LOBODILATTICE

Incontro: Migliorati - Gigante

Inaugura

Sabato, 30 Ottobre, 2021 - 17:00

Presso

Galleria Arianna Sartori
via Ippolito Nievo, 10 - Mantova

A cura di

Tina Currò Migliorati, Maria Alfeo Gigante, Arianna Sartori

Partecipa

Luciano Migliorati e Antonio Gigante

Fino a

Venerdì, 12 Novembre, 2021 - 19:30

Incontro: Migliorati - Gigante

Comunicato

Alla Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sala di via Ippolito Nievo 10, l’Associazione Migliorati presenta “Incontro: MIGLIORATI / GIGANTE”.

Con questa mostra si vuole ricordare il lavoro di due straordinari Artisti che hanno operato nella città di Brescia nella seconda metà del Novecento e porre l’attenzione al loro valore artistico esponendo i rispettivi dipinti creando un INCONTRO…

La mostra, organizzata da Arianna Sartori, si inaugurerà sabato 30 ottobre alle ore 17.00 con presentazione di Agostino Garda e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 12 novembre 2021.

 

LUCIANO MIGLIORATI è nato a Brescia il 9 marzo 1943, ha vissuto e lavorato in Quartiere Leonessa al n. 20 fino alla sua morte, avvenuta improvvisamente il 20 gennaio 2004.

La sua formazione artistica iniziò frequentando il gruppo giovanile della Chiesa della Volta Bresciana, dove conobbe Don Luigi Salvetti che ne scoprì il talento, la passione ed una non comune sensibilità per l’arte; lo incoraggiò ad intraprendere gli studi che iniziarono nel 1966 presso l’Istituto d’Arte “Savoldo” di Brescia, sotto la guida del maestro Armando Tomasi.

Nel 1971 allestì la sua prima mostra alla Piccola Galleria UCAI di Brescia dove, sucessivamente, fu eletto vicepresidente. Qui conobbe Luciano Spiazzi, presidente della stessa e critico d’arte, estimatore delle sue opere che lo sostenne e incoraggiò nelle sue prime esperienze pittoriche. Continuò l’attività proponendo le sue opere in tutta Italia e riscontrando apprezzamenti positivi sia critici che privati.

L’amore verso la terra d’origine dei suoi genitori lo riporterà frequentemente a Pontevico, nella Bassa bresciana, dove fin da bambino trascorse indimenticabili periodi di serenità. Il suo carattere schivo e riservato lo portava ad allontanarsi dalle voci del borgo per immergersi totalmente nei silenzi della campagna: osservava i toni bruciati delle zolle del campo appena arato, i verdi sfumati dei pioppi e delle siepi, i gialli dei covoni, l’acqua del fiume Oglio e delle rogge; ma la meta ambita era sostare ai piedi di un albero che aveva chiamato “l’albero amico”, presso il quale si sentiva protetto e rassicurato. Quando la salute non glielo permetteva, osservava cose e paesaggi da una finestra che, simbolicamente, compare in alcuni suoi quadri.

L’incanto bucolico dei suoi ricordi venne scosso dal dramma della “strage di Brescia” che egli rappresentò in tutta la sua tragedia con profonda coscienza civile. Furono gli anni della sua produzione artistica rivolta verso “gli altri”, dettata forse da una ribellione inconscia e inattesa, maturata attraverso un’esperienza di sofferenza.

Nel 1972 Luciano sposò Tina, di origine siciliana. Iniziarono così i suoi viaggi nell’amata Sicilia, la sua seconda terra, nella quale respirò poesia, arte e un salubre profumo di mare, nel quale anima e corpo ritrovarono la loro linfa vitale. Nacquero nuove ispirazioni e, con esse, paesaggi, colori, luci e un nuovo amore per il barocco che immortalò con raffinata maestria negli antichi balconi in ferro battuto dei palazzi; amore che espresse anche nel ritrarre paesaggi toscani con solitari casali ricchi di storia e di calore. Amò profondamente la musica che ascoltava mentre dipingeva lasciandosi trasportare, fino a rifletterla nell’armonia cromatica delle luci dei suoi quadri.

