LOBODILATTICE

Quinto appuntamento "Aut-Out Of-f Biennale"

Inaugura

Lunedì, 25 Settembre, 2017 - 18:00

Presso

Galleria ItinerArte
Venezia, Dorsoduro 1046

A cura di

Virgilio Patarini

Partecipa

Alessandro Pedrini, Laura Longhitano

Fino a

Giovedì, 5 Ottobre, 2017 - 19:00

Quinto appuntamento "Aut-Out Of-f Biennale"

Comunicato

Comunicato stampa

AUT-OUT OF-F BIENNALE - quinto appuntamento

Due mostre tra Astrazione e Figurazione

Martedì 26 settembre 2017, alle ore 18,30, nei due spazi in cui si articola la Galleria ItinerArte si terrà il vernissage delle due mostre dedicate rispettivamente alla milanese LAURA LONGHITANO (“Non solo ritratti”, mostra personale nello Spazio Rio Terà) e all’artista soncinese ALESSANDRO PEDRINI (“Spazialità”, nello Spazio Campiello).

La Longhitano esplora, con tocco lieve e poetico e raffinata eleganza di esecuzione, le possibilità di una Figurazione capace di raccogliere la migliore tradizione della bella pittura italiana; Pedrini invece con estremo rigore di approccio,  percorre i labili territori di confine tra Astrazione Geometrica e Figurazione sintetica, nella definizione di una possibile koinè della pittura contemporanea capace di far tesoro dell’eredità delle Avanguardie.

L’Organizzazione di queste due mostre così come dell’intera rassegna è di Zamenhof Art (Milano- Napoli), in collaborazione con l’associazione Le Pleiadi (Venezia). Entrambe le mostre sono curate da Virgilio Patarini, con Catalogo Mondadori per entrambi, Progetto Cross Over.

Le mostre saranno aperte saranno visitabili fino al 5 ottobre, tutti i giorni dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 19, con chiusura il lunedì.

Ingresso libero.

Qui di seguito una breve presentazione dei due protagonisti

LAURA LONGHITANO nota biografica

Laura Longhitano è nata a Milano dove vive e opera. Allieva del Maestro Aldo Fornoni, tra i massimi esecutori in Italia della pittura a pastello cretoso, si è dedicata a questo tipo di tecnica pittorica che le è più congeniale avendo in precedenza dipinto ad olio e a tempera. Ha partecipato dal 1999 a decine di esposizioni collettive e personali e concorsi, anche all’estero (Parigi, Londra, Tokio e Berlino), vincendo ambiti premi. Tra quelle più recenti ricordiamo: nel 2013 la mostra “Omaggio a Caravaggio” al Museo Crocetti di Roma; personale alla Galleria Eustachi di Milano; sesta edizione Trofeo “La Lupa 2013”, Roma, vincitore assoluto; personale alla Galleria Immagine e colore di Genova; Biennale Internazionale d’Arte di Palermo; Festival della Cultura e delle Belle Arti del XXI secolo a Capri; Firenze Festival delle Belle Arti; Mostra Italia Art Tokio 2013; Palazzo della Racchetta (Ferrara) mostra tematica “Dramatis Personae”, catalogo Mondadori; nel 2014 a Napoli mostra collettiva “Terra, aria, fuoco e acqua”; Londra Royal Arcade Gallery; Venezia, campo San Zaccaria, Collettiva; Ferrara Palazzo della Racchetta, premio “Il segno”; Malta,  Cavalieri di Malta, collettiva; Collettiva al Castello di Montese; Parigi “Carrousel du Louvre”; Parigi “Biennale Europea”; Genova Expo arte “Vernice Art Fire”; Ferrara, Piacenza, Milano mostra tematica  “Dramatis Personae”; Barcellona Biennale; nel 2015 a Parigi collettiva “Carrousel du Louvre” ; a Tokyo “Mondial art free”; Art Taormina 1° premio internazionale Mazzullo; Palermo 1° premio internazionale della cultura; Palermo Artista per Unicef; Palermo 1° premio internazionale Breathingart omaggio a Dante Alighieri; Milano Expo Palio Artistico; Roma Teatro dei Dioscuri “A regola d’arte”; Mostra personale “Figure e ritratti” Milano, Spazio E; Roma Teatro Dioscuri “Ritratti”; nel 2016 Palermo Selezione Arte Contemporanea; 56° Biennale di Venezia per il Jubileum; Roma mostra “Eidos –La forma della Bellezza”; Milano Premio Internazionale Tiepolo; Roma “Quando la creatura parla”; Finale Ligure “Arte stupenda”;  Verona - Triennale di Arte Contemporanea

