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Artiste Coreane in-Versilia
di Giorgio De martino
La penisola coreana ha molti punti di contatto con l'Italia: un'affinità etica che rende questa nazione compressa tra Cina e Giappone un partner privilegiato, per gli affari ma anche per un confronto culturale pieno di grandi sorprese. Un gambero fra due balene, come la definisce l'aforisma folgorante di Tiziano Terzani. Una piccola grande terra tagliata col coltello a metà del secolo scorso (come si spaccasse l'Italia in due, all'altezza dell'Amiata), che ha saputo sollevare la testa da indigenza e pressioni militari, per diventare oggi una delle realtà più rampanti e competitive nella vetrina del mercato globale: dalle automobili all'informatica, dal cinema alla nautica, dalla musica allo sport. La Corea del Sud è una delle "tigri d'oriente" più aggressive sul mercato globale. E conserva, a dispetto di oltre mezzo secolo di pressioni consumistiche, l'eredità d'una civiltà millenaria con forti specificità linguistiche, artistiche, alimentari.
C'è chi non sa bene dove sia posizionata, sulla cartina. Eppure quotidianamente usufruisce della sua tecnologia, e magari si appassiona alla creatività dei suoi cineasti o dei suoi gruppi musicali (di quella K-pop che spopola ovunque nel mondo).
La latitudine è la stessa del nostro meridione, e simile è un temperamento emotivamente generoso. Ne condividiamo l'amore per l'arte (da quello per il melodramma a quello, particolarmente vivace e sovente innovativo, per l'arte figurativa e per la scultura), ma anche la capacità di stringere i denti quando c'è davvero bisogno.
Sono circa cinquanta milioni, i coreani. Appartengono a un'unica etnia, discendente dalle tribù mongole dell'Asia Centrale. Parlano una sola lingua: unificati nei mille anni della dinastia Silla. Non hanno problemi etnici e godono di un forte senso di solidarietà.
L'alfabeto coreano è giovane: ha appena 500 anni ed è frutto di uno straordinario progetto del re Sejong, per far progredire il proprio paese. Si tratta di una scrittura fatta di grumi sillabici, un alfabeto semplice e completo (uno dei sistemi di scrittura più scientifici al mondo), concepito in alternativa agli ideogrammi.
Capita non di rado che quanto è giunto in occidente come frutto di creatività di stati orientali limitrofi (che ben prima della Corea s'erano aperti al mondo), in realtà porti una primogenitura coreana. Quella medesima terra che, 78 anni prima della famosa Bibbia di Gutenberg, ovvero nel 1377, stampava con caratteri mobili un'antologia di insegnamenti Zen.
Molti i coreani che gravitano intorno a Milano e Roma: apprendisti stilisti e musicisti, ma anche manager e imprenditori, considerando la forte presenza di aziende quali Samsung, LG, Hyundai, Daewoo, Posco, Ssang Yong, Kia... Ma una comunità coreana, prettamente composta da artisti, alcuni dei quali già noti e celebrati nel mondo, è presente anche sul territorio toscano. In particolare la Versilia è meta privilegiata per tanti giovani artisti coreani che su questi lidi approfondiscono il loro talento scultorio, assorbendo la grande storia e la potente attualità creativa del più importante polo marmifero a livello globale, dai tempi di Michelangelo al nuovo millennio.
La sinergia (e la fitta trama di reciproche contaminazioni) tra la tradizione millenaria del "Paese del Calmo Mattino" e la cultura della bellega (del panorama, dell'arte, dell'inventiva, del cibo ed anche dei sentimenti) che caratterizza la penisola mediterranea, genera esperienze creative innovative e, sempre, di grande intensità.
Gravita intorno a Pietrasanta un gruppo di artisti, interamente coreano e interamente femminile. Eterogeneo per anagrafe, per produzione e per tecniche espressive utilizzate, trova però una ben definita connotazione nella tipologia di sentire, nella lettura della realtà (che si fa arte). Attraverso il filtro di una sensibilità peculiare che nasce in oriente e che sboccia ai piedi delle Apuane, il gruppo trova la propria coerenza.
Le artiste coreane desiderano proporre, in un'unica occasione espositiva, una selezione delle loro opere.
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