Fire in the Garden of Eden
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Fire in the Garden of Eden
Comunicato
Hiva ALIZADEH
FIRE IN THE GARDEN OF EDEN
Teheran, 15 marzo 2023: è la festa del CHAHARSHANBE SURI. Sono i giorni che precedono il NOWRUZ, il nuovo anno persiano.
Il Chaharshanbe Suri è la festa del fuoco e Hiva si appresta, come molte persone nei paesi mediorientali, a celebrarlo.
In Iran, il Fuoco Sacro o Atash-e-Ghods è un importante simbolo culturale e religioso celebrato da migliaia di anni.
Il Chaharshanbe Suri è una festa fondamentale e fondante per tutta la cultura persiana: si narra sia addirittura risalente a 15.000 anni fa e mai abbandonata; viene esaltata dagli zoroastriani ma anche nell’epoca islamica non viene cancellata: è la festa della purificazione e prepara al Nuovo Giorno.
La mostra nasce da queste premesse: una nuova era che avanza con il Nuovo Giorno, grazie alla purificazione del fuoco.
Si sa, il fuoco è una forza affascinante e catalizzante per le sue movenze, colori e calore.
Il fuoco illumina Hiva mentre lo ammira rapito. Lo contempla.
La mostra è un elogio al fuoco come elemento sacro di purificazione e di vita.
Nella nostra società il fuoco ha ormai significati che richiamano maggiormente tragedie e distruzione ma in passato garantiva la salvezza, per proteggersi dagli animali feroci, per riscaldare le proprie grotte o dimore, e ovviamente per cucinare e quindi nutrirsi.
Ma qui parliamo del fuoco nel giardino del Eden. Questo è il fuoco sacro che purifica e diventa Simbolo.
Effettivamente il simbolismo pervade la mostra e l’artista ha creato un proprio alfabeto simbolico, che si è consolidato a mano a mano che le opere, astratte, prendevano forma.
In tutto questo ciclo, la fascia superiore dei "dipinti" è caratterizzata dal colore nero.
Il nero è considerato dall’artista come il Tutto, l’Universo, infinito ed eterno ed a riguardo aggiunge: “E’ grazie al buio che si può ammirare la lucentezza del firmamento. L’oscurità del cielo notturno è complementare alla Luce che fa brillare le stelle.”
Hiva cita Rumi, poeta mistico persiano del XIII secolo, “sia l’oscurità che la luce sono la danza dell’Amore”
E quella luce, nella mostra, è simboleggiata dal fuoco che squarcia il buio.
Le fiamme si trovano nella parte inferiore di ogni opera, con le lingue che tendono all’alto, al Supremo, e purificano tutto ciò che le circonda.
È incredibile notare come le ciocche di capelli sintetici con cui Hiva Alizadeh compone i suoi “dipinti” riescano ad evocare e sintetizzare il movimento sinuoso delle lingue di fuoco e il loro volume impalpabile e voluttuoso.
Egualmente, chiome fluenti, in numerose tonalità del blu ed azzurro, restituiscono le sembianze delle acque che sgorgano biblicamente dal Giardino dell'Eden.
Vivace e vitale, l’acqua che scorre è una sostanza carica di potenza, anch’essa in grado di purificare. I colori nel giardino dell’Eden sono per questo brillanti e sferzanti, purificati dalle due forze citate.
Fuoco e acqua -ancora due elementi complementari- sono indomabili e privi di forma fissa. Muovendosi, non sono mai uguali a sé stessi e per questo ci affascina osservarli e ammirarne la danza, per poi abbandonarci ai loro suoni e alle sensazioni avvolgenti.
I capelli dalle tonalità luminose riescono a offrire queste stesse sensazioni di movenza incantatrice.
Hiva Alizadeh, come il poeta Rumi, di cui è cultore, ci invita ad avventurarci nel mondo “Ultrasensibile”, ricco di vibrazioni e sensazioni: l’invisibile è molto più vasto ed importante del visibile.
"Fire in the Garden of Eden" è la seconda personale che l’artista iraniano presenta presso la galleria The Flat-Massimo Carasi a Milano.
Il lavoro di Hiva Alizadeh affonda le sue radici nella tradizione persiana e nella millenaria abilità nel tessere i tappeti Kerman, sebbene applichi la sua tecnica e conoscenza utilizzando un materiale diverso per creare un'interpretazione contemporanea di una trama, aggiungendovi un tocco cosmopolita e psichico. Gli arazzi tessuti da Alizadeh sono creati utilizzando estensioni di capelli sintetici che compone in vibranti tavolozze di colori fluo.
Il lavoro di Alizadeh è conservato in collezioni pubbliche e private in Europa, Medio Oriente, Cina e USA. Alcuni dei suoi lavori fanno parte di importanti istituzioni e fondazioni quali, AKZONOBEL Art Foundation – Amsterdam, Paesi Bassi, PALAZZO MONTI, Brescia, Italia, FREDERICK R. WEISMAN Art Foundation – Los Angeles, USA, Collezione SPRING, Museo d'Arte Contemporanea KERMAN, Iran e più recentemente The Ned Doha Art Collection.
Daniela Barbieri
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