Hanno scritto di lei

I pastelli di Laura Longhitano Ruffilli, allieva del maestro Aldo Fornoni, sono paesaggi , nature morte e ritratti che ben rappresentano l’ arte del pastello soffice nella delicatezza del tocco e nelle trasparenze, come nella suggestiva intensità cromatica.

Le marine all’imbrunire, si caratterizzano per i sorprendenti contrasti di luminosità e di toni. In una marina che ritrae alcuni “ pescatori della battigia”,l’ azzurro vellutato del mare ben si accorda con un cielo nuvoloso, in cui aperture di bianco e di azzurro conferiscono al paesaggio l’umbratile luminosità di un pomeriggio coperto. Pregevole il paesaggio nevoso, in cui la gamma dei bianchi, dal candido al perlaceo, definiscono l’ insieme, la profondità, le ombre prospettiche.
Nelle nature morte, la luce si espande dal centro ,che è anche il punto focale dell’ opera. Si evidenzia l’ uso virtuoso del colore della carta negli sfondi grigi, che valorizza, per contrasto, i colori della composizione.
Nella natura morta con frutta, la luce si irradia dall’ alto e si legge nel lucore riflettente della buccia della pera e nei chiari sfumati, che acquistano luminosità proprio dal contrasto con le ombre dello sfondo, accentuate da rapidi e leggerissimi tocchi di nero. Rapidi passaggi di nero e qualche sfumatura di bianco,definiscono il tavolo su cui sono appoggiati un grande grappolo d’ uva, una bottiglia d’ acqua e una pesca; nella bottiglia, a forma d’ ampolla, la luce si irradia in leggieri tocchi di bianco.
Eleganti quanto magistrali, i pastelli di Laura Longhitano Ruffilli si avvalgono di un’ ottima tecnica e suggeriscono un’impressione immediata quanto evocativa.
Nel ritratto, l’artista esprime l’acutezza d’ osservazione quanto la delicata sensibilità percettiva. L’accuratezza della realizzazione e la ricerca delle potenzialità pittoriche del pastello soffice sono le caratteristiche tecniche leggibili ad un’attenta considerazione delle opere;l’ effetto immediato che comunicano, è la gioia o la letizia di un momento di vita, come nei ritratti dei nipotini, delle figlie o nell’autoritratto dell’ artista.Il volto dell’anziano pescatore, che guarda stupito al di sopra degli occhiali da vista, è un esempio magistrale di lirico realismo : l’ armonia cromatica dei colori caldi e vellutati e l’espressione attenta e vagamente sorpresa dello sguardo ne fanno rivivere con immediatezza lo stato d’animo del momento in cui è stato ritratto.
L’ anima si legge nello sguardo e nell’espressività dei volti , lievemente soffusa in velature impalpabili e luminose.

Lia Briganti

ALESSANDRO PEDRINI nota biografica

Alessandro Pedrini è nato a Soncino (CR) nel 1949, si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano, lavora ed opera nel suo paese natale. Entrato in contatto con il gruppo di pittori locali ha insegnato alla scuola di disegno, nel corso di pittura ed arti grafiche, presso la Rocca di Soncino. Sin da giovane si è fatto conoscere ed apprezzare attraverso la partecipazione a numerose mostre personali e collettive ed a rassegne d’arte. La sua ricerca pittorica nasce negli anni settanta, ripercorrendo le più significative esperienze del Novecento: Post-Impressionismo, Cubismo, Pop Art, Arte Povera, Arte Concettuale, Optical Art ma soprattutto è la lezione Kandinskijana ad influenzarlo, còlta nei rapporti di colori e suoni, di trascrittura semantico-sinestetica, senza però rinunciare ad una totale astrazione della rappresentazione dell’oggetto. Ha insegnato disegno tecnico ed artistico presso istituti statali e privati della provincia di Cremona. Ha frequentato il mondo artistico milanese negli anni che vanno dal 1971 al 1978.

