LOBODILATTICE

Memorie del cuore: tra macchia e naturalismo.

Inaugura

Sabato, 6 Novembre, 2021 - 17:30

Presso

GAMeC CentroArteMOderna di Pisa
Lungarno Mediceo, 26 , Pisa

A cura di

Massimiliano Sbrana

Partecipa

Curzio Marchi

Fino a

Mercoledì, 17 Novembre, 2021 - 19:00

Memorie del cuore: tra macchia e naturalismo.

Comunicato

Memorie del cuore:  tra macchia e naturalismo.

Dal 6 al 17  Novembre 2021

a cura di Massimiliano Sbrana

Apertura al pubblico: Sabato 6 Novembre 2021 ore 17,30

Artista presente :  Curzio Marchi

Sede : GAMeC CentroArteModerna Pisa - Lungarno Mediceo,26 Pisa - www.centroartemoderna.com - tel. +39 3393961536 (Whatapps, Telegram, Signal)

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Memorie del cuore:  tra macchia e naturalismo.

Si inaugura Sabato 6 Novembre 2021 ore 17,30  presso gli spazi espositivi della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea CentroArteModerna di Pisa, a cura di Massimiliano Sbrana,  sul Lungarno Mediceo al n.26, la mostra personale (Sala Fibonacci) del pittore pisano Curzio Marchi dal titolo "Memorie del cuore:  tra macchia e naturalismo".

Curzio Marchi è nato a Pisa, dove ancora oggi lavora. Di particolare rilievo le sue frequentazioni con noti autori pisani come Lotti e Semeraro ma nulla toglie al profilo una ricerca prevalentemente da autodidatta.

