LOBODILATTICE

Armando Bozzola, Venezia is my lady

Inaugura

Sabato, 2 Giugno, 2018 - 18:00

Presso

Galleria ItinerArte
Rio Terà della Carità - Dorsoduro 1046, Venezia

A cura di

Virgilio Patarini

Partecipa

Armando Bozzola

Fino a

Domenica, 17 Giugno, 2018 - 18:00

Armando Bozzola, Venezia is my lady

Comunicato

Comunicato Stampa

Armando Bozzola, Venezia is my lady – 1972/2018

Mostra personale antologica di pittura

Si inaugura sabato 2 giugno, alle ore 18, alla Galleria ItinerArte, Venezia, Campo della Carità - Dorsoduro 1046 (proprio accanto alle Gallerie dell'Accademia), la mostra personale antologica di Armando Bozzola intitolata “Venezia is my lady”. Nei due spazi in cui si articola la galleria (Spazio Campiello e Spazio Rio Terà) una quarantina di opere che ripercorrono la lunga carriera artistica del pittore veneziano, per lo più dedicate alla sua città natale, anche se non mancheranno alcune “sorprese” spiazzanti: qualche astratto, qualche natura morta, qualche ritratto.

Scrive di lui Paolo Rizzi qualche anno fa: “Armando Bozzola ha dato l’anima alla pittura. L’ha fatto con una passione così coinvolgente da renderlo - come diceva Van Gogh - “schiavo del pennello”. Questa interazione tra l’autore e l’opera è subito evidente, anzi lampante: come è evidente il suo amore, anch’esso assoluto, per Venezia. Ora, dopo una vita piena di tensioni anche fisiche, egli sorprende tutti con una qualità che forse, per chi lo conosceva, non giunge inattesa, ma certo va al di là di ogni previsione. Le sue vedute veneziane (…) sono pittura autentica”.

La mostra sarà presentata dal critico e curatore Virgilio Patarini. Seguirà rinfresco.

La mostra è visitabile fino al 17 giugno, tutti i giorni feriali dalle 15 alle 18; sabato e domenica dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 18. Chiuso il lunedì.

Ingresso libero.

Qui di seguito una breve nota biografica e una nota critica del protagonista

ARMANDO BOZZOLA Armando Bozzola è nato a Venezia dove vive e lavora. Ha partecipato a mostre collettive e personali in diverse città italiane. Sue opere si trovano presso gallerie e collezionisti privati in Europa e in America. Documentazione artistica presso Archivio Storico della Biennale di Venezia, Archivio per l'Arte Italiana del 900 Kunsthistorishes Institut (FI), Catalogo Artisti Triveneti, Museo di Sebenico Jugoslavia. Si sono interessate della sua arte, Rai 3 e varie TV private.

Tra le mostre principali che lo hanno visto protagonista, in quasi cinquant’anni di carriera, ricordiamo: nel 1975 la sua prima personale alla Galleria S. Apostoli di Venezia e la prima collettiva alla Galleria S. Vidal, sempre a Venezia; nel 1976 partecipa all’8° Concorso nazionale d'Arte Figurativa a Ferrara e vince il 4° Premio; e poi: seconda collettiva alla Galleria S. Vidal, partecipazione al 14° Premio Primavera, Rassegna d'Arte, Mestre; a Palazzo Sceriman, Venezia, collettiva, e al Premio Internazionale di Pittura "Jacopone da Ponte", Bassano del Grappa. Nel 1978 mostra personale alla La Bottega degli Artisti, Venezia e 3° Premio Guttuso, Concorso Nazionale di Pittura e Scultura; nel 1988 personale alla Galleria S. Vidal e al Gruppo Montedison, Mestre; 4° Premio Toni Piccolotto, Lentiai Belluno, Medaglia d'Argento; 28° Concorso Nazionale di Pittura e Grafica "Giovanni Battista Cromeragna", Padova - Medaglia de "Il Quadrato"; 17° Concorso Nazionale di Pittura, Campagnola (PD) - Medaglia d'Argento; 12° Concorso Nazionale d'Arte Pittura e Grafica "Premio S. Valentino", città di Bussolengo (VR); nel 1989 la partecipazione al Premio Burano di Pittura, Venezia e una personale e una collettiva alla Galleria S. Vidal; nel 1992 mostra personale alla Scuola dei Callegheri, Venezia ; nel 1996 personale alla Scoletta di S. Zaccaria, Venezia ; nel 1997 altra personale alla Galleria S. Vidal. Nel 2002 partecipa alla 13a Mostra Mercato d'Arte Contemporanea, a Padova. Negli ultimi 15 anni una serie di mostre in prestigiosi alberghi veneziani tra cui ricordiamo: nel 2004 espone a Ca ' Pisani Hotel, nel 2012 all’Hotel Papadopoli, nel 2014 al Cafè Imagina, nel 2015 all’Hotel Principe. Inoltre nel 2015, sempre a Venezia, espone a Palazzo Flangini, nel 2016 nella galleria Venice in a bottle; nel 2018 in programma mostre al Centro Culturale Don Orione e all’Istituto Rumeno di Cultura.

