LOBODILATTICE

//Focus on artist // La ricerca di Enzo Ferrari nella mostra fotografica dedicata a Franco Battiato al CRAC Puglia

La sfera del sacro costituisce uno dei temi fondamentali che caratterizzano l’universo artistico di Enzo Ferrari. Giornalista e direttore del quotidiano TarantoBuonasera, Ferrari ha avviato da diversi anni il suo percorso espressivo nell’ambito della fotografia di ricerca e, dallo scorso 18 febbraio, ha portato la sua mostra personale dedicata a Franco Battiato, “I giardini della preesistenza” al CRAC Puglia, Centro di ricerca per l’arte contemporanea di Taranto. L’esposizione, a cura dello storico dell’arte Lara Caccia, si snoda in dieci scatti che campeggiano, in un gioco metafisico di luci ed ombre, nella project room del CRAC e ripercorrono, attraverso il linguaggio fotografico, l’opera musicale e il mondo spirituale del poliedrico artista siciliano. Per la rubrica Focus on Artist, Lobodilattice ha intervistato Enzo Ferrari, esplorando la sua poiesis.

Come nasce il tuo amore per la fotografia, in particolare per la fotografia di ricerca?

Fin da ragazzo mi è sempre piaciuto fotografare, ma non avevo tecnica né cultura fotografica. La frequentazione del circolo “Il Castello”, iniziata nel 2014, mi ha aperto strade straordinarie, non solo per quanto riguarda le nozioni tecniche, che sono fondamentali, ma soprattutto per quanto riguarda il percorso di conoscenza della fotografia come mezzo espressivo. Credo di aver fatto progressi significativi da allora. Oggi la fotografia per me è un mezzo di ricerca insostituibile, mi ha aperto nuovi orizzonti culturali. È una modalità espressiva con la quale mi sento a mio agio.

Che differenza riscontri, a livello espressivo, tra il linguaggio fotografico e quello della scrittura?

La fotografia forse è più emozionale: ti lasci catturare da una immagine e la cogli nell’obiettivo. La scrittura è più razionale, più cinica. Con entrambi i linguaggi, comunque, mi piace esprimere punti di vista non convenzionali e in una forma minimale, con sobrietà, senza eccessi. Almeno questo è il mio tentativo.

Il tema del sacro ricorre nel tuo percorso artistico: a partire dalla tua mostra personale del 2018, “Sacre Geometrie” sulla Concattedrale di Gio Ponti a Taranto per arrivare alla mostra “I giardini della preesistenza” dedicata a Franco Battiato, in corso al CRAC Puglia. Da dove scaturisce il tuo interesse per questo ambito?

La dimensione del sacro risuona interiormente e la vivi quando percepisci che c’è qualcosa d’altro rispetto alla banalissima vita ordinaria. Gio Ponti e Franco Battiato hanno manifestato il sacro attraverso l’arte: uno con l’architettura, l’altro con la musica. La loro è stata una ricerca spirituale e a questo tipo di ricerca mi sento vicino, nonostante tutte le mie debolezze.

Come nasce il tuo legame con l’universo spirituale di Franco Battiato?

Quando per la prima volta ho ascoltato un frammento di un suo brano ho sentito risuonare delle corde interiori. Non mi era mai capitato. Da allora è stata una scoperta continua, una esplorazione di mondi dei quali non sospettavo l’esistenza che mi ha accompagnato dagli anni dell’adolescenza fino alla fine del passaggio terreno di questo grande maestro. La sua opera ha lasciato in me una traccia indelebile.

Cosa rappresenta, per te, Battiato e cosa ti colpisce maggiormente della sua opera poliedrica?

Battiato per me è stato un dono prezioso. Credo che il suo grande merito sia stato quello di condurre lo sguardo interiore anche in forme di facile comunicazione come appunto la forma canzone.  

Nella mostra al CRAC di Taranto hai inteso fotografare le tue emozioni, i tuoi sentimenti generati dall’ascolto di alcuni brani di Battiato. Hai affermato che questa esposizione rappresenta un ringraziamento verso un artista così eccelso e che ha tanto nutrito la psychè collettiva. Qual è la tua opinione sul panorama musicale italiano contemporaneo rispetto all’opera di Battiato?

Penso che Battiato, per la sua unicità, non abbia eredi artistici. Ci sono artisti a lui affini come Juri Camisasca, su tutti, e Alice, ma non vedo altro e sarebbe un grave errore tentare di scimmiottarlo. Per il resto, non seguo molto la musica leggera.

Cosa rappresenta per te la fotografia? Quali tecniche fotografiche adoperi per creare i tuoi scatti? Ci sono artisti che hanno ispirato la tua creazione?

La fotografia, per me, è ricerca ed espressione del mio modo di vedere il mondo. In ogni scatto c’è quello che siamo, quello che abbiamo vissuto, la cultura della quale ci siamo nutriti e la tecnica cambia a seconda del risultato che vuoi raggiungere e di ciò che vuoi comunicare. Col tempo ho scoperto diversi fotografi la cui sensibilità ho percepito a me vicina. Ecco, in alcuni lavori di Minor White o Jean Gaumy, giusto per fare degli esempi, ho trovato quella che Kandinsky definiva la necessità interiore dell’arte.

Qual è la tua opinione sull’arte digitale e sull’arte cibernetica?

Non so cosa siano. Ma è giusto che ognuno si esprima secondo i mezzi che gli sono più congeniali. L’importante non è il mezzo, ma avere qualcosa da esprimere. Altrimenti si resta confinati nel mero esercizio di stile, fine a se stesso e privo di profondità.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

Ho un’idea sulla quale sto lavorando e anche in questo caso la musica ha una sua presenza. Vediamo se riesco a concretizzarla.

A tuo avviso, l’arte è rivoluzionaria?

L’arte è rivoluzionaria se riesce a elevarti spiritualmente.

 

 

Nota biografica Enzo Ferrari

Enzo Ferrari, giornalista professionista, è il direttore responsabile del quotidiano TarantoBuonasera. Si occupa di fotografia di ricerca dal 2014, frequentando i corsi del Circolo Fotografico “Il Castello” di Taranto, del quale oggi è vicepresidente. Ha partecipato a numerose collettive soprattutto, soprattutto sul tema della periferia urbana. Nel 2016 è tra i promotori della mostra fotografica “I cinquant’anni del quartiere Paolo VI di Taranto”. L’anno successivo partecipa al progetto “10x10”, dieci scatti dal titolo “Frammenti urbani”, che riprendono dettagli di murales disseminati nella città. Nel 2018 mostra personale “Sacre Geometrie”, sulla Concattedrale di Gio Ponti. Nel 2019 realizza “Berliner Mauer”, un lavoro costituito da 135 fotografie (dettaglio) della East Side Gallery di Berlino. L’opera viene esposta al Centro della Fotografia, a Taranto, il 9 novembre 2019, nel trentennale della caduta del Muro. Nel 2021 e nel 2022 realizza, a Martina Franca, due installazioni site-specific su arte, natura e ambiente, nell’ambito della rassegna di arte contemporanea “Trullo 227”, curata da Graziella Melania Geraci. Nel 2022 dedica a Franco Battiato, nel primo anniversario della sua scomparsa, la mostra personale “I giardini della preesistenza”, in anteprima nella Biblioteca del Comune di Leverano (Le) e successivamente a Milo (Ct), città di adozione del musicista siciliano.