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spirito e ragione

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Martedì, 9 Gennaio, 2018 - 23:00

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Martedì, 9 Gennaio, 2018 - 23:00

spirito e ragione

Comunicato

Spirito vs Ragione

 

Ne “Il grande demiurgo” di René Guénon (ristampato recentemente da Adelphi), il notevole studioso francese di religioni espone, si direbbe per l’ennesima volta , la sua posizione sulla tenuta della spiritualità e sulla ridimensione della razionalità. Guénon ha al suo attivo la compilazione diligente e acribica di numerosi tomi sull’argomento. Nel libro in questione, le sue certezze sono esposte con un certo vigore e sono appoggiate da una erudizione mostruosa. Il francese conosceva i segreti di tutte le religioni, ovvero i loro meccanismi interni. Si darà poi all’’islam ritenendo quella dottrina la più consona all’uomo.

Non si vuole certo competere con una tale mente, ma certi suoi sfoghi sarebbero per lo meno da analizzare con attenzione, cioè sine ira et studio (semplicemente, senza pregiudizi). Guénon non nasconde affatto l’intenzione di far sposare la razionalità con la spiritualità. Cerchiamo di evitare le complicazioni mentali, ovvero una retorica particolare che di fatto fa girare e rigirare concetti semplici, li complica e pensa di aver trovato la via d’uscita.  Nel caso di cui stiamo parlando, entrano in gioco l’intuizionismo e la teosofia (fra l’altro). Il primo viene caricato di intelletto suo proprio e spinto verso il sapere trascendentale. Non è una volontà di traduzione della trascendenza in linguaggio corrente, tutt’altro: è trascendenza con linguaggio eccelso che solo pochi eletti possono comprendere. Sembra francamente una forma di esaltazione, di lievitazione auto-indotta. Cioè la vile materia umana, secondo Guénon, sarebbe in grado, con l’apporto dell’esoterismo, di raggiungere la conoscenza perfetta, quella che sta sopra le cose e le guida. Il perché di tutto questo deriva dagli insegnamenti islamici, grazie ai quali – per estrema brevità - l’uomo non può nulla contro la volontà di dio. L’uomo ne è prigioniero, ma è dotato di mezzi (la ragione) per giungere alla giusta ammirazione del creato, entrarvi addirittura. Guénon afferma che nello stesso Dante questa filosofia è presente.

Evitiamo un ginepraio, anche se fra parentesi rifarsi a Dante per cose del genere appare una forzatura senza senso. Dante è l’uomo che arriva a vedere la luce. Il suo parente alla lontana, quello dello studioso francese, è uno schiavo al quale è concesso, se si impegna, ad allungare la catena sino al cielo. Tanto di cappello all’erudito Guénon, meno scappellamento per la carenza di analisi dei concetti. Io dico una cosa, ma perché abbia un valore vero devo argomentarla, non facendo riferimento a manipolazioni intellettuali, bensì all’uso di una ragione sempre più appuntita.

Quello che va decisamente meno bene è l’insistenza teosofica, figlia dell’ermetismo. Negli anni Venti e Trenta del secolo, la teosofia di Madame Blavatsky e di Rudolph Steiner furoreggiava. Lo stesso pittore Mondrian ne fu in qualche modo prigioniero. I suoi quadri sono quasi esclusivamente campiture, dipinte prima in orizzontale poi ridipinte in verticale, secondo un certo schema esoterico che avrebbe dovuto dare al prodotto finito una sorta di anima pura. Non conoscenza, bensì anima. La complicata teosofia, così perseguita, non poteva che portare a una idolatria moderna: il totem di pietra sostituito dal totem dello spirito.

Il libro citato dice anche che l’intuizione intellettuale spiega la presenza della fiducia nello spirito. Non spiegherebbe, spiega. Guénon è categorico. La mole dei suoi studi confluisce in certezze inesplicabili che lui spiega attraverso l’animus dell’intuizione trascendentale. Questa sua ostinazione, per nulla calibrata, bensì diretta come una freccia, e indiscutibile, va a cozzare con i dubbi della scienza.

Se la scienza è zeppa di dubbi, significa, secondo il francese, che la ragione umana è limitata al materialismo. Persistendo nella direzione scientifica, sempre secondo il francese, non si arriverà mai alla conoscenza perfetta. La ragione deve mettersi al servizio dello spirito, abbandonare le cose terrene.

Siamo un po’ nei pressi delle antiche discipline orientali, siamo nelle mani del Brahman nella sua accezione maschile e in quelle del Bodhisattva (pre-Buddha, diventa tale se cammina diritto e a testa alta, anzi altissima, cosa estremamente difficile e quindi rara). Siamo nelle mani di un Allah tradizionale (la lettura del Corano, si sa, si presta a numerose interpretazioni). Non siamo uomini, ma mezzi-uomini e dobbiamo abbassare la testa di fronte alla grandezza dello spirito.

 

Appare chiaro che una soluzione del genere – la ragione al servizio dello spirito –, con buona pace di Guénon, renderebbe gli uomini personaggi modesti e assai poco creativi per quanto riguarda le sorti future dell’umanità.  E’ inutile nascondere o evitare la realtà che di fatto sostiene, bene o male (purtroppo), l’esistenza di miliardi di esseri: solo la scienza, alzandosi le maniche, ha saputo come fare, creando, dal ‘600 a oggi con intensità crescente, un mondo che potremmo definire parallelo a quello ideale, ma sicuramente più affidabile, più onorevole per le risorse intellettuali dell’uomo.  La sua ragione pratica l’ha condotto a una capacità speculativa sorprendente. L’uomo sa immaginare cose che esulano dalla sua stretta competenza, ma quel che è più sorprendente è che le sa indagare.

 

I dubbi scientifici – nati seriamente agli inizi del ‘900 – non sono affatto un limite speculativo, bensì il contrario. Chi ha certezze ecclesiastiche o para tali, fa fatica a calarsi in un mondo problematico (che è poi il suo), in un mondo che ogni giorno, ogni ora, ti mette alla prova, sollecitando la tua curiosità primaria e promuovendola capace (l’intuizionismo qui funziona in senso positivo) di soddisfarla, seppur non secondo volontà assoluta. La zoppia della volontà assoluta non è un limite genico, ma la conseguenza di una speculazione ancora giovane. Di fronte al sapere senza fronzoli, senza addobbi, senza festoni, siamo ancora imberbi. Non sembra lecito impedirci la crescita per farci ripiombare in un pur affascinante oscurantismo. Guénon dice che la ragione va a ingarbugliarsi nella ricerca del velo di Maya e nella pretesa del suo sollevamento. Non troverà mai il bandolo della matassa. Meglio lievitare. E questo anche per chi è sovrappeso (mentalmente), ma già si è messo a dieta. Una dieta nuova, quella che cerca cose, non fantasie.

 

Dario Lodi