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Fiori e Tigri. Arte Minhwa nel contemporaneo

Inaugura

Domenica, 15 Giugno, 2025 - 15:00

Presso

Il Rivellino-LDV
via Al Castello 1, Locarno, Svizzera

A cura di

Michela Ongaretti

Partecipa

mostra collettiva

Fino a

Venerdì, 20 Giugno, 2025 - 18:00

Fiori e Tigri. Arte Minhwa nel contemporaneo

Comunicato

 

FIORI E TIGRI. Arte Minhwa nel contemporaneo

dal 15 al 20 giugno 2025

   Il Rivellino-LDV, via Al Castello 1, Locarno, Svizzera

 Dal 16 al 20 giugno ingresso libero dalle 14:00 alle 18:00

      vernissage: 15 giugno dalle ore 15 alle 20 

a cura di Michela Ongaretti
 

L’arte coreana del passato e del presente in un’unica esposizione. Dopo il successo delle mostre primaverili Fiori e Tigri porta a Locarno opere di pittura tradizionale Minhwa, in questa occasione avvicinate ad esplorazioni contemporanee. Le sale de Il Rivellino saranno animate principalmente dai soggetti più amati, fiori e tigri con la loro peculiare e antica simbologia, proveniente da una lontanissima tradizione, aggiornata e rielaborata secondo la sensibilità degli artisti viventi.

Minhwa (민화) significa letteralmente arte del popolo, ed è una forma espressiva che vide suo massimo splendore tra il XVII e il XIX secolo, durante il periodo Joseon. Riflette la cultura coreana lontana dai codici stilistici di corte: era infatti molto amata dalle persone comuni che potevano permettersi di esporre nelle loro case opere su seta, carta da parati e paraventi, create per esprimere la speranza per un’esistenza ricca di felicità, prosperità e benessere. Spesso, i suoi artisti erano anonimi e itineranti, realizzando opere su commissione durante celebrazioni e festival locali. Nel suo sviluppo l’arte popolare ha abbracciato una vasta gamma di temi plasmati dalla vita quotidiana dei coreani e intrisi di una simbologia comprensibile a tutti. Con le sue peculiarità umoristiche o enfatiche, con le sue composizioni originali e semplici, si contrappone alla raffinatezza della pittura aristocratica, rappresentando oggi anche importanti testimonianze dell’identità e della sensibilità estetica delle persone comuni. Sono immagini dall’onesta funzione benaugurale e apotropaica, che dimostrano l’attitudine positiva nel portare felicità attraverso l’arte anche attraverso periodi difficili, con l'energia dei suoi colori vivaci e la ricchezza dei soggetti provenienti da diverse tradizioni, come nell’eredità della cultura sciamanica inglobata a credenze via via più recenti.

Fin dalle sue origini il simbolismo della pittura Minhwa cattura le aspirazioni e le credenze quotidiane del popolo coreano attraverso l'anticonformismo spensierato dei suoi temi e delle sue composizioni. Anche l’uso dei colori riflette una spiritualità semplice: la tecnica Obansaek prevede principalmente, rosso, giallo, blu, bianco, nero, immaginati come i cinque colori originari dell’universo e dei cinque punti cardinali, nord, centro, sud, est, ovest e centro, ammettendo mescolanze secondo una stesura generamente piatta, ma sempre aperta a gradevoli eccezioni.

Questo prezioso patrimonio iniziò a perdersi nel XXesimo secolo, anche a causa dello sviluppo tecnologico che portava ad uno stile di vita sempre più lontano dalle tradizioni; in seguito la Guerra di Corea (1950) decretò il declino di questa tradizione. Tuttavia dagli anni Ottanta del XX la Corea del Sud vive un revival dell’arte Minhwa che si aggiorna di nuovi soggetti, pur mantenendo uno stile dal profondo legame con l’identità coreana. Oggi sia in patria che all’estero tanti artisti rivisitano questa pittura a cui sono dedicate mostre internazionali e corsi sulle sue tecniche. E’ interessante notare come entrino nel suo immaginario elementi della cultura pop contemporanea, estendendo il suo significato letterale di arte “delle persone”: ritroviamo ad esempio lo stile Minhwa su i muri delle strade nei quartieri antichi, su adesivi per auto, custodie per telefoni cellulari, sulla decorazione di abiti e t-shirt, sulle confezioni di diversi beni di consumo. Per i coreani queste immagini evocano familiarità connettendosi alle nuove generazioni, e riescono ad influenzare l’arte contemporanea non espressamente Minhwa, come negli esempi in mostra.

