LOBODILATTICE

Alvaro Deprit — SW

Inaugura

Sabato, 12 Settembre, 2020 - 18:30

Presso

Nero — La Factory
Via Giovanni Caboto 67, Pescara

A cura di

Annalisa D'Angelo

Partecipa

Alvaro Deprit

Fino a

Sabato, 26 Settembre, 2020 - 18:30

Alvaro Deprit — SW

Comunicato

ÀLVARO DEPRIT— SW

A cura di Annalisa D’Angelo Testo di Francesco Salvatore

Opening sabato 12 settembre ore 18:30
(gli ingressi nello spazio saranno contingentati ed è obbligatorio l’uso della macherina)

Apertura mostra: dal 12 al 26 settembre 2020
Visitabile su appuntamento, rispettando tutte le norme di sicurezza.

Luogo: Nero - La Factory, Via Giovanni Caboto, 65 – Pescara (Italy)

Dopo aver toccato diversi paesi d’Europa, la mostra fotografica «SW» di Alvaro Deprit approda a Pescara, presso la galleria Nero – La Factory, portando con sé gli scatti di un’Andalusia autentica e tradizionale, eppure trasfigurata dall’esperienza personale di chi la sente profondamente propria pur non avendola mai vissuta.

Partito dall’Europa del Sud-Ovest (South-West è infatti lo scioglimento della sigla nel titolo) e passato per luoghi molto diversi (Roma, Londra, Montpellier, poi Lesbos in Grecia e Sibiu in Romania), il progetto fotografico di Deprit si prepara al suo opening (previsto per il 12 settembre, ore 18.30) in Abruzzo, anch’esso come l’Andalusia regione di periferia in bilico tra tradizione e modernità. È facile, dunque, sentire vicino il messaggio dell’autore:

«A casa mi soffermavo sempre con curiosità su una vecchia fotografia di alcuni miei parenti andalusi. Con il passare degli anni questa fotografia mi ha dato un'immagine di come penso che potrebbe essere l'Andalusia. "SW" è il risultato di circa tre anni di ricerca nel sud della Spagna, un'area che non conoscevo né in cui ho vissuto, ma che è il luogo di origine e l'attuale residenza della mia famiglia.

Viaggiare per l'Andalusia ora che il mondo globale ha lasciato il segno ovunque, anche qui, mi ha portato a riflettere sullo scontro tra elementi contraddittori in questa terra, che sembra in bilico tra realtà e finzione e che, ovunque andiamo, indugia come lo sfondo di un film. Un gioco linguistico che sta tra la scoperta della memoria e la creazione di una nuova. Il linguaggio fotografico ci permette di creare echi, riverberi, flashback, l'integrazione della scena presente con il racconto di passate esperienze coscienti.

La mia intenzione non è stata quella di riprodurre gli aspetti tangibili di un luogo, ma di dare forma a un corpo di ricordi e impressioni nati dalla mia storia personale o da qualcosa di non concluso. Concentrate nelle immagini sono apparizioni visibili la cui esistenza è un mistero, mentre d'altra parte, il mistero è qualcosa di reale nella mente, attraverso gli elementi che si ripetono, variano, sviluppano e traspongono della memoria.»

L’anima schietta dell’Andalusia è reinterpretata dalla soggettività, a sua volta tesa tra conoscenze pregresse ed esperienza diretta: questo duplice conflitto garantisce la sopravvivenza della memoria tramandata solo come frammento di una memoria nuova, che tuttavia sa di un’appartenenza ancestrale.

Francesco Salvatore

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