LOBODILATTICE

PINA DELLA ROSSA / SEGNI PERMANENTI

Inaugura

Sabato, 21 Settembre, 2019 - 11:00

Presso

MACRO Asilo – Museo di Arte Contemporanea
Via Nizza 138 – Roma

A cura di

Area24Space

Partecipa

PINA DELLA ROSSA

Fino a

Sabato, 21 Settembre, 2019 - 17:00

PINA DELLA ROSSA / SEGNI PERMANENTI

Comunicato

MACRO Asilo

PINA DELLA ROSSA | SEGNI PERMANENTI

 

PERFORMANCE

Sabato 21 settembre 2019, ore 11:00/17:00

 

MACRO Asilo – Museo di Arte Contemporanea

Via Nizza, 138 – Roma

 

 

PINA DELLA ROSSA | SEGNI PERMANENTI

Flagranti ferite dell’animo, “stigme” di celata violenza, rimosse attraverso una performance collettiva a valenza catartica.

 

Direttore artistico del MACRO Asilo
Giorgio De Finis

Testi
Fabio Benincasa, Martina D'Ambrosio, Jacopo Ricciardi, Massimo Sgroi

Accompagnamento musicale
Sebastian Zagame

Voce narrante
Dario Riggio

 

Senso e relazione in Segni permanenti di Pina Della Rossa.

Nel ciclo di lezioni da lui tenute al Collège de France, l’artista tedesco Anselm Kiefer, commentando il processo della propria pratica artistica ha notoriamente affermato che “l’arte sopravvivrà alle proprie rovine”. Nell’indelebilità del segno risiede dunque la vera materia dell’arte. Tenendo fede a questo assunto l’intervento di Pina Della Rossa al MACRO si concentra sul lasciare emergere un senso da un approccio volutamente frammentario ed evocativo.

L’oggetto immediato della performance artistica è il risultato dell’interpretazione stessa ed è in continuo divenire tramite la relazione con il pubblico, permettendo l’affioramento, a partire da una costellazione di parti, di un oggetto dinamico che allarga il campo del senso.

Segni permanenti, nella sua diretta franchezza, punta a costituire un vettore artistico che, tramite la riflessione sulle memorie e sulle sofferenze personali, spinge i partecipanti verso l’apertura universale di una meditazione collettiva.

Pina Della Rossa, invita il visitatore ad agire performativamente in prima persona sul materiale messo a disposizione, segnandolo indelebilmente, collegando quelle che sono rovine di pensiero e di dolore con un senso nuovo, ricostruendo storie dai resti di una singola storia. Lo smalto rosso nell’allusione al sangue versato può essere memoria di dolore, ma anche promessa di generazione o addirittura di redenzione futura.

Il pubblico è lasciato libero di decidere, ma conscio della necessità di cercare un apertura per permettere la sopravvivenza della natura umana al di là delle sue proprie rovine artistiche.

Fabio Benincasa – MACRO Asilo

 

La forza e la potenza dell’attività artistica talvolta permette la ripetizione di un Reale traumatico, la cui irruzione nel passato ha determinato delle ferite, delle tracce, dei segni permanenti. Il trauma ha le sembianze di un indicibile, è assente quella potenzialità rappresentativa che permette di elaborare e storicizzare un vissuto; così il trauma è caratterizzato da una atemporalità che immobilizza e incarcera il vissuto nel sempre presente.
Qui, il potere dell’arte e dell’attività performativa di Pina Della Rossa lascia l’accesso ad una messa in scena di quell’esperienza, migliorandola, rendendola accettabile, aprendola al pubblico, all’altro con cui viene condivisa; tale rappresentazione può determinare una ripetizione migliore di quell’evento, più accettabile; la realtà privata, chiusa e segreta del trauma lascia spazio ad una accettazione pubblica; si può addirittura immaginare che la performance stessa, pur nella ripetizione, porti un senso nuovo all’accaduto, un accesso alla possibilità di simbolizzare un’esperienza, storicizzandola.
L’artista Pina Della Rossa attraversa, in questa attività performativa, tutti gli stadi del trauma, mettendoci di fronte ad una femminilità interdetta, assoggettata al segno dell’altro, ma in questo caso un segno delicato, di smalto; invita l’altro a riprodurre quell’evento attraverso la possibilità di segnare di rosso la sua immagine passivizzata, muta; quest’invito è però, finalizzato unicamente a sigillare sotto un vetro questi segni, rendendoli passati;  prova ne è l’emergere di una vitale luminosa natura.
Martina D'Ambrosio

 

L’immagine fotografica è un ritratto dell'artista, Pina Della Rossa, che si gira verso l'osservatore, offrendo, nel distante bianco e nero, un volto a cui sono stati tolti naso e bocca, mostrandosi soltanto attraverso lo sguardo. In questa lacuna rappresentativa e soggettiva, sofferente di una mancanza identitaria, strappata dall'artista alla donna-artista, gli spettatori dovranno intervenire con pennelli e vernice rossa. Il segno operato dall'osservatore-attore sul corpo della donna-artista è da intendersi ferita, lacerazione, violenta disobbedienza alla staticità classica dell'opera d'arte. Ogni volto ripetuto con il suo intervento rosso formerà un grande pannello, come un freddo catalogo di interventi intrusivi sulla persona e nella persona. Sul tavolo preparatorio, dove ogni persona farà il suo intervento dopo aver visto l'esempio dell'artista, saranno disposti alcuni tasselli con il segno rosso in una cornice di legno naturale con sopra un vetro appoggiato, come a imprigionare o a sigillare l'opera, o esponendola in una vetrina o conservandola come reliquia nel suo contenitore.