Tra le principali mostre e concorsi a cui ha partecipato, ricordiamo: a Soncino nel 1971 la “Terza Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea e d’Avanguardia” dedicata a Piero Manzoni esponendo accanto a pittori quali: Benaglia, Bono, Corpora, Enea, Kodra, Naponi, Pomodoro, Rotella, Scanavino, Schifano; a Milano nel 1974 partecipa alla “Prima Singolare Rassegna di Pittura dei Grandi Maestri Contemporanei” presentata dal critico d’arte Dott. Antonino De Bono, esponendo accanto a pittori quali: Brindisi, Cagli, De Chirico e Guttuso; nel 1976 sempre a Milano la mostra personale presso la galleria Marcona ; a Crema nel 2004 la personale intitolata  “L’emozione dei colori e la dimensione essenziale delle forme” ; nel 2005 la personale “La Dimensione Essenziale della Forme” a Castell’Arquato presso la Galleria d’Arte Transvisionismo; nel 2006 a Milano la mostra collettiva “Evanescenze e sogni” presso il circolo culturale “Sassetti Cultura”; nel 2007 la mostra collettiva “Dal reale all’immaginario” presso la galleria Transvisionismo a Castell’Arquato 2007, presentata da Paolo Levi; sempre nel 2007 a Crema la personale intitolata “Il fascino della concretezza” ; nel 2008 la collettiva in Inghilterra “Italian State of Art”, presso la Nolias Gallery at Thomas Becket  a Londra.Nel 2009 è finalista del Premio Il Segno (in giuria, tra gli altri, Rossana Bossaglia e Paolo Levi) ed espone alla Galleria Zamenhof di Milano. Nello stesso anno espone, sempre a Milano, al Circolo della Stampa e presso la Biblioteca Umanistica dell’Incoronata. Nel 2010 alla Galleria Zamenhof la collettiva tematica intitolata “Geometrie variabili”, a cura di V. Patarini, e “Una raccolta d’arte contemporanea italiana” alla Galleria civica d’arte moderna Giuseppe Sciortino – Città di Monreale (PA). Nel 2011 espone in Belgio presso lo spazio culturale “ArtypArty”  ad Aalst e nell’ambito della VI Biennale di Soncino intitolata “A Marco” presso la Galleria Spazio Soncino. Nel 2012 la tri-personale  intitolata “la Realtà del Sogno” a Venezia, a Palazzo Zenobio, nell’ambito della rassegna “Prospettiva Post-Avanguardia”. Nel 2013 partecipa alla Prima Biennale Internazionale di Palermo; alla mostra collettiva itinerante “Koinè 2013”, a cura di V. Patarini, presso la galleria Zamenhof di Milano, alla Galleria 20 di Torino e a Palazzo Racchetta di Ferrara e poi alla VII Biennale di Soncino. Tra il 2015 e il 2016 ancora una partecipazione alla Biennale di Soncino e al progetto itinerante “Koinè”, sempre a cura di Patarini, prima a Milano alla galleria Zamenhof, poi a Piacenza presso il Complesso Museale "Ricci Oddi ", a Ferrara alla Galleria del Rivellino, infine a Napoli a Castel dell'Ovo e a Roma alla MUEF Art Gallery.

Tra le molte pubblicazioni ricordiamo il Catalogo d’arte “Il Quadrato”; l’ “Annuario Comed”; la rivista di architettura “Lotus International”; l’“Almanacco soncinese” di lettere ed arti; il Catalogo della mostra “Dal reale all’immaginario”, a cura di Paolo Levi, Edizioni Comed; il “Catalogo dell’Arte Moderna”, anno 2007, n. 43,  anno 2008,  n. 44, anno 2009 n. 45, anno 2010,  n. 46, anno 2011, n. 47, Editoriale Giorgio Mondadori; il volume d’arte contemporanea  “Dialogo tra forme”, editoriale Giorgio Mondadori, a cura di Paolo Levi, anno 2009, edizioni Elede; il  Catalogo della mostra “Italian State of Art”, Londra, a cura di Silvia Bonomini, Alena Jurisa e Donatella Bonelli; il Catalogo “Una raccolta d’arte contemporanea”, Museo di Monreale; il Catalogo della VII Biennale di Soncino 2013; i cataloghi “Koinè 2013” e “Koinè 2015”, entrambi a cura di V. Patarini, edizioni Zamenhof Art; il volume “Maestri - Selezione d'Arte contemporanea” a cura di Vittorio Sgarbi; il volume “Italiani” a cura di Vittorio Sgarbi; Rivista Effetto Arte, aprile 2016. Di Lui hanno scritto: Paolo Levi, Luigi Galli, Renata Navalesi Gerevini, Gabriella Torricella, Elena Gavazzi, Daniela G. Carrabba, Andrea Galvani, Giulia Bassi; Vittoria Colpi, Silvia Bonomini, Alena Jurisa, Donatella Bonelli, Virgilio Patarini.