E’ stato naturale scegliere il titolo dell’esposizione presso il Rivellino, poiché Fiori e Tigri sono stati dalla prima mostra italiana i temi più amati dal pubblico, dal 15 giugno protagonisti assoluti.

Si chiamano Hwajodo (화조도) i dipinti che raffigurano piante e animali, in armonia tra loro e con altri elementi naturali secondo i principi di yin e yang. Opere dai colori vividi che associano alla simbologia dei fiori quella di farfalle e uccelli, spesso rappresentati in coppia per augurare un matrimonio felice. In passato decoravano paraventi nelle camere da letto o spazi adibiti alle cerimonie nuziali. Tra i soggetti più iconici troviamo le peonie, Morando (모란도). Simboli di ricchezza, status sociale elevato e armonia tra i sessi sono i fiori per eccellenza dei novelli sposi, emblema di calma e duratura prosperità, ricamato anche sugli abiti delle regine. Dalla tradizione buddhista arriva invece alla cultura popolare il Fior di Loto,Yŏnhwado (연화도), capace di trovare equilibrio e sopravvivere tra diversi ambienti e fiorire dal fango senza esserne sporcato, è scelto non come unico soggetto ma come parte di uno stagno contenenti pesci, uccelli e animali acquatici, farfalle. Con i loro colori evocavano freschezza nelle case coreane durante i mesi estivi. Anche associate ad altri elementi simbolici troviamo dipinti di orchidee, che rappresentano la raffinatezza e la tenacia, crisantemi come augurio per una vita produttiva, o i delicati fiori di prugna che portano fiducia insieme all’annuncio dell'imminente primavera.

Un tempo la Corea era conosciuta come terra delle tigri, purtroppo oggi quasi estinte. Del grande felino temuto ma rispettato, considerato “il principe della montagna", vi sono testimonianze artistiche fin da tempi antichissimi, ad esempio sui dipinti delle tombe Goguryeo, ma nella pittura Minhwa assume sembianze amichevoli, se non persino buffe. L’effetto umoristico non è dovuto a una mancanza di maestria d’esecuzione ma al tentativo di rendere le tigri amichevoli, umanizzate nella loro espressione per rappresentare un ruolo di vicinanza, di benevolenza verso le persone. Sono infatti considerate guardiani, protettori dagli spiriti maligni, quindi, nonostante siano figure sacre, sono presenti nei dipinti per superare le paure, accanto ai desideri e alle speranze del popolo. In particolare la tigre bianca è l’Ovest dei Sashindo, le divinità dei quattro dei dei punti cardinali, considerata in grado di prevedere calamità naturali.

Nell’arte Minhwa la tigre è il soggetto più rappresentato; negli Jakhodo (작호도), è accompagnata da una gazza, appoggiata al ramo di un pino. Il felino antropomorfizzato ha la consueta espressione grottesca che stupisce noi occidentali: in connessione con l’uomo pare ascoltare l’uccello ritenuto portatore di buone notizie, profezie da trasmettere ai quattro angoli della Terra dalle divinità di un santuario, che la tigre accoglie come intermediario tra il cielo e la terra che abita e difende. Trovare uno di questi animali in una casa coreana era una promessa di serenità, senza pericoli.

Contatti: 

Jang Sung-An  orangebridgemilano@gmail.com

Michela Ongaretti  ongaretticomunicazione@gmail.com 3475028766

 

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