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Il colore è l’indiscusso protagonista dell’intero processo artistico di Basili: prepotente, materico, armonico, squillante o più tenue e inquieto. Un linguaggio che sublima ogni traccia figurativa a favore di letture scomposte e astratte da decodificare invitando il pubblico ad una lettura più intima e introspettiva.
Il suo codice, fatto di colori che diventano luce forma e spazio, si sovrappongono alla base materica come tracce di un passato-presente, come pensieri e riflessioni, che si palesano con la giustapposizione dei colori a tocchi più geometrici o arrotondati, più gocciolanti o aggrovigliati, che fanno emergere dialoghi più intimi.
Il pigmento diventa il mezzo di comunicazione da cui far affiorare tutto l’universo di emozioni sommerse, che svelano l’armonia della vita, la gioia la dissonanza e il dolore. Giuseppe Rinaldo Basili gioca sulla percezione visiva creando un suo vocabolario tangibile dove le ‘molecole’ di colore sembrano ‘migrare’ da opera ad opera, da serie a serie nel tentativo di rendere visibili la moltitudine di concetti sull’uomo e sulla collettività odierna.
Dopo molte serie come Traces, Spaces, Hugs, Waves, Drops, solo per citarne alcune in cui cercava di suggerire la gioia o la speranza, in altre il consumismo dell’usa e getta, concepisce la serie Falling, sempre nel tentativo di far riflettere lo spettatore, invitandolo ad interagire, a guardare oltre l’apparenza, per leggere più acutamente ciò che vibra al suo interno.
Con ‘Falling’ l’artista ci porta a visualizzare e prendere coscienza della caduta lenta e inarrestabile di ogni valore umano laddove la società attuale ha fallito ripiegandosi su se stessa. Sono opere che urlano la vita, ma anche l’ilarità, l’impotenza, la distruzione, il dolore, che ci parlano dell’incessante crollo di valori morali.
In questa serie il pigmento in superficie si fa più liquido e in un processo indolente ma inesorabile scivola verso il basso: indugia sul fondo stratificato, cercando di aggrapparsi invano ai vari solchi di una geografia interiore scorrendo sempre più giù con spatolate frettolose. Colori che diventano tattili e sonori attraverso tutta la palette di toni e dei suoi contrasti: dagli azzurri ai blu come mari in tempesta, ai verdi come prati scossi dal vento, fino all’arancio e viola e grigi più tormentati, in una danza nevrotica su una musica stonata. Ed è proprio la tensione verticale che Basili manifesta in questa ultima serie in cui i tratti spezzati, veloci, quasi rimossi, e dalla consistenza diluita che diventa espressione di una presa di coscienza sul presente, sulla caduta dei fondamentali capisaldi e l’inganno dell’effimero che segna l’ultimo decennio in una rapida ascesa dei social, dalle notizie superficiali e fuorvianti, alla rivelazione di un tempo che non è più segnato dalla natura, ma riscritto dalla velocità.
Barbara Vincenzi
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