 

LE VENEZIE DI ARMANDO BOZZOLA Armando Bozzola ha dato l’anima alla pittura. L’ha fatto con una passione così coinvolgente da renderlo - come diceva Van Gogh - “schiavo del pennello”. Questa interazione tra l’autore e l’opera è subito evidente, anzi lampante: come è evidente il suo amore, anch’esso assoluto, per Venezia. Ora, dopo una vita piena di tensioni anche fisiche, egli sorprende tutti con una qualità che forse, per chi lo conosceva, non giunge inattesa, ma certo va al di là di ogni previsione. Le sue vedute veneziane (…) sono pittura autentica.

Potremmo anche dire che Bozzola è un caso: forse un caso unico. (…) anni fa salutai con interesse il suo ciclo sui gabbiani, dove la pittura assumeva toni soffusi di una luce dolcemente pacata. Ebbe successo, anche di mercato. Ma poi non si accontentò di rappresentare un clima neo-romantico dove l’atmosfera veneziana era resa sui tipici toni smorzati di un eterno crepuscolo. Andò avanti, fino a cercare soluzioni più difficili, basate anche sulla matericità del colore, con paste a rilievo e continui cangiantismi. Questa ultima maniera è finora stata tenuta - se così si può dire - nel cassetto. Bozzola era convinto del suo valore, a tal punto da chiudersi sempre più in se stesso, rifiutando i contatti con il mondo delle esposizioni. Ecco perché questi dipinti sono inediti: pochissimi li hanno visti, e questi pochi ne sono rimasti entusiasti.

Da autentico veneziano, Bozzola dipinge con gioia.

È un ottimista per natura, come sanno esserlo coloro che sono passati attraverso l’amaro tunnel della vita. Lui ama dire: “Quando dipingo dimentico tutto”. E aggiunge: “Sono nato pittore e altro oggi non saprei o vorrei fare”. Egli sa che la sua intima soddisfazione è quella di realizzare un buon quadro, magari dopo tanti strenui tentativi. Dipingere per ore e ore sotto il solleone o al gelo, con una pervicacia che potrebbe apparire esagerata, è per lui la vita. Ecco perché le sue vedute veneziane ci vengono incontro con un messaggio di fede; e si sa che la fede non nasce sui morbidi cuscini della comodità. È una conquista lenta, faticosa.

Dopo anni di ricerche egli s’è impadronito di una tecnica che solo in apparenza può definirsi post-impressionistica: in realtà è una tecnica tutta sua, che tende a diventare, senza infingimenti, stile. L’effetto, all’osservare da vicino il colore che pare schiumare e ribollire, è quello di una caotica vibrazione molecolare. Poi basta allontanarsi la giusta misura per capire come tutto si fonda: i colori si rincorrono l’un l’altro, formano ritmi e cadenze ben orchestrate, si sciolgono quasi nell’aria. Così ci accorgiamo che la composizione diventa tersa, pulita, senza sbavature. Sovrapposte o accostate, le tinte finiscono per cantare. Certi passaggi di tono sono incantevoli; ma anche talune varianti timbriche, di vivace risonanza, entrano perfettamente nella concertazione generale. Bozzola - per continuare il paragone musicale - è come un direttore che tiene in pugno l’orchestra: la fa suonare senza incrinature e disuguaglianze. Ogni strumento (leggi: ogni pennellata) risponde all’unissono. Il tessuto compositivo diventa compatto.

