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Il giorno di San Valentino, venerdì 14 febbraio, alle ore 18.00 si inaugura a Carrara la mostra personale dello scultore Michelangelo Toffetti dal titolo Il Bacio a cura di Filippo presso l’Atelier Spazio Duomo, in via San Martino, 1Michelangelo Toffetti, scultore bergamasco, ha scelto di fermarsi a Carrara per confrontarsi con il marmo, una pietra così bella quanto difficile da addomesticare e renderla complice dei propri desideri. Lo incontro nel suo atelier Spazio Duomo a San Martino, cuore di quello che a metà ‘800 era il comprensorio dell’ex segheria Walton. Un luogo storico che porta ancora con sé quel profumo del marmo e quello scorrere musicale delle acque del torrente Carrione.
Qui, nel suo atelier, mi accoglie con garbo ed immediatamente mi accorgo di aver di fronte uno scultore che ama la sua ricerca a tal punto che ogni dettaglio non è lasciato al caso o sottovalutato, al contrario, se colto, diventa quella differenza che rende l’opera d’arte unica ed irripetibile. Da subito mi immergo tra le sculture, bozzetti e disegni preparatori per aver una visione d’insieme del lavoro suo artistico.
Ed ecco che, poco alla volta, prende forma il suo primo progetto che consiste in un ciclo di sette opere, sei sculture ed un dipinto ad olio, dedicato al tema del bacio tanto caro al nostro scultore Michelangelo quanto al poeta romano Catullo che scrisse all’amata Lesbia dammi mille baci e poi altri cento, poi nuovamente mille e ancora cento. Così la scultura realizzata in Bianco Carrara dal titolo Bacio del desiderio rappresenta bene quello stato d’animo, descritto da Catullo, che è rapito dall’euforia e provoca il desiderio di averne ancora. Un’attrazione specchiante che dà origine ad una vibrazione interiore tanto da avviluppare corpi ed anime.
Per Michelangelo il bacio è un qualcosa di spontaneo e, al contempo, di universale. Con sguardo meravigliato mi dice che nessuno ce lo ha insegnato ed è vitale per costruire legami di intimità, essenziali per le umane relazioni. Mentre la scultura, trasmessa dal sangue paterno, la sente come un’emozione che prende forma e gli dà quella consapevolezza di vivere il presente così come gli permette di concentrarsi, istante dopo istante, nell’esperienza scultorea rinforzando, in questo modo, la sua capacità di prestar attenzione a quello che fa per forza di levare e l’impegno di prendersi cura dell’opera una volta ultimata.
Scolpisce in Bianco Carrara anche il Bacio dell’uomo fortunato che può trasformare una solitudine in presenza di affetti oppure aggiungere qualcosa alla propria vita che faccia la differenza perché la fortuna, per chi la sa cogliere al momento opportuno, offre quella possibilità di poter scegliere con serenità ed entusiasmo il proprio destino tanto desiderato, scelta difficile ma pur sempre presa sotto la propria responsabilità.
L’idea della scultura dal titolo il Bacio sussurrato nasce da quel pensiero che ti parla con voce soffusa di quella persona di cui ti senti preso e speri in un incontro di parole inaspettate che aprono quella porta del cuore finora chiusa perché non voleva esporsi e mettere a nudo aspetti del proprio vissuto. L’energia della fascinazione e dell’innamoramento poco alla volta prendono espressione.
Il bacio diventa un contatto fra due mondi che, fondendosi insieme, assumono quella forma complementare pur mantenendo la propria individualità ed unicità, quel modo di essere o di so-stare insieme come il Bacio dell’alba, l’unico dipinto olio su tela, che descrive quella magia che si respira al mattino presto quando notte e giorno s’incontrano di corsa e come da sempre fanno.
Michelangelo ha interiorizzato naturalmente e bene la lezione dal Futurismo e soprattutto da Umberto Boccioni, perché la scultura dal titolo un Bacio tra due stelle, realizzata in onice verde iraniano, rappresenta l’inizio dell’universo ed il formarsi del movimento dove tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente.
Mentre con l’opera il Bacio futuro, realizzata in Rosa del Portogallo, vuol rendere omaggio all’idea di esser figlio che diventa padre e mi dice che i nostri figli sono il futuro e sono un prolungamento di noi stessi, dell’essere umano, così in questo modo la procreazione assume quel senso di immortalità che ciascuno di noi porta dentro di sé, proprio come scrisse Platone nel Simposio nel vivente destinato a morire questo è immortale: la gravidanza e la riproduzione.
Infine Michelangelo Toffetti con il Bacio di Ellena, un Onice iraniano bianco con linee rosse, scolpisce un’esperienza di vita che non ha perso il suo valore anche se adesso qualcosa è cambiato e la scultura, mi rivela sottovoce Michelangelo, vorrebbe mostrare che il tempo, attraverso la memoria, focalizza il vissuto e che la materia, attraverso la sua luce, visualizza l’anima con i suoi segreti.
Filippo Rolla, Carrara 29 gennaio 2020
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