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L'artista che si giustifica si pregiudica!

L'artista che si giustifica si pregiudica!

 

L'arte è una questione di diversità che si sincronizzano: i flussi linguistici dell'arte sono fondati sulla capacità di calarsi nel punto di vista dell'altro.

Il linguaggio dell'arte non è un pensiero assillante, è la capacità d'osservare il linguaggio, anche il proprio senza farlo diventare abitudine gestuale:

se il linguaggio dell'arte diventa abitudine si va incontro alla perdita della libertà di rotta di definizione del proprio linguaggio.

L'auto osservazione del proprio linguaggio dall'esterno, è basilare nelle discipline artistiche:

riuscire a osservare la concettualizzazione visiva di una sequenza di gesti, rende il proprio linguaggio fluido, non meccanico, imballato o volgarmente coatto.

Su tutto dovrebbe imperare l'assunto che il linguaggio di un artista non è l'artista in quanto uomo: il mio linguaggio artistico non sono io, è separato da me.

La critica a un linguaggio artistico (come a un'idea o a un ideale politico), non è mai una questione personale.

La tua artisticità, non sarà mai tale, se non riuscirai a descrivere il tuo linguaggio artistico da osservatore neutrale.

L'artista che nasconde la criticità del proprio linguaggio, giustificandosi tutto, sarà un non vedente gli effetti collaterali della propria comunicazione.

Ammortizzare la propria comunicazione artistica, nel nome del "è mia", vuole dire presentarla in pubblico priva di contraddittorio.

I meccanismi di difesa del proprio lavoro, rischiano di percepirlo in modo distorto: come si può leggere il linguaggio di un artista, se la percezione del proprio lavoro è distorta?

Come raggiungere un'ampia concettualizzazione del proprio linguaggio, attraverso la percezione, se a monte personalizzo le mie intuizioni fino a farle divenire pregiudiziali di visione?