A Milano, presso la Galleria “Arte in salotto”, dal 17 Settembre al 3 Ottobre era stata allestita la mostra Sale d’attesa, coi dipinti ad olio di Manuela Gallo (nata a Cosenza nel 1978). Esteticamente, l’iperrealismo dà una patina di vigore al simbolismo, se la vitalità si concentra sul trapasso. Chi progetta, deve conoscere tutte le variabili d’una situazione. Quelle saranno sospese, mentre la realizzazione finale avrà il vigore dell’assestamento. Il divano del salotto, mediante la morbidezza, ci permetterebbe uno “scavo” contro lo specchio, il quale si limita ad interrogare. Così nell’arte il simbolo non indica, poiché coinvolge. Le velature del dipinto hanno le sliding doors, rispetto alla narratività d’una figurazione (che noi dovremo reinterpretare). Manuela Gallo è interessata alla vitalità sospesa: ad esempio nelle sale d’attesa, chattando sullo smartphone, per l’indecisione in piscina fra l’abbronzarsi ed il bagno, ecc… La patina “demitizza” il surrealismo di René Magritte, se le “inserzioni” dei sogni derivano dai messaggi subliminali d’un catalogo. Si vede un palloncino d’espansione per il volto, dove sorge la mente: così si simboleggia la concentrazione sulla volubilità. Qualunque quadro della razionalità, ricordando Piet Mondrian, avrebbe le linee di sostegno in una “marionetta” delle parole crociate, che noi sovente utilizziamo coprendo i tempi morti. Più genericamente, nell’arte il realismo ingenuo manca, se è preferibile l’iperrealismo virtuale d’un accordo fra la percezione e la concettualizzazione.
Nel quadro dal titolo Sala d’attesa Maggio, i seggiolini per le due donne hanno perso l’ancoraggio in basso. Pare che quelli volteggino, come le foglie accartocciate (dal tono marrone). Invero c’è l’outfit primaverile, per via dei cappelli con la tesa larga, e la maglia a righe. Sullo sfondo, si percepisce un cielo sereno. L’attesa è sia riqualificata tramite l’hobby della fotografia, sia arginata fra gli impulsi al nervosismo od al sonno. Lo sliding doors sorge essenzialmente dalle gambe incrociate. A causa della sospensione nel vuoto, è intuitivo che la macchina fotografica aumenti il più possibile il suo obiettivo. Si tratta d’esaminare tutte le varianti del caso. Maggio è simbolicamente il mese della fioritura “esplosiva”. Ma quanto il cielo necessiterà d’una pulizia, dal cappello a ventaglio come un mocio rispetto al temporale? Alla sonnolenza dell’onirismo, la stagnazione della rigatura fluttuerà verso la panoramica d’un bersaglio. La macchina fotografica sarà stata usata per capire più a fondo, e non solo per aggiustare una “distrazione”.
Nel quadro dal titolo Sala d’attesa Anni ’60, la sospensione nel vuoto delle due donne si percepirebbe alla resistenza per atletismo. C’è la rivista col servizio dedicato al nuoto, mentre il binocolo da scienziato può demitizzare l’ipnosi del surrealismo. L’outfit rivisita gli Anni ’60, che in Italia portarono al boom economico. S’incoraggiò la mobilità, dialetticamente puntando al posto fisso. S’imparò a staccare dai tediosi obblighi di lavoro, per recuperare il benessere psicofisico, ad esempio con lo sport. Questo comporta un iperrealismo della vitalità personale, rispetto alla “patina” della sedentarietà se la società negativamente si rende omologante. Una rivista pare un salotto in miniatura, con gli articoli a rimpiazzare il mobilio. Ma non possiamo sapere se e quanto Manuela Gallo rimpianga il periodo felice degli Anni ’60. Quelli razionalmente sono trapassati!
Nel quadro dal titolo Sala d’attesa Camilla, dietro alle due donne compare una pianta grassa, che supera le teste e ha i fiori rossi. Lo smartphone permette di connettersi con tutto il mondo, grazie ad Internet. Forse c’è il difetto d’una virtualità dove il vitalismo non sa letteralmente “arieggiare”. La sospensione delle percezioni si fa rinchiudere dall’automatismo d’un tasto. Servirebbe una “sventagliata”, simbolicamente offerta dalla pianta grassa. Allo smartphone lo scorrimento spesso “innervosisce”, quando si sbaglia a cliccare la pagina voluta. La natura ovviamente ha i suoi tempi, da rispettare. Lo smartphone rappresenta un progresso per la comunicazione, ma rischia d’abituare alla chiusura per sedentarietà. Il linguaggio diventa “sbrigativo”, e può essere troncato. Il “salotto” della natura, urbanizzabile mediante i parchi, va girovagato (sospendendo la meta senza temere di tardare).
Nel quadro dal titolo La prima estate 15, la testa d’una donna è coperta da un cappello con la tesa parecchio larga. Lei regge con la mano sinistra un’ampolla in ceramica. L’estate invoglia tutti ad uscire di casa, per la temperatura che scalda, sotto al cielo sereno. Un arcobaleno dopo il temporale sarebbe simbolicamente aggiunto dalla teiera, da svuotare sulle tazzine. Con quella il sole sospenderebbe la sua irraggiungibilità, e tramite la convivialità per i “raggi” d’una tovaglia, mentre le eventuali nuvole si scioglierebbero in “sorsi”. Il titolo cita una prima estate, forse per una ragazzina alle prese con le frivolezze dei corteggiamenti. L’abito ha le righe in sostituzione dei raggi solari. Ma quanto l’ampolla si percepirebbe “abbronzata” (per il tono marrone)? In spiaggia mancano le onde del mare; quindi il cappello le introdurrà sotto la siesta, al fine di sognare. La crema solare ovviamente funge da patina per sospendere la luce.
Per Paolo Volponi, liricamente l’inconscio non è parallelo ma tondo (se l’orizzonte, pure della concatenazione logica, “ci prende” troppo coi suoi impulsi), ed in una piscina anziché in uno specchio (laddove la trasparenza deve sprofondare). Nel quadro dal titolo Verde materia occhiali, appare una donna accovacciata. Lei porta il costume da bagno. Dietro, l’antro oscuro (ergo psicanalitico) della siepe si percepirebbe per un “sipario” sull’epidermide. Ciò che è patinato ha la teatralità mediante il glamour. La donna s’accovaccia sul bordo d’una piscina, portando in aggiunta il turbante asciugacapelli e gli occhiali da sole. Le mani reggono una rivista, a naso coi reportages turistici. I piedi non entrano in acqua; in compenso la siepe parecchio alta avrebbe le foglie da destinare ad un trampolino. La figurazione di Manuela Gallo si caricherebbe d’una sociologia? A Roland Barthes interessò la critica al capitalismo con la sua massificazione, partendo dallo strutturalismo d’una semiologia (alla sintesi), “di riflesso” alla linguistica che rimpiazza l’idealismo (alla tesi), mentre la mitologia (all’antitesi) fa passare per naturale ciò che invece è culturale: ad esempio lo sport, il wellness, l’hobby, il turismo, lo status symbol, il fashion ecc… Nel quadro, le righe alla marinara del costume addolciscono sul glamour l’ipnotismo dell’onirismo (dovuto alla fluttuazione dell’antro vegetativo).




