LOBODILATTICE

P.H. Wert-In Loop

Inaugura

Giovedì, 22 Novembre, 2018 - 18:00

Presso

Galleria B4
Via Vinazzetti 4/b, Bologna

A cura di

Gaia Fattorini

Partecipa

P.H. Wert

Fino a

Martedì, 22 Gennaio, 2019 - 20:00

P.H. Wert-In Loop

Comunicato

P.H. WERT – (IN) LOOP, THE MECHANISM OF CIRCULAR THOUGHT

A cura di Gaia Fattorini

Inaugurazione giovedì 22 novembre 2018 alle ore 18.

GALLERIA B4, Via Vinazzetti 4/b (zona universitaria) Bologna.

Fino al 22 gennaio 2019 , mar-sab, 17-20, oppure su appuntamento, ingresso libero.

 

Info: Lodovico Pignatti, 333 2223810, info@galleria b4.it, www.galleriab4.it

 

Le macchine, in Emilia, sono parte integrante del territorio. Lungo la via Emilia tutto comincia nei primi del Novecento con la meccanizzazione dell’agricoltura arrivando alle auto che faranno la storia dei motori.

Per chi ci è nato in quei luoghi, come P.H. Wert, gli ingranaggi sono molto più che un pezzo della propria identità personale: fanno parte del paesaggio, del dna cognitivo, sono uno strato del subconscio e come, tali, finiscono per riemergere e diventare materia onirica.

Con i suoi lavori, P.H. Wert rielabora questo richiamo ancestrale della provincia meccanica secondo una sensibilità propria dell’uomo del terzo millennio. Con la serie esposta The Mechanism of Circular Thought l’artista traccia con olio e acrilico su tela strutture geometriche astratte. Degli ingranaggi, che sono la ricerca di un equilibrio perfetto, ma che lo hanno solo in quel luogo e in quel momento che, sulla tela, si cristallizza, si fa lirico e si ripete in loop in una serie di opere volte a cercare e ricercare una simmetria perfetta.

I suoi meccanismi sono la trasfigurazione di quel pensiero circolare che nasce con Eraclito, passa per Sant’Agostino, Galileo e Ralph Waldo Emerson, approdando a Bologna, una provincia votata alla produttività, si è tradotto nelle macchine che hanno sempre fatto la storia dell’umanità che l’ha popolata. Dai tempi della lavorazione della seta, fino alla creazione di un’economia manifatturiera che quei meccanismi, che da sempre caratterizzano il landscape di una provincia, li esporta in ogni angolo del pianeta. Una Motor Valley nata negli occhi di chi l’ha immaginata in un contesto agricolo, ancor prima che nei marchi conosciuti e amati in tutto il mondo.

Eppure i meccanismi fantastici di P.H. Wert non funzionano, o per meglio dire, non sono fatti per funzionare. Creano una tensione concettuale volta a celebrare il “qui e ora” a riaffermare la supremazia dell’immaginazione e della perfezione dell’equilibrio sull’efficienza. La macchina è allo stesso tempo libera dalla fatica e intrappolata dalla fantasia. E’ questo che in fin dei conti sembrano volerci suggerire le opere di P.H. Wert, che è essa stessa un’identità fittizia che intrappola quella autentica nella fantasia dell’artista, con le sue linee geometriche che ostentano freddezza, con pennellate invisibili che richiamano un disegno tecnico. Come se la mano dell’artista e dell’uomo, che quelle macchine le ha pur sempre cristallizzate sulla tela, si fosse sublimata nella sua immaginazione. Talmente pura e perfetta da non aver timore di apparire meccanica.

E’ proprio in questo contesto che la oggettiva precisione ingegneristica e il suo itinerario visivo si fa poesia. Gli ingranaggi così perfetti eppure effimeri, rappresentano anche il nostro rapporto con gli altri, sia individuale, sia collettivo. Come se l’essere umano fosse un ingranaggio nato per essere perfetto, circolare, dove ogni dentellatura sembra corrispondere a un incastro apparentemente esatto ma che, alla prova dei fatti, non è detto che lo sia. E quegli ingranaggi, propagandosi come cerchi, si allargassero al rapporto con gli altri, facendosi potente simbolo dei sempre più logorate relazioni fra gli esseri umani nella società contemporanea, che anche quando sono esteticamente perfetti e in equilibrio, alla prova dei fatti non lo sono quasi mai.

Attraverso The Mechanism of Circular Thought P.H. Wert espone quindi la sua visione di una forma ossessivamente circolare che si ripete in maniera costante e al tempo stesso diversa. Sono circolari la forma del tempo, le intuizioni soprannaturali e la materia stessa di cui sono fatti sia i sogni, sia gli incubi. Per fermare il tempo attraverso opere che non hanno tempo.      Gaia Fattorini

P.H.Wert, all'anagrafe Angelo Rambaldi (1962), vive e opera in Valsamoggia, nella provincia bolognese.

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