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Intruso in studio. Mostra di Fulvio Vignapiano tra le opere del Maestro Ranaldi

Inaugura

Sabato, 11 Giugno, 2022 - 19:30

Presso

Casa-studio di Giuseppe Ranaldi
Via Piave, 102, Latina

A cura di

Ettore Ranaldi e Fulvio Vignapiano

Partecipa

Fulvio VIgnapiano

Fino a

Mercoledì, 20 Luglio, 2022 - 22:00

Intruso in studio. Mostra di Fulvio Vignapiano tra le opere del Maestro Ranaldi

Comunicato

L’idea nasce dalla volontà di rivalutare lo scultore Giuseppe Ranaldi, oggi ingiustamente dimenticato, mediante la fruizione del suo magnifico laboratorio dove, tra le sue opere, campeggeranno quelle di Fulvio Vignapiano, grafico e artista pontino.

Giuseppe Ranaldi fu molto attivo in Italia e all’estero, soprattutto in Venezuela, dove lavorò per quindici anni al Tempio di San Pietro a Caracas. Originario di Arpino, si formò nella bottega di Domenico Mastroianni e viaggiò molto per poi approdare a Latina, dove eseguì diversi monumenti cittadini, come la statua di Santa Maria Goretti nell’omonima piazza e il monumento al Bersagliere in Piazza Roma. La sede espositiva è d’eccezione: la casa-studio dell’artista, dove il visitatore è accolto dalle sculture monumentali che abitano il giardino, per poi entrare in un salone di cento metri quadrati interamente decorato da Ranaldi stesso e dal figlio Ettore con stucchi e bassorilievi. Nei tempi di piena attività fu frequentato da personaggi illustri, quali Dalì, Guttuso e Greco.

“Ranaldi -scrive la critica Laura Cianfarani, -si tira fuori dalle avanguardie del Novecento, non si sente coinvolto dall’astrattismo in voga in quegli anni, così come ripudia l’algido mondo delle accademie. Piuttosto preferisce lo studio del periodo che va dalla scultura greca classica all’ellenismo. Il suo linguaggio, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non è freddo e pedissequo ma vivo, umano, vibrante, riattualizzato anche su temi sociali e contemporanei”. Insieme ai lavori di Ranaldi saranno esposti, anzi, intrusi, quelli di Fulvio Vignapiano, che ultimamente si dedica alla creta con un linguaggio ironico e dissacrante che non risparmia nessuno e invita a riflettere sul rapporto uomo-natura.

Giulia Vignapiano, co-curatrice della mostra, afferma: “ (…) Le statue sgorgano dall’argilla senza il minimo sforzo, il visitatore dà e prende in cambio di un’unica visione. Sembra che abbia messo ognuno di noi nel bozzetto, ci ha scarnificato da ogni effimero plastico rendendoci unici danzatori, nella costante imperfezione. Un velo classico riecheggia nella storica committenza di temi e soggetti con il cuore di un bronzo tenero”.

 La mostra resterà aperta al pubblico fino al 20 giugno 2022.

Date e orari di apertura: dal lunedì al venerdì 10,00-22,00 – sabato e domenica 16,00-24,00. Fino al 20 giugno 2022

Info: 328.446.9267 – lauracianfarani091@gmail.com (Laura Cianfarani)

   339.377.0323 (Fulvio Vignapiano)

 

A pochi chilometri dal centro di Latina, in prossimità di Borgo Piave, sorge un luogo incantato: il laboratorio-studio di Giuseppe Ranaldi, scultore attivo dalla metà del secolo scorso sino al 2012, anno della sua morte. Il nome è sconosciuto ai più, eppure Ranaldi fu un artista che lavorò molto in Italia e all’estero, ricevendo importanti commissioni pubbliche.

