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Hysteria di KYRAHM - se la patologia diviene performance

Una straziante videoperformance autobiografica nata dopo un periodo complesso per la salute dell'artista KYRAHM.
Un viaggio esperienziale alla scoperta di una delle patologie più affascinanti, controverse  e misteriose: l' isteria.
Durante "Hysteria, le stelle non hanno gli occhi" di KYRAHM il pubblico è invitato ad entrare nella sala/galleria uno alla volta, l'audio nelle cuffie al massimo del volume.

Un fischio di 10.000 hz fa da sottofondo a simulare un acufene insopportabile e l'impeccabile recitazione di Valentina Siracusa ci scaraventa nella difficile esperienza vissuta dall'artista che scrive nel suo blog:

“Dopo aver avuto una anestesia locale nella zona orbicolare della bocca da millantatore medico non iscritto all'albo (cosa scoperta solo molto dopo) ho immediatamente avvertito un forte bruciore e un acufene.

Ho pensato che sarebbe passato da solo ed effettivamente nei giorni successivi potevo sentire solo un flebile fischio.
Dopo circa una decina di giorni l'acufene diviene più persistente e decido di recarmi presso un otorino che non riscontra alcuna anomalia all'orecchio.
Oltre all'acufene, inizio ad avere la sensazione di piccole scosse elettriche nella zona del volto e della testa.
Allarmata contatto il sedicente medico chiedendogli cosa avesse iniettato e mi risponde "procaina".
Afferma di aver utilizzato un anestetico locale che si usa generalmente per la mesoterapia privo di effetti collaterali.
Chiaramente non fatico a nutrire dubbi sia sul prodotto utilizzato che sulle modalità di esecuzione e conservazione, visto che la persona in questione, aveva già mentito riguardo la sua iscrizione all'ordine dei medici operando illegalmente.
In realtà nel bugiardino il prodotto riporta una sfilza di problematiche ed effetti collaterali e si raccomanda di non iniettarlo per via endovenosa nella zona testa collo per evitare problemi al sistema nervoso centrale.
Considerato che il prodotto ha una biodisponibilità del 95% è possibile che abbia superato la barriera ematoencefalica ed aver avviato dei danni progressivi irreversibili?
Quel che è successo si fatica a raccontarlo e a crederlo ed è proprio per questo che sto vivendo in questi mesi un vero e proprio calvario.
Nei giorni successivi l'acufene diventa insopportabile e camminando, ho la sensazione che dentro la testa qualcosa si stia gonfiando: ad ogni passo mi sembra di camminare su dei materassi.
Preoccupata dalle scariche elettriche che estendono anche alle mani e agli arti, mi reco dal mio medico di famiglia che, scambiando il problema per dello stress, mi prescrive Lorazepan.
Contatto il bastardo che ha effettuato l'iniezione e mi invita a recarmi da una internista di Roma che cerca in tutti i modi di deviare la causa dei miei disturbi a problematiche endogene e strutturali: dapprima prova a diagnosticarmi goffamente la sindrome di Meniere (credeva avessi solo l'acufene, peccato non avessi vertigini) per poi attribuire la causa dei miei disturbi alla mia cervicale e alla mia colonna.
Ancora provata e shockata, torno a casa nella speranza che la sintomatologia si arrestasse, ma per mia sventura, purtroppo non è andata così.
Dopo circa 3 settimane dai primi preoccupanti sintomi, mentre stavo preparando il comunicato stampa del mio progetto d'arte contemporanea (mi occupavo con estrema gratificazione d'arte in ambito internazionale), avverto un inspiegabile guizzo nella testa e del liquido che inizia a scorrere velocemente, una pressione nel cranio mai provata prima, tant'è che urlo e la mia compagna comincia a preoccuparsi.
Il rumore che avverto si fa violento e nella mia ingenuità e ignoranza continuo ad attribuire il tutto a della sovraeccitabilità neurale provocata dall'acufene.
A novembre (feci l'iniezione maledetta ad ottobre) compare la fotofobia e mi sorprende: ero il tipo che riusciva a stare ai Caraibi senza occhiali da sole.
Vado a cercare un po' di riposo attribuendo il tutto alla stanchezza che nel frattempo è sopraggiunta.
Una stanchezza mai provata prima di allora.
Esco di casa, mi sdraio sulla panchina del parco condominiale e il cielo, da limpido, si fa pieno di piccole mobili macchie scure: compaiono le miodesopsie agli occhi.
Il giorno dopo mi rendo conto che la vista è peggiorata: una sorta di diplopia con effetto ghosting in entrambi gli occhi che noto dapprima sulle targhe delle macchine e i segnali stradali.
Iniziano le fascicolazioni: guizzi muscolari in tutto il corpo e una cefalea violenta. Niente è più come prima, ma continuo a pensare che i medici avrebbero trovato per me una soluzione.
Mi reco al pronto soccorso: effettuano una tac che risulta negativa e mi prescrivono visita neurologica e risonanza magnetica con contrasto all'encefalo e alla cervicale.
Mi fanno una iniezione di Toradol, ma per me è come se fosse acqua fresca.
Con estrema fatica presiedo ad un evento a Venezia alla quale non avrei rinunciato per niente al mondo. Già dopo due mesi da quella maledetta anestesia il mio stato di salute è precario e riesco con fatica a gestire le pubbliche relazioni. Ad un incontro con altri artisti e ad un certo punto si brinda con due dita di spumante: dopo aver inghiottito inizio a tremare: è come se riuscissi a sentire il bruciore nella testa per l'alcool e le sue bollicine.
Due giorni dopo il liquido nella testa diviene ancora più forte, mi sembra di impazzire e mi chiedo cosa stia accadendo. Ho sudorazione copiosa, fascicolazioni sempre più numerose, dolori sparsi.
Divento ipersensibile ai rumori e alle luci. Prego Julia di non tossire perché l'iperacusia mi provoca dolori intensi alla testa ad ogni suo colpo di tosse.
Noto che la testa oscilla lievemente, un movimento quasi impercettibile, una corrente che parte dalla testa e fa vibrare lievemente la parte sinistra del mio corpo.
Alle mani sento delle punture di spilli alle dita. Avverto i passaggi elettrici dei nervi (o dei neuroni?) su tutta la testa, è difficile da spiegare e a raccontarlo non riesco a crederci anche io.
Sto talmente male che decido di recarmi al pronto soccorso anche a Venezia, ma mi liquidano con del Valium e un miorilassante dopo un esame obiettivo neurologico che non evidenzia patologie. Il Valium mi ubriaca e non avverto alcun miglioramento con le punture di muscoril prescritte.
Mi reco in farmacia per chiedere aiuto. Descrivo al farmacista i miei sintomi e mi consiglia dell'ibuprofene. E' il primo farmaco dopo due mesi che riesce ad attutire un po' i dolori.
La settimana successiva ho la risonanza magnetica e la visita neurologica con elettromiografia.

