PAC 2024 - Segni e scritture nell'arte del '900: Emilio Isgrò
Inaugura
Presso
A cura di
Partecipa
Fino a
PAC 2024 - Segni e scritture nell'arte del '900: Emilio Isgrò
Comunicato
Tra i progetti finanziati dal PAC 2024 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC c’è il progetto di Daniela Simoni - direttrice del Centro Studi Osvaldo Licini - intitolato “Segni e scritture nell’arte del ‘900: Emilio Isgrò” proposto dal Comune di Monte Vidon Corrado.
Un dittico di Emilio Isgrò, realizzato site specific in occasione della mostra “Emilio Isgrò. Lettere” tenutasi nel polo liciniano di Monte Vidon Corrado nel 2018, entra così a far parte della collezione permanente della Casa Museo Licini, nella sezione dedicata agli artisti contemporanei o storicizzati sui quali si sono tenute mostre in loco (tra gli altri Walter Valentini, Oscar Piattella, Giosetta Fioroni, Emilio Vedova, Eriberto Guidi).
Sono due grandi tele, dove un corteo di formiche assume le forma delle iniziali di Osvaldo Licini: si tratta di una delle tante possibili varianti che nel tempo ha assunto la cancellatura, modalità espressiva inaugurata da Isgrò nel 1964 nell’alveo della sperimentazione verbo-visuale.
Alla presentazione che si terrà venerdì 22 novembre interverrà l’Artista insieme allo storico dell’arte Bruno Corà, curatore del catalogo ragionato di Isgrò e presidente della Fondazione Burri, e Renata Cristina Mazzantini, direttrice della GNAM di Roma, che ha eletto artista dell’anno 2024 della Galleria Nazionale proprio Emilio Isgrò.
Seguirà l’inaugurazione della sala espositiva dedicata al dittico, adiacente agli spazi dove è allestita la mostra di Magdalo Mussio (in corso fino al 16 febbraio) che ben dialoga con la ricerca di Emilio Isgrò.
Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Archivio Emilio Isgrò, gode del patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Macerata e del Liceo Artistico Preziotti-Licini ai cui studenti sono rivolti gli incontri formativi che accompagneranno l’acquisizione, mirati ad un approfondimento della conoscenza dell’arte di Emilio Isgrò, contestualizzandola con focus sul tema dei segni e delle scritture nell’arte del ‘900 e attuale.
Isgrò racconta: “La prima volta che vidi un quadro di Licini fu nel 1956 a Milano, dove mi trovavo per motivi di studio. Accadde alla Galleria del Milione, me lo fece vedere Graziano Ghiringhelli: era una Amalassunta su campo azzurro e io rimasi stupito, non avevo mai visto niente del genere!
Più tardi vidi opere di Licini nelle quali apparivano parole, lettere, segni alfabetici. Perché questo irrompere della parola nel quadro? Licini come buona parte dell’arte contemporanea ha voluto sostituire la prospettiva quattrocentesca, alla quale avevano rinunciato le avanguardie, con una prospettiva verbale perché proprio lo spessore storico delle parole poteva restituire al quadro quella profondità visiva che era venuta a mancare. Per me artista un pittore come Licini è una miniera, anche se siamo molto diversi. È stato un personaggio non allineato, resta un enigma meraviglioso come sa esserlo la vera poesia”.
Come arrivare
- letto 213 volte