Marine popolate da imbarcazioni attraccate al molo, a riva, ancora in navigazione, sfondi paesistici, cavalli al pascolo, nostalgiche e multicolori distese di campi in fiore delimitate da verdeggianti ed azzurrine pinete all’orizzonte, viali alberati filtrati, irradiati di luce. Questi i temi più ricorrenti forgiati dal pennello di Curzio Marchi, dopo prioritarie, meditate, esperienze sui classici del XV e XVI secolo. Tiepolo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio e caravaggeschi per finire con l’interessarsi ad un qualcosa che doveva risultargli naturalmente consentaneo, nell’idea di plasmare un soggetto all’insegna del binomio luce-colore. Il paesaggio è uno dei temi prediletti, la luce penetra tra le fronde, biancheggia o indora fogliami e sentieri fino ad abbagliare e trascendere una méta che è nettamente delineata solo dalla memoria del cuore di chi l’ha pensata, sognata, carezzata e forse continua a farlo al di là del quadro. Ci saranno sempre un lido, una collina o una radura, un viale, un luogo con qualche spunto topografico riconoscibile. Il "ritratto paesistico" di Marchi sarà anche sempre e comunque il "paesaggio della memoria", la memoria di chi ha registrato un determinato scorcio in un preciso momento.
L’esecuzione rapida volta a carpirne gli aspetti essenziali è il vero filo conduttore dei viali alberati di Curzio Marchi.
E’ stato sicuramente Monet un riferimento costante nella sua opera, tanto che ad un certo punto della propria vita girerà in lungo e in largo per la campagna intorno a Le Havre per dipingere nei prati, nei giardini, lungo le spiagge, ovunque c’è luce e colore. L’artista, pur guardandosi certamente intorno, attinge luci e colori direttamente dalla sua anima, capace di registrare episodi visivi, sensazioni, emozioni che la natura non manca di trasmettergli. E’ la natura il grande comune denominatore di Marchi e Monet; la considerazione della luce come vera incontrastata protagonista dei suoi dipinti lo aveva spinto, fin dagli inizi, nel raggio di Monet, quale appunto grande sperimentatore della luce, amante della natura. Le sue composizioni semplici riflettono, oggi, la stessa predilezione per i paesaggi rurali annotata con quell’amore pacato proprio dei "naturalisti" della seconda metà del’Ottocento, epoca in cui i toscani Martelli, Signorini, Fattori, in una sorta di linea evoluzionistica che dalla "macchia" conduce all’impressionismo, guardano ad una tendenza esplosa intorno agli anni Settanta del secolo scorso in Francia. E’ l’insofferenza verso la vita aggressiva della città moderna che fa anelare verso la calma campestre. Per questo il celebre Breton si rifugiò nella quieta campagna d’Artois dedicandosi esclusivamente alla pittura di temi campestri. "Fughe organizzate" negli scorci prospettici di viali alberati macchiati di luci e ombre che richiamano opere di Monet. La sua è un’interpretazione del paesaggio in chiave umorale che spesso trascende l’aderenza realistica. Impressioni che toccano anche le acque dove sostano le sue barche, vivacemente colorate in rosso, giallo, bianco, ormeggiate a riva, impressioni di luce dorate che forgiano i grovigli di reti ammassate sul molo.
In Barche sulla spiaggia a Etretat Monet sbozza più di quanto non faccia Marchi in questa fase, per certi versi ancora abbastanza naturalista. Barche tuttavia affini ancora a quelle di composizioni Monetiane come Il porto di Honfleur. Orizzonti sfumati, definiti solo nella memoria, come le marginali figure di pescatori, macchie di colore senza contorni analoghe alla gente a passeggio raffigurata da Monet in Hyde Park. Piccole porzioni di un mare popolato da intensi giochi cromatici tra cielo e vegetazione riflessa sulle acque, affascinanti sintesi di dense e varie tonalità di verdi ed azzurri, in una risoluzione d’insieme tra le più felici di tutto il percorso dell’artista pisano. Impressioni di luce che deviano sempre più verso una china simpatizzante della realtà astraente del divenire.
Dai contorni sempre meno definiti, se non dalle grasse pennellate di colore allusive di realtà in continua trasformazione, fino ad arrivare a quei vialetti alberati, segnati e scontornati di nero che incapsulano tronchi sugosi di biacca. Nascono così i primi paesaggi astraenti con qualche sopravvivenza di timbro impressionista con degli accesi accostamenti di natura cromatica.
Le "impressioni di luce" di Marchi, soprattutto ad uno sguardo ravvicinato, hanno già in sé un nucleo alquanto astrente in quel serpeggiare di linee o grovigli di cromie ‘stridule’ che veicolano o forgiano forme vegetative, acque e fiori. Da un retaggio di tradizione impressionista, cui si aggancia indubbiamente l’opera di Marchi, si arriverà ad un’accentuazione sempre più importante di toni astrattivi nella figurazione, con avvisaglie embrionali di quei gialli e rossi accesi e screziati dalle vele o dei riflessi sulle acque. Giochi di luce e colore rivisitati e corretti, tradotti in un lessico più contemporaneo che trova un referente dichiarato in Mario Schifano, cui Marchi s’ispira per il trattamento della materia cromatica non stesa a velo, l’impasto corposo, vivace, ‘schizzato’ del colore.
Nascono allora anche le prime composizioni floreali che quasi ‘sparano’ i colori dell’intorno. E’ un’esplosione di vivaci cromie. Con un occhio di riguardo a certe note astraenti grondanti di colore di Mario Schifano, Marchi si avvia così verso il proprio futuro pittorico, senza dimenticare la lezione impartitagli dagli impressionisti, una ricerca condotta con spontaneità, volta verso "l’accordo difficile tra occhio e sentimento, tra osservazione diretta dal vero e trasfigurazione lirica, tra analisi della visione ottica e stato d’animo".

Altre informazioni prossimamente sul sito: www.centroartemoderna.com . Per appuntamenti tel + 39 3393961536 (Whatapps, Telegram. Signal)  O email: info@centroartemoderna.com

La mostra proseguirà fino 17 Novembre 2021 con ingresso libero. Orari: 10-12,30/16-19 (feriali). Apertura straordinaria Domenica 7 Novembre 2021 17-19. Chiuso lunedi. Festivi telefonare.

NOTA: Le visite avverranno nelle migliori condizioni volte a tutelare la sicurezza di tutti, applicando le norme disposte dagli organi governativi. Sarà dunque possibile l’accesso alle sale ad un numero di visitatori (dotati di mascherine)  tale da garantire il rispetto minimo delle distanze di sicurezza interpersonale.

 

Ufficio stampa:
Massimiliano Sbrana
mobile +39 3393961536
e-mail mostre@centroartemoderna.com

Si autorizza la pubblicare testi e immagini relativi alla mostra IN OGGETTO. Si dichiara che per le immagini e per i testi contenuti nel predetto comunicato non esistono  VINCOLI SIAE NE' VINCOLI DI ALCUN TIPO.

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