Anima sospesa di Davide Stasino
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Anima sospesa di Davide Stasino
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ANIMA SOSPESA
02 novembre 2024, alle ore 18.30, presso la Chiesa di S. Nicola a Pistaso, Via San Biagio Dei Librai n°82, Napoli. Sarà presentato il progetto : Anima sospesa di Davide Stasino. La mostra resterà aperta dal 2 novembre al 10 novembre 2024 con i seguenti orari: dal martedì alla domenica ore 10-13 e 15-18.
L’Arte apre a volte strade metafisiche, sollevandosi dalla semplice ricerca formale, dalla voglia di stupire e scandalizzare, o peggio dalla necessità di confermare sul mercato la validità di un brand. Davide Stasino, artista napoletano, nella sua continua ricerca estetica è arrivato a toccare il tema della spiritualità, realizzando Anima sospesa, un’opera dalla fortissima intensità psicologica e di grande efficacia formale. Il dipinto, ispirandosi all’iconografia delle anime del purgatorio, presenta un corpo nudo in posizione fetale nelle tenebre, in attesa di un ignoto destino. Stile e tecnica della rappresentazione, grazie soprattutto a un sapiente uso del colore, suscitano un effetto di emozionante mistero. L’opera dell’Artista sarà presentata il giorno 2 novembre 2024 nella Chiesa di S. Nicola a Pistaso, dove il Prof. Andrea Capasso (Docente di materie letterarie, greco e latino) terrà una relazione critica sul dipinto e il Dott. Giuseppe Serroni (Presidente dell’Associazione I sedili di Napoli) presenterà il suo libro Fate bbene all’Anime d’ ‘o Priatorio – Le anime pezzentelle nel Presepio Napoletano. Sarà presente inoltre l’Artista per incontrare il pubblico e rispondere alle curiosità dei convenuti. Il dipinto Anima sospesa resterà esposto dal 2 al 10 novembre presso la Chiesa di S. Nicola a Pistaso; il giorno lunedì 11 novembre sarà trasferito nella Chiesa Museo di Santa Luciella ai Librai, dove resterà stabilmente. Il percorso itinerante dell’opera sarà accompagnato da eventi collaterali, come conferenze, presentazione di libri inerenti al tema, workshop e visite guidate.
La vita delle cose è caratterizzata dal mutamento, e si vive finché si muta. La materia, in seguito a un cambio di temperatura e/o pressione, cambia il proprio stato. I corpi biologici, sotto la spinta di mutazioni casuali del proprio DNA, mutano e, se superano la sfida della sopravvivenza, si evolvono. E le nostre anime? Modificano le proprie vibrazioni fra un’emozione e l’altra, cambiano colore da un sentimento all’altro, passano da uno stato al successivo quando raggiungono una nuova consapevolezza. Alcune di esse, puramente nere e fosche, sono forse destinate all’abisso infernale; altre, che sono riuscite a non sporcarsi nonostante tutti gli accidenti della vita, arriveranno all’ultimo giorno mortale risultando pure e disposte a salire alle stelle[1] . Tutte le altre, la maggior parte, sono destinate al mezzo, alla dimensione del tempo determinato dell’espiazione e dell’attesa: secondo l’escatologia, del purgatorio. Tuttavia, anche quando viviamo possiamo sperimentare una dimensione purgatoriale ogni volta che la nostra esistenza sta per prendere una nuova direzione: un nuovo lavoro, un nuovo amore, un caso fortunato o una malasorte… Finché siamo vivi, per quanto possiamo costruirci un grigio giardino di routine, siamo costretti a stare sulla soglia delle cose. Chi riesce ormai a sentire il fascino del problema del destino umano, quando anche la filosofia sembra non occuparsene più? Forse solo chi detiene ancora il dovere della sensibilità, ossia l’artista. Entra qui in gioco Davide Stasino, ossessionato ricercatore della pittura che, concentrandosi sulla rappresentazione della corporeità in primis, ha progressivamente sottoposto i suoi innumerevoli soggetti ad analisi, erosioni, deformazioni, sublimazioni, giungendo probabilmente a un punto essenziale, il mistero dell’oltre. Il dipinto nel Nostro vede una figura umana, distesa su un fianco e curva nelle tenebre; sta come un feto adulto nel grembo del buio, e attende di passare al di là. La sua condizione di anima purgatoriale la rende sospesa, e come la sospensione di una sostanza s’intorbida al contatto con ciò in cui è immersa: la pittura del colore della carne sfuma e tremola e si confonde con il nero dello sfondo. La figura appare in una sorta di incubazione: attende apparentemente inconscia il suo destino. È un’anima che deve nascere o rinascere? Oppure ha completato la sua esistenza terrena e sogna un destino senza tempo, nell’assoluto? Forse sulla tela vediamo solo un’immagine di noi, quando siamo nelle tenebre dell’ignoranza e temiamo il futuro, e non ci decidiamo a passare oltre la soglia.
Andrea Capasso
[1] Parafrasi di Dante, Purg. XXXIII v. 145.
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