LOBODILATTICE

GIOVANNI LOMBARDINI "LA PELLE DEL COLORE"

Inaugura

Sabato, 24 Marzo, 2018 - 00:15

Presso

ZANINI ARTE
VIA VIRGILIO 7

A cura di

ZANINI ARTE e Prof. GIANFRANCO FERLISI

Partecipa

GIOVANNI LOMBARDINI

Fino a

Domenica, 29 Aprile, 2018 - 19:00

GIOVANNI LOMBARDINI "LA PELLE DEL COLORE"

Comunicato

Biografia di Giovanni Lombardini

 

Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Coriano in provincia di Rimini, dove vive ed ha compiuto gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino dove nel 1972 un suo lavoro "Scarpe con erba" diventa immagine per il primo manifesto pubblicato dalla stessa Accademia. La presenza materiale delle cose e degli oggetti ha condotto, negli anni '70, la sua ricerca su binari dichiaratamente poveristi. Dai primi lavori con l'erba (1971 - 72) alle scritte e alle stelle di sapone (1973 - 74) alla polvere (1977) fino alle grandi superfici pittoriche ottenute per strofinio di petali e fili d'erba sulla tela, la scelta dei materiali è ricavata da una cognizione sia sulla primarietà dei fenomeni naturali che sulla struttura fenomenica dei comportamenti sensoriali. Dagli anni '80 la sua ricerca si sposta tendenzialmente su materiali più tecnologici; quindi superfici lucide e non assorbenti a grande velocità d'esecuzione; E poi calchi manuali di oggetti e persone con carta stagnola dipinta (1980 - 86) colate di vernici al rame e bronzo su lastre radiografiche vergini (1987) e fusioni in ghisa e sapone (1989) Dal 1980 espone regolarmente in Italia. Nel 2004 ha tenuto una personale a Londra dal titolo "Metamorphosis" presentando una selezione di opere dal 1970, presso Barbara Behan Contemporary Art . Le opere recenti di Lombardini nascono dalla scoperta e dall'uso sperimentale di materiali inconsueti (colori mordenti e poliestere lucido applicati su superfici di formica o su tavola) e si caratterizzano per un uso singolare della luce creando l'illusione della sperimentazione fotografica od addirittura tecnologica o virtuale, evocata con il semplice uso della manualità. Lombardini fa uso di una personale astrazione che, oltre ad attraversare i limiti della narrazione, supera la contraddizione tra la concretezza del vissuto e la simultanea coscienza del suo essere finzione. La sua tecnica non prevede dei ripensamenti, è rapida e veloce, non ci sono paure come non ci sono ritorni - il lavoro o riesce oppure fallisce - I lavori non solo manifestano la natura di vivacità instabile, ma sono permeati anche dall'elemento basilare di tutta l'arte, cioè dalla luce. La luce diventa in questi lavori la dominatrice assoluta, ma in modo silenzioso, "naturale" appunto. Lo si comprende benissimo allorché nella serie di lavori denominati "pietre preziose" il gioco dei riflessi e delle trasparenze richiama direttamente la pregiatezza delle sostanze naturali più rare. La superficie diventa straordinariamente animata, anche quando il gioco delle forme assume caratteri costruttivi - si sedimentano dei monoliti che assumono valenze diverse ma al di là del riverbero di rappresentazione, sono delle zone di emanazione luminosa - da qui si intravedono veri e propri punti di energia che Lombardini struttura in modo morbido e mai ripetitivo. La sua poetica è quella del permanente cangiante, della mutazione continua. Per questo non può certamente fermarsi a dei risultati acquisiti, ma sperimenta sempre delle possibilità nuove. Tutto è in evoluzione in questa poetica, ma vi è comunque un momento centrale che è determinato da un lato dalla tecnica e dall'altro dal dipingere senza gli strumenti tradizionali della pittura. Però la necessità di non fermarsi ad un soggetto, ma di esplorare interamente non solo le possibilità tecniche, ma anche le possibilità di relazione con la luce, ci fa comprendere come l'intero lavoro abbia il profilo mutevole di un'opera alchemica, di un paesaggio interiore che interagisce con una ricchezza di espressioni e con la memoria della pittura, più che non la pittura stessa. In questo limite che è proprio definire soglia, abbiamo tutta la complessità di una energia dedicata alla luce e al colore . Scrivere con la luce viene amplificato dalla vernice trasparente di derivazione industriale, che viene data sopra i quadri. Tutto diventa lucido, un'opera tirata a specchio in cui il colore dilavato, trasparente si esalta. La superficie diventa riflettente e assorbe per così dire l'ambiente circostante. Appare allora un'idea lustrale della pittura, l'idea di qualcosa di magico, una sorta di apparizione. Un'idea Alchemica. Gli stessi materiali trasmettono e diventano qualcos'altro - sono vetro e contengono luce. Sono scrigno di una poesia formata da parole colorate, da parole che si chiamano e si rispondono. Arte mercuriale perché alchemica, desiderio di luce e speranza di oro, come a dire bisogno di una forza inespressa della materia. Bisogno istintuale di un "più luce" che da Goethe in avanti ha ossessionato l'arte. In questo Giovanni Lombardini dimostra l'assoluta libertà di fare, andare avanti, lavorare e pensare che è libertà da tutto, anche dal Caso. Un lavoro che riesce a mantenere una sua tensione e coerenza anche nel progredire verso un orizzonte di scoperte che si arricchisce strada facendo. Accade così di assistere ad uno sviluppo che ha lo spazio ampio di pensamenti e di depensamenti, ma che è tenace attorno al principio della casualità controllata, allo spirito e alla tradizione di una avanguardia che non vuole più dimostrare, ma rivelare. 

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