LOBODILATTICE

Uno spazio banale e inutile, che come tanti non avrebbe veramente nessuna ragione di esistere

Inaugura

Sabato, 4 Maggio, 2019 - 19:00

Presso

Lo.Ft
Via Simini 8

A cura di

Collettivo FAC (Caterina Quarta, Alice Caracciolo e Giuseppe Amedeo Arnesano)

Partecipa

Marco Schiavone Profilo biografico dell’artista Marco Schiavone classe 1990, vive e lavora a Torino, si diploma nel 2013 presso l’Accademia di Belle Arti in grafica. Nel 2015 co-fonda Quiet Propaganda Studio un progetto che si occupa di fotografia e micro editoria, nel 2016 diventa partner di Spaziobuonasera. Mostre 2019 [upcoming] Las Palmas, project-space, Lisbon (P) [group show] Uno spazio banale e inutile, che come tanti non avrebbe veramente nessuna ragione di esistere, a cura di FAC (Giuseppe Amedeo Arnesano, Alice Caracciolo e Caterina Quarta), LO.FT, Lecce (IT) Screen Thearing, Dimora Artica, Milan (IT) [group show] 2018 Allenamento#01, Basis Frankfurt, Frankfurt (D) [group show] 2017 Qualcosa che sta per qualcuno al posto di qualcos’altro, Spaziobuonasera, Turin (IT) [solo show] 2016 Via Torino, Galleria Giuseppe Pero, Milano (IT) [group show] Toujours Béton, Slika Gallery, Lyon (FR) [group show] Pubblicazioni 2019 “222 artisti emergenti su cui investire 2019”, a cura di Cesare Biasini Selvaggi per Exibart 2018 Interview on PHROOM, a cura di Lisa Andreani Wax Pastels, da Spaziobuonasera 2017 Qualcosa che sta per qualcuno al posto di qualcos’altro 30/30, libro d’artista edito da Spaziobuonasera, catalogo in collaborazione con Ottavia Plazza edito da Spaziobuonasera 2016 La mia piscina, libro d’artista in collaborazione con Ottavia Plazza, selfpublishing Comfort Zone, libro d’artista in collaborazione con Matteo Ceretto Castigliano, Vittorio Parisi edito da Quiet Propaganda Studio Toujours béton, fanzine per Slika Gallery 2015 Parete Nord, libro d’artista in collaborazione con Matteo Ceretto Castigliano, selfpublishing Another day for glory. issue-01*, fanzine edita da Quiet Propaganda Studio

Fino a

Domenica, 19 Maggio, 2019 - 19:00

Uno spazio banale e inutile, che come tanti non avrebbe veramente nessuna ragione di esistere

Comunicato

Dall’architettura come strumento caratterizzante del paesaggio, al forte legame tra ambiente e territorio si struttura così in parte la ricerca artistica di Marco Schiavone formalizzata attraverso il linguaggio della fotografia. In occasione della sua seconda esposizione personale, l’artista si sofferma sull’analisi di una tipica costruzione rurale, che connota particolarmente il panorama salentino, con l’utilizzo architettonico della pietra calcarea (in dialetto il cute). 

 

La pietra viva, elemento particolarmente abbondante nelle distese campagne dell’entroterra, ha rappresentato per generazioni di contadini quasi una risorsa primaria nelle costruzioni rurali; per gli uomini della cultura campestre, questi singoli massi, disseminati un po’ ovunque, sono strumenti arcaici fondamentali, elementi portanti nella realizzazione delle costruzioni a secco, ovvero senza l’utilizzo della malta.

 

Quella di Marco Schiavone è un’operazione site-specific che prende corpo, in un primo momento, da un’esplorazione empirica fatta di appunti, disegni e letture e, successivamente, da una pratica quasi esperienziale ragionata in situ durante alcuni sopralluoghi effettuati nei mesi precedenti.

Entrambi i momenti di preparazione alla mostra hanno rappresentato delle riflessioni sulla funzionalità della pietra come elemento architettonico che preludono, nel processo elaborato da Schiavone, a una fase intermedia nella quale la pratica materica dell’artista è alla base del concetto scultoreo di struttura, come idea formale che idealizza e simula la presenza di un muretto a secco all’interno dell’opera fotografica.

Dunque emerge così un tentativo diacronico che, in corso d’opera, contribuisce a creare una concezione pratica del soggetto in esame.Questo nuovo lavoro, che nasce da una osservazione di Marco Schiavone sul libro Walkscapes: Camminare come pratica esteticadi Francesco Careri, è un’ideale prosecuzione di un personale sviluppo di indagine che il giovane artista ha avviato nel 2017 con la mostra “Qualcosa che sta per qualcuno al posto di qualcos’altro” inaugurata da Spaziobuonasera a Torino. 

In occasione dell’esposizione leccese, Schiavone non intende avvicinarsi in maniera realistica e fedele all’estetica classica dell’oggetto legato concetto di mimesi, ma esalta la forma simbolica, quella identitaria e strutturale come conoscenza dello spazio e del territorio in continua trasformazione; ne deriva un’osservazione su come i processi di meccanizzazione agricola innescano delle dinamiche di rarefazione nei confronti dell’architettura locale. 

In questa serie di lavori realizzati su grandi e piccoli formati si percepisce una sorta di invito non detto ad andare alla ricerca di spazi aperti per poter comprendere le tracce del nostro passato e l’assenza del nostro fare contemporaneo. Le opere fotografiche di Marco Schiavone sono delle puntuali visioni semiotiche sull’osservazione paesaggistica di carattere astratto poiché, l’oggetto raffigurato, è inteso come un simbolo che rimanda a delle idee, e per questo definito di diritto criterio immateriale di rappresentazione della realtà. 

Le sue immagini basate sulla riproduzione plastica dell’oggetto di senso compiuto e sull’assenza della costruzione sono il segno di qualcosa di sfuggente e non del tutto realizzato, ma fortemente presente come traccia di un determinato momento, ossia il tempo specifico dedicato al fruitore. 

Nota Critica: Giuseppe Amedeo Arnesano

 

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