery within the studio, constructed through a more explicit dialogue, invite the viewer to seek unexpected correspondences and clear analogies between the books and works on display.

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