Habitat. Fotografie di Alberto Gandolfo
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Habitat. Fotografie di Alberto Gandolfo
Comunicato
Dal 4 al 25 ottobre 2024, Église a Palermo ospita HABITAT, l'installazione con fotografie di Alberto Gandolfo (Palermo, 1983).
La mostra, curata da Benedetta Donato, presenta in anteprima una selezione di immagini tratta dall'omonimo libro edito da Kehrer Verlag (Settembre, 2024).
Le abitazioni informali dei migranti illegali nell'Italia meridionale dimostrano la profonda necessità umana di un luogo sicuro dove vivere.
La casa è il contesto in cui l’essere umano abita e al quale sente di appartenere. Luogo simbolico, al tempo stesso concreto e reale, rappresenta il punto di partenza e di ritorno, il rifugio e la sicurezza, l’intimità e la stabilità che, nel caso dei migranti impiegati nel lavoro invisibile, può trasformarsi in qualcosa di insicuro, instabile e precario, sovvertendo lo stesso concetto di habitat, il quale prevede la presenza di condizioni favorevoli allo sviluppo e al benessere.
La ricerca di Alberto Gandolfo mira a documentare le condizioni dei migranti irregolari impiegati nel lavoro nero, con specifica attenzione all'area del sud Italia: dagli insediamenti e dai ghetti dei campi di Acate, Campobello di Mazara e Cassibile in Sicilia, passando per le baraccopoli che sorgono nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria, fino alle porte delle abitazioni presenti all'interno degli edifici di Castel Volturno, in Campania.
Dal 2020 l'autore ha intrapreso un viaggio tra i vari insediamenti informali, che ciclicamente vengono smantellati dalle autorità locali, per essere poi ripristinati in aree poco distanti, in un circolo vizioso senza fine.
Il lavoro, raccolto nell'omonima pubblicazione è una testimonianza visiva del bisogno degli esseri umani di creare un luogo di riferimento, un rifugio che corrisponda alla loro identità.
Come si legge nel testo introduttivo Le Case invisibili di Benedetta Donato: “Tramite la fotografia, l’autore ha lavorato sul concetto di alterità e marginalità, tentando di ridurre le distanze e fornendo la possibilità di un racconto diverso rispetto alla narrazione cui siamo abituati, coinvolgendo più voci e ricercando aspetti meno conosciuti, nel tentativo di far convivere il potenziale politico e creativo della macchina fotografica. Non si dimentica ciò che esiste in questi insediamenti, in quanto è evidente l’aderenza alla realtà, che rimane drasticamente innegabile, senza sensazionalismi o distorsioni. Il lavoro risulta onesto ed equilibrato, con l’intento di mostrare cosa c’è al di là di quello che si conosce, ma si continua a fingere di non sapere”.
Durante l'inaugurazione presso gli spazi di Église sarà presentato il volume HABITAT, curato da Benedetta Donato e pubblicato da Kehrer Verlag, con progetto grafico di TomoTomo Studio (144 pagine; 85 immagini a colori; edizione inglese con testi in italiano in appendice) che, oltre al testo introduttivo a firma della curatela, accoglie un prezioso contributo della giornalista Cecilia Ferrara.
“Il lavoro di Alberto Gandolfo – scrive Ferrara – solo in parte parla di questo, ovvero della capacità di sopravvivere da parte di un popolo di lavoratori invisibili, ma racconta soprattutto dell’umanità che ognuna di queste persone mette nella propria sopravvivenza. Non fotografa la bruttezza delle baraccopoli, o la disperazione, al contrario racconta la voglia di vita e la bellezza che viene messa nelle piccole, o grandi, decorazioni sulle soglie delle abitazioni di fortuna”.
Prosegue la giornalista: “Alberto Gandolfo è andato alla radice di uno degli aspetti della precarietà di vita a cui porta la condizione di migrante: l’instabilità abitativa, che ha portato baraccopoli ai margini delle città europee e ai confini della Fortezza Europa. Nel caso di questo libro le baraccopoli sono agricole: si formano in corrispondenza con il raccolto di un dato ortaggio, abitate per alcuni mesi da lavoratori stranieri principalmente subsahariani e con permessi di soggiorno legati alla richiesta d’asilo e ad altre forme di protezione internazionale. È il nuovo schiavismo necessario per portare sulle nostre tavole verdure a prezzi accettabili”.
Un progetto volto a documentare la situazione drammatica del lavoro irregolare in Italia, che necessita di misure urgenti per essere contrastato e del diritto alla casa, quale garanzia primaria per ciascun essere umano.
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