Articoli sulla sua arte sui quotidiani: La Cronaca di Crema; La Provincia; Libertà; Il Tirreno; Prima Pagina; Cronaca di Piacenza; Corriere Padano; La Cronaca di Cremona; La Voce di Cremona; Il Nuovo Torrazzo; Londra Sera.

Hanno scritto di lui

La pittura di Alessandro Pedrini nasce da un’originale alchimia che sintetizza spunti figurativi stilizzati, astrazione geometrica, atmosfere metafisiche e una tavolozza giocosa e squillante di vaga matrice pop.

A prima vista quella di Pedrini può sembrare una pittura essenzialmente astratta geometrica con reminiscenze kandinskiane, ma sarebbe una lettura parziale e sostanzialmente fuorviante. La sporadica apparizione di figure stilizzate a cui si faceva cenno (l’aquilone, le ciminiere, il toro, il pianoforte, la vela, l’occhio) ci raccontano qualcosa di diverso e di fondamentale: si tratta al tempo stesso di epifanie e di segnali rivelatori. Quando appaiono, la loro centralità nella costruzione dell’opera ci dice chiaramente che c’è un rapporto stretto tra queste opere apparentemente astratte e la realtà di tutti i giorni, ci invita ad andare oltre l’apparenza, oltre la superficie piatta e levigata del quadro, oltre le forme geometriche, oltre gli linee rette, i cerchi e le ellissi, oltre la ricchezza e la varietà delle scale cromatiche e il gioco delle campiture di colore. Queste figure stilizzate sono un indizio, un particolare rivelatore.

Se ripercorriamo nel corso degli anni l’ampia produzione pittorica dell’artista di Soncino ritroviamo alcuni temi ricorrenti il cui scandaglio dà vita ad alcuni veri e propri cicli pittorici. Su tutti spiccano i temi dello “spazio” e del “movimento”. Temi cruciali dell’arte visiva di tutti i tempi, il cui approfondimento in Pedrini, attraverso una vera e propria serie articolata di “esercizi di stile”, ci fa pensare a qualcosa che sta a metà strada tra l’esercizio spirituale e la meditazione filosofica.

Nelle opere che indagano la spazialità notiamo una predominanza delle linee rette, in alcuni casi, come in molti dei quadri più vecchi della serie, si tratta di una predominanza assoluta; mentre nelle opere più recenti la linea curva, il cerchio, l’ellissi divengono sempre più frequenti: lo “spazio” diviene più liquido, si fa più fluido, meno rigido. Viceversa nelle opere dedicate esplicitamente al “movimento” linee curve e rette si contrappongono quasi sistematicamente in un rapporto dialettico, con una netta dominanza delle prime.

In entrambi i cicli è la ricerca di un “ritmo” e di una “armonia” compositivi a reggere la struttura dell’opera dal punto di vista formale, e accanto alla sequenza e alla contrapposizione di linee curve e rette, assistiamo ad un analogo uso di sequenze e/o contrapposizioni di scale e gamme cromatiche. È evidente, come già altri hanno giustamente osservato, che alla radice di tale modalità di costruzione e concezione dell’opera ci sia una analogia con la musica e una derivazione diretta dalla lezione di Kandinsky, ma a me pare che qui le ragioni profonde siano differenti, e che l’affiorare qua e là di elementi figurativi, sia pur fortemente stilizzati, ne siano la prova. (…)

Virgilio Patarini (Da  “Cross Over”, Ed Giorgio Mondadori, 2017)

 

VEDI PROGRAMMA COMPLETO DELLA RASSEGNA SU

https://www.zamenhofart.it/aut-out-of-f-biennale/

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