LOBODILATTICE

Ingorghi - Personale di Raffaele Saccà

Inaugura

Venerdì, 26 Ottobre, 2018 - 19:00

Presso

Spazio40 Galleria d'arte
Via dell'Arco di San Calisto 40

A cura di

Tina Loiodice

Partecipa

Raffaele Saccà

Fino a

Domenica, 28 Ottobre, 2018 - 20:00

Ingorghi - Personale di Raffaele Saccà

Comunicato

Spazio 40 Galleria d’arte di Roma, in collaborazione con ProGetti Smarriti ed EPM Edilpiemme, presenta la Mostra personale INGORGHI dell’artista Raffaele Saccà, che si terrà dal 26 al 28 ottobre 2018, con vernissage venerdì 26 alle ore 19.00.

L’evento ha ottenuto il Patrocinio del Municipio Roma I Centro ed è inserito nella III edizione di RAW – RomeArtWeek 2018, annuale manifestazione dedicata all’arte contemporanea (22 – 27 ottobre).

Il testo di presentazione dell’ evento è stato curato da Simona Albani, Presidente di ProGetti Smarriti.

“Nel 1977 James Taylor era “parcheggiato” sulla freeway verso casa, bloccato nel traffico a causa dell’ennesimo ingorgo, pensando alla sua cena che si sarebbe raffreddata; cantava, quasi ad esorcizzare quel reiterarsi di sguardi persi negli specchietti retrovisori di chi come lui era in coda verso casa.

A distanza di quarant’anni, verosimilmente, dalle macchine di Raffaele Saccà rimbalzano stralci di conversazioni, la sensazione e il disagio di essere prigionieri in gabbie di lusso o in carcasse di ferro: segnali di un’umanità persa nel caos del traffico,nell’illusione che il contenitore possa fare la differenza. Uomini in fila, in attesa di una ripartenza per liberarsi da una condizione imbarazzante e claustrofobica.

Macchine, mezzi pesanti di ogni epoca e in ogni dove; modellini giocattolo che diventano arte per denunciare una forma di violenza che ci accomuna e che crea una forte empatia.

Il modulo espressivo di Saccà è una visione labirintica degli ingorghi cittadini; le sue opere sono simboli di omologazione, dove il colore è l’elemento uniformante, oltre al pattern ossessivo nel quale traccia in maniera netta strade, incroci e circuiti dell’urbe.

A rompere la monocromia e la monotonia di un loop inarrestabile l’artista inserisce un’entità di disturbo, una macchina che, per diverso colore, differisce dall’insieme e che in quel tutto cerca di staccarsi come a voler fuggire da quegli ingranaggi “chapliniani”. L’occhio, inevitabilmente, cade su questo particolare, che funge da evidenziatore,attirando lo sguardo per effetto di dissonanza. Quella nota “stonata” è colui che nel traffico si sente vittima e non carnefice ma che nella realtà ricopre invece entrambi i ruoli, inconsapevolmente.

Nelle sue visioni personali la velocità è congelata,come in un fermo immagine; come la vita stessa che in balia del caos quotidiano si ferma, sobbalza e scalpita; anch’essa imbottigliata nei propri pensieri. Questa immobilità trova una via d’uscita nella creazione di spazi mentali inusuali in cui inserire ulteriori chiavi di lettura come l’accumulo compulsivo, di cui l’automobile è uno dei simboli più rappresentativi.

Il traffico è un parallelo della nostra esistenza, un pretesto per ragionare ed escogitare dei piani di fuga. Nulla di accidentale: nell’ora di punta è tutto calcolato, geometricamente connesso.

Gli inserti in legno sono una scelta materica che aiuta a collocare il concetto nel paesaggio, di mare o di città che sia; sono barriere di contenimento, un astratto filare di alberi lungo strade che si interrompono là dove il taglio delle lamiere a bordo pannello chiude inesorabilmente la coda delle auto”.

(Simona Albani)

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