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L'OVATTA DEL SOGNO ARTISTICO FRA LE MERAVIGLIE E LE ILLUSIONI DELL'INFANZIA

A Lignano Sabbiadoro (UD), dal 5 Luglio al 6 Settembre, era stata organizzata la mostra d’arte contemporanea denominata Tra le pagine, con le gigantografie dai libri per ragazzi di Beatrice Alemagna, scrittrice ed illustratrice. Nata a Bologna, lei ha vinto molti premi di livello mondiale. La mostra era stata curata dagli architetti Veronica Alemagna ed Alfredo Meneghetti, presso la Biblioteca Comunale. Loro avevano allestito una serie di pannelli. Le gigantografie riguardavano in particolare due libri: Un grande giorno di niente ed Il meraviglioso cicciapelliccia. Certamente il tratto di Beatrice Alemagna permette d’ovattare il sogno. Raccordando i titoli dei due libri, si può credere che nell’infanzia la vita proceda fra le meraviglie e le illusioni. Addirittura all’inizio è il genitore ad incanalare dolcemente il sogno del figlio, per esempio raccontandogli una favola, allo scopo di farlo addormentare. Questo “quadretto” diventa commovente, quando da adulti ricordiamo la nostra infanzia… Affinché all’inverso esca fuori la razionalità, col suo criticismo, parrà utile lo “stratagemma” dell’antropomorfismo. Beatrice Alemagna ha un tratto “giocoso”, il quale dona un arcobaleno di calda serenità pure nella grigia frenesia del tran tran urbano. Le case si percepirebbero in patchwork di pareti e tetti. A prescindere dai contrasti per un caldo cromatismo, la precisione “chirurgica” riguarderebbe le linee per i mattoni, o per le tegole. In realtà c’è una “morbidezza” di cubi filtrati da un “sorvolo” nell’onirismo, come per Marc Chagall. Si resisterebbe in sospensione sul trapasso, senza cedere alla malinconia per un’infanzia che, al massimo, preserva per sé il “buco” d’un cassetto chiuso, con l’album fotografico. Il tratto che ha Beatrice Alemagna si concede sempre una “boccata d’aria”. Dunque il cappuccio d’un cappotto si drizzerà tentando d’agganciare la nuvola, contraddicendo la verticalità troppo materialistica della pioggia. In un sogno, la caratteristica pressione della vitalità dialetticamente avrà dei limiti curvilinei, rispetto all’esteriorità. Là i nostri pensieri non si concatenano, rimanendo convulsi.

Salvatore Quasimodo immagina che la città, complice una pioggia notturna, appaia sospesa a mezz’aria. Più “positivamente”, quando lui era bambino, sua madre gli cingeva il capo con una coroncina di rose bianche. Anche lei, dunque, apriva a mezz’aria. La fanciullezza naturalmente va percepita in una “sospensione” della vitalità, mancandole l’ordine della maturità. Il poeta aggiunge che nella notte, gli astri seguirebbero un percorso ignoto, ma in curve d’oro. La loro illuminazione di nuovo gli ricordava (positivamente) la coroncina dei fiori, all’avvicinarsi di sua madre, e nella “freschezza” della giovinezza. Beatrice Alemagna ama disegnare il batuffolo, provando ad animare anche un sogno della pelle (non solo della mente). Questo si percepisce facilmente dai capelli delle persone, più che dai peli degli animali, a parità di vitalismo. Innanzi all’emotività innocente d’un bambino, Beatrice Alemagna avrà sospeso un sogno dove i pensieri non sono convulsi pungendo, ma incoronanti accarezzando. A lei interessa la dimensione a mezz’aria: dal tetto, dalla fontana, dal salto ecc…

Conosciamo la diatriba culturale su chi partecipa ai film d’animazione; in Occidente tendiamo a produrli per insegnare una piccola morale ai giovani, mentre in Oriente quelli richiederebbero perfino una valutazione sociologica, dagli adulti. Beatrice Alemagna, ispirata da Gianni Rodari, cerca lo straniamento. Così il surrealismo è reso al paradosso d’un divertimento impegnato. Un imprevisto in apparenza disturbante può avviare ad un percorso di formazione personale, per cui l’ovatta si rinforzerà sullo scudo, simbolicamente. Nel libro dal titolo Un grande giorno di niente, il ragazzino svogliato inizia a capire il mondo dopo aver perso il gioco preferito. Questo è ovviamente regolato, ma solo dalla “freddezza” dell’automatismo. Pare significativo il disegno del salto sui massi. La loro durezza andrà vivacizzata da uno spirito per l’avventura. Così sarà la natura a “smussare” il masso inorganico, all’arcobaleno d’un salto diverso: ad esempio in mezzo ai rami d’un albero. La percezione del nulla, all’interno dell’automatismo, si fa rimpiazzare da quella del miraggio. Dai sassi curvilinei ma fissi sul laghetto, si passa all’ondeggiamento per gli avvallamenti, in un bosco. Forse, è troppo facile specchiarsi in un gioco; ciò sembra molto vero se da un moderno smartphone. Il bosco, con le sue oscurità, rimane più magico. Così il ragazzino sognerà di girare nascosto come un uccello od un ungulato…

Soprattutto per i giovani, la lettura dovrebbe concludersi con un dono. Questo supera il rischio retorico riguardo la morale. Il figlio può apprezzare il genitore che gli racconta una favola, al di là della piccola delusione per cui i personaggi sono finti. Non si dà la “seccatura” d’un imprevisto, in una gentile disponibilità a prendersi cura degli altri. Per un bambino, sarebbe decisamente grave avere i genitori assenti dalla sua vita! Il tema del regalo interessa a Beatrice Alemagna, in chiave strettamente narrativa. Il libro dal titolo Il meraviglioso cicciapelliccia “alleggerisce” la morale per il salvataggio d’una creatura, precisamente aliena. Questa è disegnata con un’ovatta magicamente rimodulare: da spazzola togliendo la freddezza dell’utensile meccanico, oppure aumentando l’istintualità del pittore innanzi al quadro; da accessorio migliorando l’outfit nella società, tramite sia una sciarpa sia un cappello. Alla bambina si chiederà di rispettare il sogno dell’antropomorfismo: lei si risveglierà razionalizzandone il dono. E’ indicativo che Beatrice Alemagna abbia coniato il “neologismo” cicciapelliccia: così si torna all’outfit primordiale della nascita, dal grembo. La bambina cerca un regalo per la madre. Simbolicamente, ci sembrerebbe un ringraziamento. La bambina, senza potersene accorgere, ha avuto sulle spalle il “cappello” (protettivo) o la “spazzola” (risolutiva) della madre, sin dalla nascita. Magari, uno scrittore “si scusa” per gli imprevisti della storia, rendendo avvincente la richiesta, da parte del lettore, d’una “ricompensa” contro l’ansia di capire quale è il senso finale. I critici hanno ampiamente studiato l’estetica dell’opera aperta. Questa permette la rinascita della sua interpretazione, da parte dei diversi lettori.