Inizio a sottopormi ad ogni genere di esame. Tutti fortunatamente negativi.
Escludono malattie neuromuscolari e tumori al cervello.
Solo alcuni medici riconoscono una possibile correlazione iatrogena causata dal farmaco, ma nessuno è intenzionato a metterla per iscritto.
Porto un registratore ad ogni visita, sento la necessità di documentare in qualche modo questo percorso. I medici mi trattano con superficialità, supponenza, presunzione.
Mettono le mani avanti parlandomi di un possibile disturbo somatoforme o di conversione , quella che un tempo veniva etichettata come isteria.
Inizio a documentarmi e si apre davanti a me un universo. Spinta da una ulissiana sete di conoscenza, inizio a divorare testi di neurologia, psichiatria e psicologia.

Scopro una patologia estremamente affascinante, che meriterebbe per il ruolo assunto nella storia femminile la riappropriazione del termine, sostituito nel DSM da altre denominazioni
Isteria proviene dal greco Hystera, utero: infatti nell'antica Grecia si considerava che la causa di sintomi di questo tipo nelle donne fosse uno spostamento dell'utero.

La parola isteria dovrebbe essere conservata, anche se il suo significato originario Il termine è assai cambiato. Oggigiorno sarebbe molto difficile cambiare, e ha davvero una storia così interessante e meravigliosa che sarebbe un peccato abbandonarla.[1] »
(Pierre Janet, "The mental state of hystericals: a study of mental stigmata and mental accidents")

Scopro che gli egiziani attribuivano allo spostamento dell’utero l’alterazione psichica femminile, che la cura per i i greci consisteva nel matrimonio (donna contenitore che non assolve alla sua funzione), che nel Medioevo le donne isteriche venivano bruciate al rogo,
Nel 1800 si studiarono moltissimo gli attacchi nevrotici delle isteriche, caratterizzate da uno stato emozionale molto intenso, che manifestavano sintomi molto simili all'epilessia, paralisi degli arti, cecità, perdita di coscienza e della capacità di parlare.
Mi sono avvicinata ad un mondo di soprusi, pregiudizi, ma fiorente di nuovi approcci per lo studio dei misteri della mente umana.

Attualmente questo tipo di manifestazioni si tendono a considerare come conseguenza di stati depressivi, ansiosi, che esplodono in seguito a periodi di violento stress emotivo, soprattutto se il soggetto non vede via d’uscita alla sua condizione.

