“Pozor Vlak”, ferrovia di uomini - fotografie di Marco Carlone
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“Pozor Vlak”, ferrovia di uomini - fotografie di Marco Carlone
Comunicato
"Pozor Vlak", letteralmente "attenti al treno". Un viaggio per immagini sui binari dell'Europa Centro-orientale.
Nell’era dei voli low cost e dell’alta velocità, le distanze si riducono e i tempi di percorrenza si restringono sempre di più. Ci sono, però, luoghi molto vicini a casa nostra, in cui questo postulato non ha valore: sono i paesi della Penisola balcanica e dell’Europa orientale.
È così che sui treni dell’Est ci si può godere un viaggio vero, non un semplice spostamento. Su questi binari i rapporti tra tempi di percorrenza e distanze si fanno reali, a volte spropositati, i chilometri macinati si sentono uno ad uno sulla propria pelle. Dal finestrino scorrono le stazioni dai nomi misteriosi e altisonanti: Chop, Pàpa, General Todorov, Slavonski Brod; i binari arrivano veramente ovunque, sfidano le pendenze dei Monti Rodopi, nella Bulgaria meridionale, a suon di ponti e curve elicoidali, si inerpicano tra i Carpazi nella Transilvania più profonda, corrono a fianco dei minareti sulle Alpi Dinariche bosniache o disegnano rettilinei infiniti nelle immense pianure della Vojvodina e dell'Ucraina. Chi l'ha detto che esiste solo la Transiberiana?
Treni di seconda e terza mano, scartati dall’Europa che conta, comprati a prezzi stracciati da Romania e Bulgaria, acquisiti come pegno di guerra dopo la Seconda Guerra Mondiale nei paesi dell’ex Jugoslavia, barattati con materie prime e montagne di minerali in Albania; ma anche convogli nuovi e moderni per pendolari, studiati per una “alta velocità” che pian piano si fa strada ma che ad oggi rimane poco più che un’utopia. Ognuno di questi luoghi ha storie da vendere sulle proprie rotaie, storie che ancora oggi si possono assaporare soprattutto sui convogli più lenti e cigolanti, rumorosi e puzzolenti, più scalcagnati e traballanti.
Come arrivare
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