Il laboratorio, adiacente alla casa di Ranaldi, è un vero e proprio scrigno delle meraviglie. Varcandone la soglia si apre un mondo fantastico che lascia il visitatore a bocca spalancata e occhi sgranati, facendogli trascinare dietro di sé sensazioni di stupore ed entusiasmo che restano impresse nel tempo. All’uscita dal magico mondo ti tremano le gambe e ti si asciuga il palato, difficile non commuoversi. In un primo tempo tutto quello che riesci a dire è “Non è possibile. Non è possibile che in questa città esista un posto fuori dal tempo e che nessuno ne abbia mai sentito parlare. Non può essere lasciato a se stesso. Bisogna fare qualcosa”.

Ranaldi, nella sua formazione da autodidatta ad Arpino, sua città natale, e a contatto con Domenico Mastroianni, di cui frequenta la bottega, si tira fuori dalle avanguardie del Novecento, non si sente coinvolto dall’astrattismo in voga in quegli anni, così come ripudia l’algido mondo delle accademie. Piuttosto preferisce lo studio del periodo che va dalla scultura greca classica all’ellenismo. Il suo linguaggio, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non è freddo e pedissequo ma vivo, umano, vibrante, riattualizzato anche su temi sociali e contemporanei. Quando si entra nello studio la mente va anche al Bernini, nell’impatto scenografico, nel dinamismo, nella torsione dei corpi. Il visitatore si trova così catapultato in una dimensione surreale, favolosa: centinaia di statue lo osservano indagatrici, gruppi scultorei e bassorilievi spuntano in qualsiasi direzione si guardi. S’inciampa negli strumenti del mestiere, bisogna muoversi con cautela per non urtare le opere che spaziano da piccoli formati a dimensioni colossali. Cassetti che sbucano da mobili sparsi nascondono antichi tesori come fotografie usurate dal tempo ma vive ed eterne. Per non parlare delle macchine miscelatrici di argilla, degli enormi forni per cuocere la ceramica e della fonderia con cui Giuseppe terminava le statue in bronzo, quasi geloso -ci racconta Franco Grassio, che ha scritto di lui- di consegnare ad altri, i fonditori, sculture che lui stesso aveva realizzato. Nelle opere c’è un’umanità, un lirismo e una poeticità che fa pensare a una persona estremamente umile, così come lo ricorda il figlio Ettore, che vive nella casa di famiglia ed è ora proprietario del laboratorio. E’ lo stesso Ettore a raccontarci una serie di aneddoti, come quelli riguardanti le esperienze del padre in Venezuela, dove lavorò per quindici anni al Tempio di San Pietro, o dei pannelli in grado di creare meravigliosi effetti luminosi, realizzati dallo scultore e utilizzati da Federico Fellini nel film “Giulietta degli spiriti”. Ed è sempre Ettore a dirci delle visite di Dalì, Greco, Guttuso, che, pur distanti nell’arte, intrattennero con il Maestro un rapporto di stima reciproca.

“Bisogna fare qualcosa”, dicevamo all’inizio, “non si può lasciare tutto così, sepolto, nascosto”. Da questa osservazione è nata l’idea di una mostra, “Intruso in Studio”, dove tra le opere di Ranaldi si insinueranno quasi furtivamente quelle di Fulvio Vignapiano, grafico e artista pontino che il caso ha voluto far incontrare con Ettore e, di conseguenza, con l’arte del padre Giuseppe. La conoscenza avviene per pura e strana casualità: Fulvio si trova in un negozio di Latina dove espone alcuni suoi lavori, mentre un visitatore li osserva. Iniziano a parlare di scultura e l’uomo gli fa il nome di Ranaldi, parlandogli del suo favoloso laboratorio e delle numerose opere eseguite a Latina, come la statua di Santa Maria Goretti nell’omonima piazza e il monumento al Bersagliere in piazza Roma. A questo punto Fulvio, curioso, contatta Ettore e dallo scambio dei due nasce l’idea di rivalutare il Maestro e di realizzare una mostra, che si caratterizzerà come un palcoscenico che ci aprirà le quinte sulla realtà di questo artista ingiustamente dimenticato.

 

Laura Cianfarani

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