Questa impressione di unità di atmosfera-colore-luce è una costante delle vedute di Bozzola. Ognuna ha un suo timbro particolare, secondo le varianti atmosferiche. Talora il colore si fa caldo, solare, ricco di gialli e arancioni; talaltra prevalgono le sfumature azzurrognole, più fredde e serotine. Tutto ciò fa ricordare, naturalmente, la grande lezione di Monet: specie del Monet maturo, quello delle cattedrali. Il versante “francese” è evidente. Ma ci sono anche echi suggestivi di una pittura più limpida e sintetica (e qui il paragone va a Seurat). Peraltro tutto rimane nella fase di vaghe ascendenze, anche perché le colpeggiature del pennello di Bozzola obbediscono ad una modalità tutta sua, con una pasta cromatica che si alza e si abbassa secondo le incidenze della luce, dando appunto vibrazioni che rendono in maniera sorprendente l’atmosfera veneziana.

Questa è la difficoltà maggiore che ha superato Bozzola. La sua pittura non è nè letteraria nè “pittoresca”; non ha nulla di decadente; rifiuta ogni orpello malizioso; mai indulge su effettismi pesanti nè leziose ariosità. Siamo vicini, ma nel contempo lontani, dai modi di quella che viene definita la “maniera lagunare” instauratasi negli anni Trenta. La complessità dell’elaborazione pittorica non ha niente a che fare con un certo gusto, ancora imperante, del tocco aereo e mutevole. Tutto ciò appare sia negli scorci di calli e campielli, sia nelle vedute frontali di chiese, sia nello slargarsi dello sguardo verso la laguna. Non c’è ricerca dell’inusuale: i temi di Venezia sono affrontati da Bozzola con coraggio, imperando gli ostacoli in essi insiti. Anche per questo si rimane stupefatti. Ogni quadro ha una sua amosfera, un suo tono, un modo di aprirsi alla commozione della bellezza.

Un altro aspetto caratteristico di Bozzola è la freschezza - ottica come sentimentale - dei suoi dipinti. La sapienza delle stesure mai nasconde (lo sottolineiamo) la limpidezza dell’assunto di partenza. Ciò si vede, in particolare, negli acquerelli, soprattutto in quelli che ritraggono il Lido di Venezia, con la spiaggia e le capanne. Una grazia aurorale, al limite soffusa di accenti asprigni, si effonde soavemente, contenuta entro una struttura compositiva che è sempre ben ferma, precisa, calibrata. Questi acquerelli, che pur sono costati tanta fatica a Bozzola, sembrano usciti da uno stadio di fanciullesca letizia, di stupore incontaminato di fronte alla bellezza dei luoghi. Ed è interessante notare come questo stesso stato di grazia ritorni nei pur più complessi e articolati olii, effondendosi nelle mille iridescenze di colore che assorbe e trasfigura l’aria e la luce. Insomma: Bozzola sa essere pittore di profonde raffinate pastosità e, nel contempo, di lievi chiarità. Questa è la sua “misura” d’artista.

Dai tempi di Canaletto e Guardi abbiamo visto mille modi di rendere gli incanti sfuggenti di Venezia. Turner, ad esempio, è stato il maestro sommo delle sfocature della luce; e grandi impressionisti come Renoir e Monet hanno passato giorni e giorni a rendere l’atmosfera lagunare. Non facciamo, ora, paragoni. Diciamo soltanto che Bozzola, almeno con i suoi migliori dipinti, è riuscito ad inserirsi in questo aureo filone con una sua particolare personalissima declinazione. La città anadiomene, sorta come Venere dalle acque, continua - malgrado le sofisticazioni del tempo in cui viviamo - a dare lo spunto per l’unione, così difficile, tra pittura e poesia.

Paolo Rizzi

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