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Germana Bartoli - L'espressione del non finito

Inaugura

Sabato, 2 Marzo, 2019 - 17:00

Presso

Galleria Arianna Sartori
Via Ippolito Nievo 10, Mantova

A cura di

Arianna Sartori

Fino a

Giovedì, 14 Marzo, 2019 - 19:30

Germana Bartoli - L'espressione del non finito

Comunicato

La Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sede di via Ippolito Nievo 10, dal 2 al 14 marzo 2019, presenta la mostra “L’espressione del non finito” dipinti dell’artista Germana Bartoli.

La mostra si inaugurerà Sabato 2 marzo alle ore 17 alla presenza dell’artista e con intervento critico della giornalista Cristina Boschini.

Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso festivi

Informazioni: Tel. 0376.324260 info@ariannasartori.191.it

 

L’ESPRESSIONE DEL NON FINITO

Con Germana Bartoli si afferma la nuova visione di un concetto, il ‘non finito’, che da secoli permea il mondo dell’arte. Si tratta della metamorfosi dell’assenza: il vuoto, secondo Germana, non è mancanza di contesto generale ma di pieno, di ridondanza. Il non finito è infinito, è capacità di vedere oltre, di immaginare e, al contempo, di dare alla materia una possibilità concreta di essere ancora, così come lo spirito, anche dopo la morte; così come la natura e il femminile nella loro ciclica rinascita. Non si tratta, come nel caso di Michelangelo, della consapevolezza della frammentarietà della natura umana o del più generico rifiuto della perfezione formale, ma della volontà di dare valore a un dialogo essenziale, basato sulla percezione visiva netta di ciò che è da sempre parola: l’espressione e il gesto. Parafrasando de Saint-Exupéry, Germana Bartoli rende l’essenziale visibile agli occhi, filtrandolo attraverso l’emozione, quell’emozione vibrante che si veste del calore del rosso, sempre presente nelle opere dell’artista, e si accende navigando il cuore.  Per questo Germana Bartoli non riconosce, oltre al soggetto, oggetti. L’ambientazione è superflua quando l’essenza dell’opera passa attraverso il dialogo non detto dei volti e delle mani. Non detto, ma dialogo: non finito, ma espressione. Fuori dalla dimensione temporale e dagli spazi definiti dagli ambienti esiste la parte più vera e ancestrale dell’individuo: il femminile, che è madre di tutto, che è natura. Non è un caso che questo messaggio sia percepito indistintamente da donne e uomini che ritrovano il sé senziente e puro nei dipinti di Germana, l’eco di una melodia conosciuta e universale. Forse è proprio facendo proprio questo messaggio che un musicista del calibro di Marcel Cadoni si è lasciato pervadere dando spontaneamente vita a un brano interamente ispirato dall’opera di Germana Bartoli. Ciò, ancora, significa ‘vedere’, andare oltre la materia, essere specchio di sensazioni, replicare un tema. Anche il ripetere lo stesso soggetto è una caratteristica propria di Germana, per osservare la propria continua capacità di cambiare difronte alla medesima figura. Non sono le cose che cambiano, siamo noi che cambiamo e le vediamo sempre sotto nuove prospettive. Dall’apparenza definita dello stesso soggetto nasce l’infinito delle sue sfaccettature, il cambio d’abito dell’anima che lo trasforma continuamente in qualcosa di nuovo. Un segno netto, istintivo ma preciso, che non ammette errori nel suo essere, Così Germana, che predilige il supporto cartaceo, non la tela, proprio perché la carta non ammette errori, si pone difronte alla vita e alla natura, osservandole, cercando di trarne sempre nuove pulsioni. Nel ciclo più recente di Germana Bartoli compaiono gli alberi, simbolo di vita per eccellenza. “cavalli saggi e selvaggi”, come dice Prévert, che il disegnatore ‘cacciatore di felicità’, sempre secondo il poeta, ritrae senza far loro alcun male. Negli alberi Germana Bartoli cerca la forma dell’esistenza e, qui ancora una volta, l’essenza del femminile, che ha radici saldamente piantate ma chiome di rami a ‘scalpitare nel vento’.

Cristina Boschini, critica d’arte e giornalista

 

Germana Bartoli nasce a Sabbione, in provincia di Reggio Emilia, e dopo aver conseguito la maturità artistica studia scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Negli anni ottanta si trasferisce a Modena dove esercita l’attività di docente di Storia dell’arte presso un liceo. Il suo percorso artistico è caratterizzato dall’amore per il disegno che diviene gesto spontaneo, carico di espressività interiore e di empatia verso i personaggi del suo mondo pittorico costellato di figure femminili. Figure chiuse al mondo, isolate in una dimensione fatta solo di pensieri e di emozioni, dove il silenzio è l’unica possibile espressione. È questo un silenzio carico di voci che si propagano in uno spazio senza tempo e confini. Sono voci che si perdono nel vuoto di un mondo in cui comunicare è sempre più difficile. L’impiego delle tecniche miste esalta il valore del segno che esige l’integrazione del colore, come ragione intimamente necessaria per dettare quel pathos che nelle figure si crea interiormente, nella cadenza di una fantasia reale e visionaria insieme. A partire dal 2007, ha partecipato, sia in ambito nazionale che internazionale, a numerose mostre personali e collettive ottenendo consensi dal pubblico, ma anche dalla critica, da collezionisti e operatori del settore. Ha esposto a Vienna (2012), a Parigi (2013) dove ha vinto il primo premio per la pittura all’Esposizione Internazionale d’ arte Contemporanea, a Bruxelles (2014), a Zurigo (2015).

In Italia ha esposto più volte in città quali: Roma, Modena, Vignola (Mo), Pavullo (Mo), Reggio Emilia, Scandiano (Re), Finale Ligure, Revere (Mn), Monselice (Pd), Padova, Viterbo, La Morra (Cn), Ischia. Nel 2018 ha esposto le sue opere nel Museo Diocesano di Gubbio (Pg).

Ha partecipato a diverse Fiere d’Arte ed è impegnata a sostenere, con le proprie opere, associazioni umanitarie.

La sua bibliografia comprende numerosi articoli apparsi su quotidiani, riviste specializzate, cataloghi, interviste televisive.

Le sue opere sono presenti in varie collezioni private e sedi pubbliche.

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