LOBODILATTICE

ENNIO FINZI la pittura contraddice se stessa a cura di Michele Beraldo e Leonardo Conti

Inaugura

Giovedì, 21 Giugno, 2018 - 19:00

Presso

PoliArt Contemporary Milano
Viale Gran Sasso 35 Milano

A cura di

Michele Beraldo e Leonardo Conti

Partecipa

Ennio Finzi

Fino a

Sabato, 6 Ottobre, 2018 - 19:00

ENNIO FINZI la pittura contraddice se stessa a cura di Michele Beraldo e Leonardo Conti

Comunicato

La Poliart Contemporary di Milano presenta la pittura contraddice se stessa, personale di Ennio Finzi che, in una scelta di opere dal 1957 al 2018, mostra una poetica in cui carattere fondamentale è una libertà creativa, fondata su una sorta di cartesiano dubbio programmatico rispetto ai mezzi della propria ricerca. Nelle circa venti opere, realizzate con molteplici tecniche pittoriche (dall’aerografo, al pennello, alle spatole, al dripping, all’applicazione di materie e pietre), il maestro veneziano non cessa di ricreare i ritmi e le vibrazioni in cui si generano spazio, luce e colore. Come scrive Michele Beraldo (già curatore del Catalogo Generale di Ennio Finzi di prossima pubblicazione), «…A partire dalla mostra personale alla Galleria Apollinaire di Milano (1958) il suo lavoro si sarebbe presto configurato secondo ambivalenze e contraddizioni, ed è proprio nell’irrelato dei modi espressivi (colore e cementi) che sarebbe emerso quel modus operandi fatto di incoerenze, antinomie e continue opposizioni che ancora oggi sono, per Ennio Finzi, il segno di un continuo rigenerarsi creativo. L’artista disciplina la sua pittura quale configurazione esatta del pensiero, ma d’altra parte è richiamato verso il basso, quasi volesse assecondare gli istinti irrefrenabili di una volontà creativa primigenia, all’interno della quale potersi muovere in assoluta assenza di regole, così da non rispondere – secondo le sue stesse parole - “a nessun principio di logica o di senso comune”. E’ soltanto attraverso questa continua negazione di se stesso, del proprio modo di operare e di dipingere che Finzi può giungere a sperimentare gli aspetti più differenziati dell’espressione artistica, dalle chiare iniziali partiture geometriche, alle rilevanti deflagrazioni cromatiche di segno timbrico, fino alle concrezioni della materia. Ed è per queste sue continue ambivalenze, per questo suo procedere per incoerenze interne, che la pittura di Finzi contraddice appunto se stessa». È sorprendente costatare come in questa fondamentale e programmatica contraddizione, l’artista non cessi di ritrovare una visibile musicalità, in cui i diversi parametri continuano a funzionare secondo inediti ritmi e vibrazioni di colore, luce e spazio. Dagli anni Cinquanta - quando già era tra i maestri dello Spazialismo veneziano (in mostra dal prossimo luglio 2018 alla Fondazione Bevilacqua la Masa) -, sino alla ricerca più recente, Finzi ha costituito una sua inconfondibile cifra di musicalità visibile, in cui la libertà creativa e gli stessi “suggerimenti dei materiali” (come avrebbe detto Luciano Berio), concorrono a una sempre rinnovata messa in discussione dei criteri compositivi della pittura. Forse allora quella contraddizione interna, sostanziale, della pittura di Ennio Finzi, non è altro che il rispecchiamento della più generale contraddizione della realtà e del tempo, che l’artista registra, eguaglia, riscatta, nell’innesco di una sempre rinnovata vibrazione creativa, in cui l’arte trova nuovi sguardi per riscoprire il mondo.

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