Chiamata anche “la grande imitatrice”, può far pensare al soggetto che ne è affetto, di aver contratto anche pericolose malattie. Si possono avere paralisi e spasmi improvvisi, dolori muscolari cronici per alterata funzionalità del sistema nervoso, sintomi gastrointestinali, altri che riguardano l’apparato sessuale, problemi visivi e della percezione.
Per mia sfortuna, un neuropsichiatra ipotizzò per me, con mio grande orrore, anche la SLA o Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia dove in pochi mesi o anni si rimane completamente immobili, dipendenti dalle macchine, ma assolutamente coscienti e la morte sopraggiunge per complicanze respiratorie.
Questo terrore, mi ha catapultata in una prospettiva esistenziale che mi ha letteralmente trasformata.
Consideravo uno scherzo atroce del destino che tutto questo arrivasse dopo la mia performance “Ecce (H)omo, Guerrieri”, dove coinvolsi anche guerrieri in lotta contro la malattia e la disabilità: nata dopo un periodo controverso della mia salute (dapprima fui operata all’utero per togliere dei miomi, poi mi trovarono dei noduli al seno e una opacità nodulare al polmone) che per fortuna si era risolto con risultati negativi.
Ho insomma passato 3 anni tra medici e ospedali e potrei scrivere un libro solo descrivendo il brulicare di vita e morte in quei luoghi, che definirei sacri.

Paradossalmente (e per ironia della sorte aggiungerei), diverse teorie affermano che la nascita della performance art coincida con le dimostrazioni dei "corpi delle isteriche" del neurologo Jean-Martin Charcot presso l'ospedale della Salpêtrière. Lo stesso Charcot fu il primo a descrivere la SLA (detta anche malattia di Charcot). Dal 1987 l’isteria è stata eliminata dall'elenco ufficiale delle malattie psichiatriche (DSM). La psicanalisi parla ora "di conversione" per quei disturbi la cui causa è psichica, ma che si esprimono attraverso il corpo: problemi di matrice sensoriale, dolori lancinanti che si spostano in varie parti del corpo (al punto che per alcune vi erano vere e proprie piaghe che si aprono e si rimarginano improvvisamente!!). Si legge su "la resistenza dell'inconscio": "Le isteriche in quanto donne soffrono in una cultura patriarcale dei mille modi in cui il sesso femminile è stato marginalizzato e silenziato nel corso dei secoli. Diciamo che le isteriche sono donne che non si sono adattate a questa condizione sia perché più sensibili, più intelligenti, più ostinate. Attraverso i sintomi isterici le donne chiedono di smettere di essere oggetti e di diventare soggetti. Attraverso l’abolizione del termine di “isteria” si è voluto cancellare la memoria dei molti tentativi che le donne hanno fatto nel corso del tempo per farsi finalmente ascoltare.

Mi guardo indietro e comincio a pensare che in effetti non è che abbia avuto un periodo semplice, comincio a dubitare anche io del fatto che forse abbia avuto ad un certo punto un vero e proprio burn out, aggravato anche dalla morte del mio insegnante Mimmo Pesce.

Ma le mie convinzioni persistono per un motivo ben preciso: fino al giorno dell’iniezione io stavo bene.
Non so con certezza cosa mi sia stato iniettato, quindi ipoteticamente potrebbe essere stato anche qualcosa di neurotossico, questo non posso saperlo.
Ho cominciato a stare meglio dopo aver assunto un antiepilettico e ho dovuto prendermi un intero anno di stop praticando agopuntura e riposo assoluto con iniezioni di glutatione, assunzione di vitamina B, Palmitoiletanolamide e vitamina D ad alte dosi.

Dopo tutto questo tempo è nato “Hysteria, Le stelle non hanno gli occhi”.
L’urgenza era quella di condividere l’inferno che avevo passato nel 2017 e di rinascere.
E Valentina Siracusa ha saputo interpretare magistralmente la mia sofferenza, la mia voglia di rialzarmi e di non mollare.
Attualmente posso stare di nuovo sotto il sole. Non ho più iperacusia, né fotofobia, né emicranie violente.
Persistono dei problemi visivi che inizialmente mi spaventavano molto, ma con i quali ora ho imparato a convivere: aloni intorno alle luci e visione doppia con un occhio solo.
Anche l’acufene c’è ancora , ma non è più devastante (e nel lavoro Hysteria ha un ruolo preponderante: l’attrice ha lavorato sotto la pressione di un doloroso fischio continuo di 10.000 HZ).

Con la performance mi sono spesso portata al limite estremo. Da regista amo farlo anche con i miei attori.

L'opera è dedicata a tutte le donne che brancolano tra soma e psiche."

Per poter assistere a "Hysteria, le stelle non hanno gli occhi" si dovrà attendere ottobre (presto nuova comunicazione), ma l'abstract è ora disponibile online.