LOBODILATTICE

Ada Munari. Oltre il concerto

Inaugura

Sabato, 31 Agosto, 2019 - 18:00

Presso

Galleria Arianna Sartori
Mantova, via Cappello 17

A cura di

Arianna Sartori

Partecipa

Ada Munari

Fino a

Giovedì, 12 Settembre, 2019 - 19:30

Ada Munari. Oltre il concerto

Comunicato

La Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sala di via Cappello 17, presenterà la mostra “Oltre il concerto” della pittrice mantovana Ada Munari, dal 30 agosto al 12 settembre 2019.

L’inaugurazione si terrà sabato 31 agosto alle ore 18.00 alla presenza dell’artista con intervento critico di Marcella Luzzara.

Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Domenica 8 settembre 15.00-19.00. Chiuso festivi

Informazioni: Tel. 0376.324260 info@ariannasartori.191.it

 

 

ADA MUNARI

“Oltre il concerto”

 

Ada Munari è tornata alla pittura da meno di due anni, dopo un periodo di interruzione, eppure le sue lunghe e solide radici si sentono: diplomata al Liceo Artistico di Carrara, ha quindi frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove Goffredo Trovarelli è stato uno dei suoi maestri. Ha partecipato a varie collettive nel corso degli anni della sua formazione, tra cui una europea a Palazzo Strozzi. Per un lungo periodo si è dedicata al disegno e ad altre tecniche, dipingendo soprattutto su maschere, con soggetti ispirati ad affreschi di Simone Martini e Leonardo, alcune in esposizione permanente in America. Ha realizzato dipinti su commissione, soprattutto ritratti.

La sua produzione più recente stupisce per la freschezza e la varietà dei soggetti, sempre in evoluzione: si impongono i bellissimi Iris, descritti con vibranti tocchi e accordi cromatici giocati sui viola, i gialli e gli arancioni. La luce e l’aria li attraversano, il pensiero corre a Van Gogh, al dinamismo della sua pennellata, che ritroviamo nella forza centrifuga del Pesco in fiore, nel suo mostrarsi come creatura vivente, animata. L’opera rappresenta uno dei registri stilistici di Ada, che ritroviamo anche nel cielo sopra la distesa di papaveri di A passeggio con mio padre, giocato su diagonali che allontanano la linea d’orizzonte.

Ogni opera, Ada lo dice, non è frutto di tormento, ma prende forma naturalmente sulla tela. Sottende un’intenzione di armonia, sia che prevalgano l’energia piuttosto che una raffinatezza memore ancora una volta della pittura en plein air. I suoi paesaggi, popolati da rare figure (Il sentiero. Uomo in bicicletta, In mezzo alla natura in primavera) esprimono una tale intimità col dato naturale da farci desiderare di esservi immersi, da farci recuperare immediatamente tutta la tradizione europea, dall’École de Barbizon in avanti. Il cielo mosso di Paesaggio verde a Balloch. Scozia, quello più delicato e malinconico che scorre sopra la terrazza de Il mare visto da Portree, sull’isola di Skye raccontano di questa assimilazione, ma soprattutto del respiro pulsante che Ada sa imprimere alle proprie opere. Una pulsazione che avvertiamo anche nella Composizione di pere e limoni, su cui aleggiano altri numi, Cézanne e De Pisis, artisti che hanno fatto della natura morta uno strumento conoscitivo, un dialogo con la forma e la materia.

Che sollievo ritrovare tutto questo nella pittura di Ada Munari, incrementato da altre presenze e altri mondi. Il dialogo con la musica, in particolare, e non sembri eccessivo ricordare che il giovane Vincent prendeva lezioni di solfeggio e pianoforte, nel corso delle quali confrontava le note musicali col blu di Prussia, il verde scuro, l’ocra, fino al giallo cadmio vivo. La Munari, a sua volta, dipinge come se suonasse uno strumento, perché la sua pittura è timbrica, fatta di tocchi inattesi, di materia sublimata, di accordi tonali, di tutta quell’inquietudine che pervade la sala da concerto prima dell’esecuzione. La buca dell’orchestra. Prima dell’inizio ne appare la quintessenza. Osservando un quadro di Ada si rimane così, catturati e inappagati, desiderosi di continuare a stare lì, avvolti da quella melodia, da quella passione, da quella intensità. Io l’ho ritrovata, tutta intera eppure solo allusa, nell’incipit di un mottetto di Montale, che dice “La tua voce è quest’anima diffusa”. Un’anima che si palesa umile e risoluta nella Violinista scalza, perché, come afferma il critico Felice Bonalumi, “si suona sempre a piedi nudi”. Allo stesso modo Ada Munari ha deciso di ricominciare a dipingere, rimettendosi a dialogare con se stessa, con la propria vocazione iniziale, accettando il rischio che il fare arte con sincerità comporta sempre.

Marcella Luzzara

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