LOBODILATTICE

HARING, LICHTENSTEIN, WARHOL

Inaugura

Sabato, 7 Luglio, 2018 - 09:30

Presso

Palazzina Storica
Parco Catullo

A cura di

Matteo Vanzan

Partecipa

Keith Haring, Robert Indiana, Roy Lichtenstein, Andy Warhol

Fino a

Domenica, 16 Settembre, 2018 - 09:30

HARING, LICHTENSTEIN, WARHOL

Comunicato

I più grandi interpreti della Pop Art e della Street Art si sfideranno in un alternarsi di opere su carta firmate, pennarelli su materiali di recupero, fotografie, video, manifesti, disegni, fumetti e molto altro per ripercorrere le tappe fondamentali di un rinnovamento culturale globale che ha rivoluzionato il modo di concepire l’opera d’arte confrontandosi con la cultura di massa e con i mass media.

In un complessivo di oltre 40 opere non verranno descritte solamente le opere d’arte e le vite dei protagonisti attraverso un importante apparato didattico, ma anche la rivoluzione nel concetto stesso di opera d’arte perché, come spiega il curatore Matteo Vanzan, “proprio per l’affermarsi su scala mondiale di queste vere e proprie rockstars, famose come Mick Jagger e John Lennon, si è venuto a creare un nuovo rapporto con l’opera d’arte allargando la sfera del desiderio di possesso di qualsivoglia cimelio legato alla firma di queste personalità. Come i collezionisti di Elvis Presley, gli amanti dell’Arte contemporanea vogliono circondarsi di oggetti che, proprio in virtù della firma autografa, si trasformano in opere d’arte. D’altra parte il dollaro non è altro che una moneta come l’euro, ma una volta firmato da Warhol diventa un’opera d’arte di Andy Warhol a tutti gli effetti”.

Keith Haring, esprimendo concetti universali, come nascita, morte, amore, sesso e guerra, con il primato della linea e l’immediatezza del messaggio, è stato in grado di richiamare l’attenzione di un vasto pubblico, trasformando il proprio segno nel linguaggio visivo del XX secolo. Le sue opere sono invase da bambini, cani, angeli, mostri, televisori, computer, figure di cartoon in una iconografia che vuole veicolare messaggi immediati su diversi temi della sua epoca.
Dipinge su tutti i materiali: dagli iniziali disegni con il gesso bianco su carta nera incollata sui manifesti pubblicitari nelle stazioni della metropolitana di New York, passa a dipingere sulla plastica o su legno, utilizzando anche oggetti di scarto e materiali di recupero, passando vari murales che realizza ovunque. Diversamente Roy Lichtenstein scelse la tecnica del linguaggio puntinato, utilizzato per realizzare i fumetti, non solo per esplorare un altro metodo espressivo ma anche per criticare la tecnica pittorica dell’astrattismo e per trovare una nuova forma artistica che coniugasse arte e cultura popolare. È un modo nuovo di contaminare l’Arte, con stili presi dalla cultura “bassa”. Sono fumetti, è vero, ma realizzati con la visione propria dell’artista. La sua ricerca espressiva è una delle espressioni più originali della cultura americana del secondo dopoguerra che, utilizzando una tecnica meccanica per trasformarla in un lavoro manuale artistico, ottiene un’opera d’arte da un disegno ripetitivo. La ripetizione è poi alla base delle opere di Andy Warhol, artista istrionico che, sai sobborghi di Pittsburg, scala le vette dell’arte internazionale diventando ben presto il re di New York. Prendendo immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali, o immagini d’impatto come incidenti stradali o sedie elettriche, riesce a svuotarle di ogni significato rendendole quasi banali. La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato all’interno di un museo o di una mostra d’arte, è provocatoria: secondo il più grande esponente della Pop Art l’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. In queste sue opere non vi è alcuna scelta estetica, ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di massa. Semplicemente documentano l’universo visivo in cui si muove la “società dell’immagine” e dei consumi.

“Quest’anno abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sui tre artisti che più hanno segnato l’immaginario collettivo per spunto creativo” conclude Vanzan “tessendo come filo conduttore il concetto di libertà, un’attitudine propria al linguaggio del Novecento e che vede in queste tre personalità la ricchezza culturale fondante di molti artisti a seguire celebrati dalla critica. Pensiamo anche solo ai primi interventi metropolitani di Haring che, inseguito dalle forze dell’ordine, creava nelle stazioni di New York un vero e proprio museo nell’underground inizialmente ripudiato ma, come nel caso di Warhol, successivamente osannato”.

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