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La natura ( non ) ama nascondersi. Silvia Margaria

Inaugura

Giovedì, 10 Giugno, 2021 - 18:00

Presso

CUBO museo d'impresa del Gruppo Unipol
Piazza Vieira de Mello, 3. Bologna

A cura di

Alice Zannoni

Partecipa

Personale di Silvia Margaria

Fino a

Mercoledì, 8 Settembre, 2021 - 20:00

La natura ( non ) ama nascondersi. Silvia Margaria

Comunicato

 

Dal 10 giugno all’8 settembre 2021 CUBO, museo d’impresa del Gruppo Unipol, ospita la mostra La natura (non) ama nascondersi, personale di Silvia Margaria vincitrice del Premio Arteam Cup 2019 rivolto a giovani artisti emergenti che si sono distinti per creatività e valore significativo del proprio lavoro.

La mostra, curata da Alice Zannoni, era stata pensata per l’anno 2020, quando siamo stati improvvisamente costretti alla chiusura e, nell’ attesa, abbiamo osservato la natura aprirsi e riprendere spazio e forma in modo impetuoso. Ora, lo stesso progetto sembra quindi trovare la sua espressione più idonea: la natura non ama nascondersi, non è addomesticabile e non può essere diversa da ciò che è.

La mostra nasce dall’esperienza personale dell’artista che, mossa dal desiderio di capire il mistero della vita nel suo fluire, percorre in solitudine la Via del Sale nelle Alpi Marittime ricercando la parte impercettibile della natura per indagare il suo processo di apparizione. Per Silvia Margaria la natura è il cambiamento, è il veicolo per parlare della modificazione del tempo nel suo tentativo di mantenimento, di resistenza all'oblio, di esserci pur passando.

Questo vettore poetico presente nell'installazione Dispersioni, emerge nel video I pass, like night, from land to land con quel ramo nel fiume che non scivola via, che si lascia travolgere dalla piena, ma sta lì fin che può, raccontando la sua resistenza con un atto che ha in sé la difesa e l'attacco e non la passività della sopravvivenza.

Emblematico l’elemento sonoro dell'installazione che simula il battito cardiaco, l’elemento fondante della ricerca, perché il cuore, come la natura, c'è ma non si vede, se ne sta nascosto tra le costole e, battendo il ritmo, scandisce il tempo nel fluire della vita.

Ed è proprio in questo senso che la natura non ama nascondersi, perché la natura intesa come proprietà fondante dell’essere, ha l’obbligo di palesarsi e di uscire sempre allo scoperto, anche se, nel rivelarsi, gioca a nascondino con il mondo.

Perché dunque la natura dovrebbe nascondersi? E che cosa dovrebbe nascondere la natura della propria insorgenza spontanea il cui frutto è proprio l'apparizione? Sono le domande che Alice Zannoni pone nel profondo testo critico che accompagna il catalogo della mostra.

Come per l'artista che sceglie il cammino per cogliere il mistero della natura, CUBO Unipol propone due momenti esplorativi, il 1 luglio e il 7 settembre, in un luogo naturale, azioni partecipate per comprendere meglio il processo ideativo e la poetica di cui la mostra è espressione.

"Il cammino è parte integrante del progetto e il passo è un movimento fondamentale per cercare la sintonia con ciò che la circonda attivando un processo creativo che incamera informazioni e sensazioni attraverso un fare che estromette la dimensione accelerata della quotidianità. La necessità di estraniarsi permette all'artista di raccogliere tutta se stessa senza distrazioni in modo che l'isolamento possa scolpire il pensiero, così come accade nel lupo, animale che è tornato a popolare le Alpi e a cui Silvia Margaria si ispira per la sua dualità: pur essendo infatti una bestia di natura gregaria, è nell'isolamento che il lupo trova la forza per occupare un nuovo territorio e formare un nuovo branco; questa fase, che biologicamente prende il nome di Dispersione, diventa metafora e dà il titolo all'installazione che Silvia Margaria ha creato ricomponendo, attraverso gli elementi raccolti in cammino, ciò che l'esperienza ha colonizzato nel suo sentire”.

Silvia Margaria donerà una lettera scritta di suo pugno ad ogni visitatore della mostra il quale, in una sorta di happening collettivo, potrà lasciare “un segno, un segnaposto, una risposta immaginaria alle lettere disperse, perché le cose disseminate o lasciate cadere (per caso o per intenzione) si comportano come semi, possono resistere, crescere, evolversi, costruirsi. Le tue parole, insieme a quelle di altri visitatori, cresceranno quindi in un insieme esponenziale, in una fioritura che sarà più della somma delle singole parti”, come scrive l’artista nella sua lettera.

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