LOBODILATTICE

Alfredo Pini – Altrove

Inaugura

Giovedì, 29 Giugno, 2023 - 18:30

Presso

Art Hotel all'Angelo
Venezia, Calle va al Ponte de l’Anzolo, 403, (VE)

A cura di

Isabella Mura

Fino a

Lunedì, 4 Settembre, 2023 - 23:00

Alfredo Pini – Altrove

Comunicato

ALTROVE
Mostra di Alfredo Pini

La vita è un po’ come il Jazz...
è meglio quando s’improvvisa.
(George Gershwin)
Contemporanee, grigie, movimentate, melanconiche, in trasformazione...
sono tanti gli aggettivi per descrivere le vedute urbane di Alfredo Pini. Uno in più, Oniriche: nella
serie scelta di opere per l’esposizione all’Angelo Art Hotel, come del resto in gran parte delle sue
composizioni, ci troviamo immersi in un’atmosfera magica e rarefatta che cattura immediatamente i
sensi. Non assistiamo direttamente al verificarsi di un evento ma siamo piuttosto sospesi tra l’istante
che lo precede e il successivo; non vi è interesse per la natura dell’accadimento piuttosto siamo
rapiti da questa sensazione di astrazione dal reale, senza un tempo preciso, alla ricerca di elementi
che ci rivelino una possibile direzione. Potremmo sorprenderci un po' smarriti ma è una percezione
momentanea; possiamo stare tranquilli, siamo sulla strada giusta: è stato lo stesso artista a
suggerirci, implicitamente, questo percorso, questo privilegiato accesso alle sue opere, non
fornendoci intenzionalmente alcuna indicazione o punto di riferimento.
A differenza nostra però per Pini tutto ha un tempo e un ritmo ben precisi soprattutto nel momento
della sua prima ispirazione: si potrebbe parlare quasi di un pretesto, un motore che accende l’Atto
Creativo e che ben presto prenderà forma e colore sulla tela. La genesi del dipinto ha il sapore di un
autentico evento catartico: la dialettica con l’opera ha un inizio per poi procedere in modo
imprevedibile anche per lo stesso Artista. Più l’opera prende vita, più la sua autonomia e il suo
potere decisionale prendono forza. Pini si pone come l’abile maestro d’orchestra, come il
sassofonista che durante la Jam Session segue il ritmo e lo indirizza al tempo stesso, per poi
lasciarlo fluire allentando o ritraendo le redini all’occorrenza. Bisogna saper accompagnare il
cambiamento, affinché la mano e il pennello non si blocchino in didascaliche e ripetitive sinfonie.
Alfredo sa bene come fare, occhi e orecchie ben aperti, pronti a captare segni, stimoli e variazioni
direzionali. E’ solo così che si rende possibile la realizzazione dell’opera, con gesti di estemporanea
intuizione, svincolandosi da elementi predeterminati, in altre parole uscendo dal solco
mainstream. E’ da questo serrato dialogo compositivo che si arriva alla realizzazione di opere
fortemente evocative specchio della loro stessa genesi, presupposto per un viaggio altrettanto
suggestivo. Ad essere suggerita è la Vita, nella quasi totale assenza della presenza umana, eppure
le stesse scie luminose dei dipinti, come comete sulla città, ne segnano il passaggio. Assente è anche
il dato reale, mancando i monumenti riconoscibili che possano ricondurci ad uno specifico luogo
fisico; le vedute sono città ideali, dove i punti di riferimento sono solo accennati. Questa atmosfera
allusiva, sottintesa, simbolica, non descrittiva, è un dono che Alfredo ci fa e di cui dobbiamo essere
grati: il dettaglio ridurrebbe la capacità dell’occhio d’innalzarsi. Il rischio sarebbe di imprigionare
sguardo e mente; il campo è ampio e tale deve rimanere, non ponendo limiti alle possibili
interpretazioni. A ciascun osservatore capace di divenire viaggiatore all’interno dell’opera è lasciato
il proprio spazio, l’importante è mettersi in gioco, citando Dave Brubeck “vai là fuori e corri dei
rischi”* ben sapendo che l’unico ritmo al quale fare riferimento è il proprio.
La strada che Pini ci indica, è un invito a viaggiare a briglie sciolte, lasciarsi portare verso un
Altrove, per vivere attraverso i suoi lavori - esattamente come è accaduto a lui al momento della
composizione - un’esperienza di autentica Improvvisazione.
Interrogarsi di fronte all’Arte diventa componente imprescindibile, ma le risposte andranno cercate
in noi stessi e non di certo sulla tela. Quello che è certo invece è che non sarà il dettaglio a
raccontarci qualcosa in più ma la nostra sensibilità, disposizione e curiosità nei confronti del
mondo. L’assenza di un’esatta indicazione geografica, la mancanza di un dato reale o di una
minuzia descrittiva dell’evento, ci spingono a scendere in campo, esortandoci a trovare la nostra
personale collocazione all’interno del quadro, dirigendo lo sguardo verso l’ opera riflessa in noi:

“ Non suonare il sassofono, lascia che ti suoni ” ha detto Charlie Parker. Il riferimento musicale di
Charlie vale allo stesso modo per l’opera di Pini : come una cassa di risonanza, i dipinti amplificano
le nostre percezioni, acuiscono i nostri sensi rendendoci abili e capaci di orientarci anche in assenza
di precisi punti di riferimento.
Lasciarsi “suonare” da un’opera d’arte è l’auspicio migliore a cui si possa tendere con l’augurio di
poter vivere almeno una volta nella vita questa magia. Il regalo più bello ce lo fa Alfredo Pini,
regalandoci opere in cui , senza alcun dubbio, la riuscita di questo piccolo miracolo è garantita.
Isabella Mura
Storica dell’Arte