Nella maturità interpretò il tema della “natura morta”, contrapponendo ai ritmi convulsi della società la quiete delle vecchie cose, le “care memorie” che mobili ed oggetti trattengono attraverso il tempo.

Nel suo percorso artistico toccò cinque temi importanti: la solitudine, l’albero e la finestra raccontano, i temi sociali, la natura morta, il paesaggio.

Da quel lontano 1971, anno d’esordio, effettuò circa ottanta mostre personali e collettive in tutta Italia.

Le sue opere figurano in Musei e Collezioni private, italiane e straniere: Francia, Inghilterra, Germania, Canada e Stati Uniti. Ha fondato con altri colleghi il gruppo artistico “Ottoperarte”. Ha aderito al gruppo “Antares”.

Nel giugno 2017, la moglie Tina dà vita all’Associazione di Promozione Sociale a lui dedicata.

 

ANTONIO GIGANTE nasce a Lecce nel 1935, diplomato all’Istituto d’Arte della sua città completa gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze con il maestro Primo Conti per la pittura. Nel ’59 gli viene assegnato il premio dell’Accademia.

Tornato a Lecce nel 1959 per l’assegnazione della cattedra di “Storia del costume e disegno professionale” presso l’Istituto Professionale femminile statale, presto s’inserisce nell’ambiente artistico della sua città sia come pittore che come organizzatore di mostre d’Arte regionali e nazionali.

Nel 1964 è invitato, con tre compagni di studi, a far parte della Galleria d’Arte “l’Elicona” ove offre collaborazione attiva per la realizzazione di avvenimenti artistico-culturali.

Altri interessi sono la fotografia e il cinema per cui con l’aiuto di un operatore televisivo fonda il “Cine Club Salentino” organizzando concorsi nazionali per cineasti e convegni sulla fotografia e il cinema.

Mosso sempre dall’interesse di vivacizzare l’ambiente culturale, costituisce con un gruppo il centro culturale “L’Esagono”.

Nel 1973 si trasferisce a Brescia e per anni svolge attività scolastica come docente di “Discipline Pittoriche” nel Liceo Artistico 2° di Milano e successivamente fonda il gruppo Artistico “Ottoperarte”.

La sua attività espositiva è datata dal 1955 e registra numerose mostre personali e collettive in importanti rassegne nazionali ed internazionali tra cui: Mostra Nazionale d’Arte palazzo esposizioni Roma 1958, Maggio di Bari “Premio Lippolis” 1959, Biennale dell’incisione Taranto, ’63 e ’67, Xlll Mostra Internazionale Valle Roveto ’75, XXII Rassegna Internazionale d’Arte Nova Milanese ’93, Biennale d’Arte Sacra Siena e Volterra 2000.

Dal 1960 collabora con vari teatri per l’allestimento di scenografie, i cui bozzetti sono stati spesso oggetto di mostre.

L’iter artistico di Antonio Gigante è stato segnato sin dagli esordi da riflessioni per “cicli pittorici”: le Prefiche, i Racconti del Sud, i Banchetti, i Bevitori, le Maternità, via via fino ai più recenti Finti Marmi e ai Muri che hanno costituito il tessuto dei suoi racconti memoriali.

Artista attento alla narrazione, ha sviluppato i suoi interessi, valicando i confini ristretti della provincia dalla quale ha mosso i primi passi per stabilizzarsi nella metropoli lombarda, spinto dalla necessità di approfondire, conoscere, spiegarsi, l’evoluzione dei fatti artistici.

Tra le esperienze più significative spicca la realizzazione, nel 1994-’95, dell’affresco di mt. 10x8 eseguito nella chiesa “Jesus Ouvrier” di Paray Vieille-Poste (Parigi), delle tre porte vetrate e delle formelle in bronzo per il Battistero e il Tabernacolo.

La sua attività artistica è stata argomento di discussione per una tesi di laurea della facoltà “Beni Culturali” presso l’Università degli Studi di Lecce - anno accademico 2005-2006.

La sua voce è inserita in annuari, riviste e volumi specializzati, mentre notevole è l’interesse della critica.

Muore a Brescia il 16 gennaio 2016.

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