Sul pannello composto di tasselli ne comparirà un ultimo a colori che ritrae foglie verdissime davanti a lamiere arrugginite, citando il rosso del sangue. Qui l'artista indica il complesso del suo lavoro precedente, durato più di trent'anni, in una ricerca di rinascita necessaria, labile e pericolosa, sempre sfuggente ma materialmente tangibile.
Jacopo Ricciardi

Esiste la voglia di trascendere dal proprio corpo rappresentandolo attraverso le interazioni simboliche e virtuali con il corpo dell’altro. Il corpo astratto rimuove, nell’esistenza disincarnata, la paura del dolore, della malattia, della sofferenza fisica. Esso è la sublimazione della bellezza che occupa il non spazio. E’ l’angelo (o il suo doppio: il demone) che si libra nella danza spettrale della pura luce. A questo proposito ciò che Dio ha definito come massimo esempio di bellezza, Lucifero, finisce per essere, nel momento successivo della creazione, l’incarnazione stessa dell’orrore del male. Pina Della Rossa rappresenta se stessa proprio attraverso il corpo disincarnato della fotografia che tende ad essere immateriale; nella dicotomia simbolica del suo lavoro restituisce a se stessa la valenza rituale della purificazione del corpo dalle ferite. E’ una attestazione di realtà che finisce per essere la metafora del corpo ferito che appartiene all’intera umanità; non più soggetto dell’arte ma oggetto assoluto della rappresentazione del dolore del mondo laddove è lo stesso corpo della Madre Terra ad essere ferito. Nel coinvolgere, infatti, i fruitori dell’opera l’artista napoletana condivide non solo la ferita stessa, simboleggiata con un attraversamento pittorico violento di colore rosso, ma il senso profondo della liberazione catartica dalla violenza in quanto tale. E l’artista è la principale attrice  dello spettacolo del reale e dell’allegoria dell’alterità. Il suo corpo è mutogeno e ferito ma il suo stesso fluire fa collassare le distinzioni tra ricettore ed emettitore, ovvero tra il medium ed il reale assolutizzando il senso della ferita  perché ciò che funge da detonatore per l’accadere è, questo caso, il corpo stesso dell’artista.
Massimo Sgroi

Pina Della Rossa, vive e lavora a Napoli. E’ docente di Disegno e Storia dell’Arte, attiva sulla scena dell’arte contemporanea dagli anni ottanta. Si occupa di comunicazione per immagini attraverso il visual design, la fotografia, la pittura, le opere tridimensionali, fino all'uso delle nuove tecnologie digitali e multimediali. Il suo  linguaggio specifico è quello di lavorare con le immagini proponendo la fotografia come strumento di riflessione e di analisi. La sua ricerca fotografica vuole essere un ideale ritorno alla pittura. Fondamentale, dunque, è il dialogo intenso tra pittura e fotografia, due elementi inscindibili, che si manifesta attraverso una relazione di linguaggi diversi all’interno della stessa immagine. In tal senso si concentra  sull’aspetto compositivo, sullo studio del colore e della luce, sui contrasti tonali, sui giochi di piani, e sull’intensità dei particolari. Al fine  di superare la superficie fisica del quadro, di andare oltre la foto, per includervi la dimensione spazio-temporale.

Ha esposto in numerose mostre nazionali e internazionali, con  artisti di fama,  quali: Nobuyoshi Araki, Hidetoshi Nagasawa, Dennis Oppenheim, Daniel Spoerri.

Le sue opere sono in collezioni permanenti presso Enti pubblici e privati, in Musei, in Archivi e in Gallerie di arte contemporanea, di diverse città italiane e all’estero, tra cui  MUSEO MADRE di Napoli, MUSEO NAZIONALE di Thebes in GRECIA; MUSEO ALLOTROPYA, Antikyra, GRECIA; MOBIUS Gallery - Cambridge, Massachusetts, USA; Museo CAM Contemporary Art Museum, Casoria (Napoli), MUSEO MACS ARTE CONTEMPORANEA Santa Maria Capua Vetere – Caserta, MUSEAVV – Nizza, The LONDON BIENNALE – Londra e ART HOTEL GRAN PARADISO – Sorrento.

Nel 2016 è inserita nell’ATLANTE dell’Arte Contemporanea a Napoli e in Campania, a cura di V. Trione – per il progetto di ricerca e documentazione del  Museo MADRE - Napoli. Ed. Electa.

 

MACRO Asilo – Museo di Arte Contemporanea

Via Nizza 138 – Roma
https://www.museomacro.it/evento/pina-della-rossa-segni-permanenti

 

PINA DELLA ROSSA

E-MAIL: pinadellarossa@adrart.it  -  www.adrart.it/artisti/pinadellarossa   

GALLERIA DI RIFERIMENTO

AREA 24 SPACE – Napoli

 

 

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